Il vescovo Corrado Pizziolo ha fatto sapere che don Federico De Bianchi "non ha intenzione di intraprendere la via del patteggiamento né quella del rito abbreviato". I fatti contestati risalgono a otto anni fa, quando era cappellano dell’ospedale di Vittorio Veneto e Conegliano
Il giovane prete amante dei social l’annuncio dell’addio lo aveva dato ai parrocchiani, lo scorso novembre, usando le vie della comunicazione web. “Cari amici, simpatizzanti, followers e curiosi di Facebook, fra pochi giorni me ne andrò lasciando, oltre a qualche buona opera, tante chiacchiere sul mio conto che la plebaglia ciarliera e ignorante si divertirà a fare”. E aveva aggiunto: “Sappiate questo: non sono stato mandato via dal vescovo, non sono pedofilo, anche se vado in una comunità che può avere preti con quella problematica. A Santa Giustina riappariranno persone sparite che riotterranno il potere sottratto. Poco importa per chi sa che il potere e il giudizio appartengono a Dio. Buona vita”. Ma don Federico De Bianchi, 43 anni, parroco di Santa Giustina e della Val Lapisina a Vittorio Veneto, non aveva scritto che su di lui si addensavano nuvole giudiziarie. Ovvero un’inchiesta per abusi sessuali ai danni di alcuni giovani pazienti (non minorenni) che hanno presentato denuncia per il suo comportamento quando andava a far loro visita nel reparto psichiatrico di due ospedali.
Adesso la notizia è diventata di pubblico dominio. Don De Bianchi è accusato di molestie sessuali nei confronti di tre giovani ricoverati a Conegliano e Vittorio Veneto, che hanno denunciato di essere stati palpeggiati nelle parti intime e baciati mentre si trovavano in una condizione che impediva loro di opporsi. Il sacerdote si è difeso negando tutto, ma nel frattempo ha dovuto lasciare la parrocchia e rivolgersi a una struttura specializzata per accogliere preti in difficoltà. Non ha alcuna intenzione di patteggiare, ma vuole affrontare il processo. Il caso ha suscitato la reazione del vescovo della diocesi di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, che ha affidato il suo commento a una nota. Riferisce di un confronto avuto con il sacerdote mesi fa. “Fin dal primo momento – scrive il vescovo – don Federico, che si è confrontato con me, si è dichiarato deciso nell’affrontare con i suoi legali il dibattimento processuale. Il luogo adeguato dove far sentire la voce della difesa e poter dimostrare la propria innocenza”. Monsignor Pizziol aggiunge: “Ho fiducia che tutto questo condurrà ad un chiarimento, che potrà portare ad un rasserenamento, anche delle persone coinvolte, alle quali intendo esprimere in ogni caso tutta la mia vicinanza”.
Gli episodi che sarebbero avvenuti nel reparto di psichiatria risalgono a otto anni fa, quando il sacerdote era cappellano nei due ospedali. “Dopo un primo momento di incertezza, derivante dalla labilità delle accuse – è la sintesi contenuta nella nota della diocesi – i responsabili dell’Azienda sanitaria hanno messo la vicenda nelle mani della magistratura, la quale ha deciso che la questione debba essere dibattuta in sede processuale”. Don Federico fu ordinato sacerdote nel 2003. Ha diretto l’Ufficio pastorale per la sanità della Diocesi di Vittorio Veneto ed è stato assistente di Comunione e Liberazione. Ma era diventato famoso per il suo modo di contattare i giovani, andando nei pub e nelle discoteche. E affidando a Facebook le sue riflessioni religiose ed esistenziali.