Mentre l’esercito di Damasco è pronto all’offensiva finale per liberare Idlib e la sua provincia, nel nord ovest della Siria, dalle ultime sacche di resistenza dei ribelli e tutto l’Occidente, dall’Onu all’Unicef, esprime i suoi timori per il possibile uso di armi chimiche, il ministro degli Esteri siriano Walid Muallem avverte anche l’Unione europea. “L’Ue ha sofferto della questione migratoria e la Siria può aiutarla a risolverla – ha detto al canale televisivo Rossiya 24 – l’Europa ha bisogno di un’ampia banca dati sui terroristi provenienti dalla Siria: noi abbiamo queste informazioni ma non le forniremo senza nulla in cambio, perché i paesi dell’Ue devono correggere gli errori commessi contro il popolo siriano”. Secondo i dati aggiornati del Viminale, nel 2018 la Siria non è neanche tra i primi dieci Paesi d’origine dei migranti arrivati in Italia e negli ultimi dodici mesi i siriani sbarcati sono stati intorno all’uno per cento.
“La maggior parte del territorio siriano è libero dai terroristi e si può dire che siamo a un quarto d’ora dalla vittoria“, ha aggiunto Muallem nella stessa intervista. “L’aggressione (degli Stati Uniti e dei suoi alleati, ndr) non influenzerà il morale della nostra gente o i nostri piani sulla liberazione di Idlib“, ha detto. “Usa, Gb e Francia si sono inventati l’utilizzo delle armi chimiche e questo pretesto è diventato famoso in tutto il mondo”, ha affermato Muallem.
Frasi che arrivano a pochi giorni dal suo incontro con l’omologo russo Serghiei Lavrov, in cui aveva assicurato che le truppe governative siriane andranno “fino in fondo”. Delle armi chimiche “non ne abbiamo bisogno – aveva detto il ministro siriano – perché otteniamo vittorie sui campi di battaglia”. E Lavrov gli aveva fatto da sponda con un messaggio ancora più chiaro: “I nostri ministeri della Difesa e degli Esteri hanno presentato dei fatti per inviare alle nostre controparti occidentali un chiaro e forte avvertimento a non giocare col fuoco” in Siria.
I timori restano, spiega Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia: “I bambini di Idlib, in Siria, stanno per pagare un prezzo troppo alto in quella che sarà l’imminente offensiva delle forze governative contro i ribelli”. “Abbiate pietà”, prosegue, “in quella zona vivono oltre un milione di bambini innocenti, figli di una guerra che non hanno voluto, di scelte di cui non possono né devono essere responsabili”. “Si profila – afferma Iacomini – un vero ‘incubo umanitario’, come lo hanno definito i nostri operatori in Siria, perché non vi è alcun territorio adeguato nelle vicinanze dove le persone potranno essere evacuate”. “Si stima che oltre 800mila persone potrebbero fuggire nei prossimi giorni da quella zona”, conclude, “sarà uno dei più grandi esodi della guerra siriana con conseguenze davvero atroci per i civili. Non si può anche questa volta restare a guardare”.