Vedere le fiamme che divorano i reperti, di cui alcuni unici al mondo, del Museu Nacional di Rio, è un trauma. La perdita è incalcolabile non solo per il Brasile, ma per tutta l’umanità. Ma il problema è a monte, molto a monte. Non si tratta solo della mancanza di acqua per spegnere l’incendio e della mancanza di sistemi di allarme adeguati. Sono almeno 8 gli edifici storici andati in fiamme in Brasile negli ultimi dieci anni. Un disastro.
Il problema sta nell’incuria nella quale vive tutto il paese. Dall’abbandono dei marciapiedi delle mitiche spiagge di Copacabana, Ipanema e Sao Conrado a quello della ciclabile costruita sulla costa in vista delle Olimpiadi e distrutta da un paio di onde anomale. È abbandonata a se stessa la popolazione delle favelas dove il problema non è solo la scarsissima scolarizzazione, bensì anche la bassissima qualità di programmi e insegnanti. Milioni di bambini brasiliani vivono crescendo abbandonati a se stessi e, spesso, per la strada. Nella remota ipotesi che abbiano ambedue i genitori si tratta spesso di disastrati incapaci di badare a se stessi, figuriamoci crescere dei figli.
L’Amazzonia, patrimonio di tutta l’umanità, non è salvaguardata da enti seri e competenti, ma di fatto è in mano ai fazenderos, i quali, ricchissimi, possono corrompere polizie e governi locali e federale. Il movimento indigeno, che sta interessando fasce sempre più ampie di popolazione colta e cosciente, non è comunque ancora in grado di far fronte alla violenza perpetrata nei confronti degli indios che cercano di difendere le loro terre. Il terribile incendio del museo, ricco di reperti precolombiani, è anche un simbolo per il disinteresse per le culture tribali antiche.
L’ignoranza è così diffusa da permettere a un politico come Bolsonaro non solo di presentarsi alle elezioni, ma anche di aver anche un folto seguito. Mentre Lula, sostenuto da molti artisti e intellettuali, è in galera a scontare una pena di 12 anni e finora gli è stata rifiutata la possibilità di candidarsi alle prossime elezioni.
Quando c’è una violenta sparatoria in qualche favela in gergo si dice che “pegou fogo”, ha preso fuoco. Fiamme di armi, di incendi e simboliche stanno divorando Rio de Janeiro.
Il turismo a Rio è un disastro, anche perché purtroppo questa città non ha mai saputo comunicare se stessa. Si sono seguite amministrazioni di incompetenti che non hanno mai avuto la minima idea di quali fossero i punti di forza della città e del Brasile. Le culture indigene, che potrebbero essere enormemente attrattive, sono sterminate per fare posto a pascoli che devastano il territorio e a business esaustivi come miniere e deforestazione. Mentre le favelas, anch’esse fucine di espressioni culturali, come il samba e il carnevale, sono diventate territorio di sconti tra bande di trafficanti e tra bande e polizia. Scontri violentissimi, passati dai media come “guerre civili”, quando in realtà sono circoscritti alle favelas, ma le amministrazioni sono troppo ignoranti per preoccuparsi di comunicare cosa realmente accada, e poi troppo impegnate a contare i soldi che riescono a fare o ai voti che riescono a racimolare nelle prossime elezioni. Con il risultato che i turisti, persino quelli brasiliani, hanno paura di venire a Rio, quando in realtà, al di là di questa incuria totale, ci si vive benissimo, ma non certo grazie ai servizi, bensì a un popolo meraviglioso sul piano empatico e del cuore, che purtroppo non è in possesso della cultura e della preparazione sufficiente per ribellarsi allo scempio di una classe dirigente profondamente corrotta.
Un paradiso terrestre ricchissimo è in mano ad avidi affaristi. Poiché quasi sempre le persone più corrette e coscienti non riescono ad arrivare a posizioni chiave di potere oppure non riescono a rimanerci abbastanza a lungo.
Sono tutti abbastanza disillusi in vista delle prossime elezioni. Anche se un gruppo di manifestati si è stretto in un abbraccio simbolico intorno al museo bruciato, tenendosi tutti per mano, non c’è una vera massa critica cosciente e sufficientemente colta per non essere manipolata da qualcuno nel far sentire la propria voce.
Caetano Veloso invoca un cambiamento di coscienza. “Esse episódio precisa gerar um salto de consciência em toda a sociedade pelo fim do descaso com a preservação da arte e da cultura no Brasil”. Questo episodio rende necessario un salto di coscienza in tutta la società per porre fine alla distruzione per preservare l’arte e la cultura del Brasile.
Un salto di coscienza è necessario a tutta l’umanità Caetano, urgentemente, e non solo in Brasile.