A pochi giorni dall'inizio delle lezioni i dati di Cittadinanzattiva certificano i ritardi delle scuole: appena un edificio su tre ha effettuato i controlli e solo la metà il collaudo statico. Ora i sindaci sono pronti a seguire l'esempio di De Luca a Messina: non se la sentono di assumersi la responsabilità di aprire le aule
Sono solo il 5% le scuole italiane che a pochi giorni dall’inizio delle lezioni sono state adeguate dal punto di vista sismico. I numeri forniti in esclusiva a ilfattoquotidiano.it arrivano da Cittadinanzattiva che sta completando in queste ore il suo consueto rapporto. E c’è di più, perché secondo i dati in mano al Miur, il 58% degli istituti non è a norma neanche per quanto riguarda la normativa antincendio. L’edilizia scolastica è diventata così il nuovo terreno di scontro tra enti locali e governo, con i sindaci di tutta Italia che non se la sentono più di assumersi le responsabilità di aprire una scuola non a norma con le certificazioni.
Il rapporto di Cittadinanzattiva che sarà presentato a Roma il 27 settembre e ha preso in esame 6.556 edifici che rappresentano il 15,44% dell’intero universo della scuola italiana, fotografa una situazione in cui solo il 29% del campione ha effettuato le verifiche di vulnerabilità sismica con punte del 2% in Calabria, del 4% in Campania. Senza parlare del collaudo statico presente solo in una scuola su due. Una situazione che ha convinto il sindaco di Messina, Cateno De Luca, a emettere ad agosto un’ordinanza e a chiudere 118 scuole del capoluogo e altre 65 nella città metropolitana. Un provvedimento che ha acceso i riflettori sulla questione, tanto che nei giorni scorsi il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti dalle pagine del Quotidiano di Puglia ha ammesso: “Per molti edifici la certificazione è ancora carente” ma “vanno evitati allarmismi e chiusure preventive”.
Parole che non sono piaciute a molti sindaci. Dopo la sentenza di Grosseto che ha condannato uno di loro che aveva tenuto aperta una scuola con certificazione non perfetta, molti non se la sentono di assumersi questa responsabilità. A Messina intanto l’amministrazione è decisa ad andare fino in fondo. Venerdì c’è stata una riunione in Prefettura ma la giunta non intende fare passi indietro se non avrà rassicurazioni: “Per il prefetto e il dirigente dell’ufficio scolastico regionale – spiega il vice sindaco Salvatore Mondello – la scuola deve essere aperta a tutti i costi trovando delle soluzioni, a mio avviso, non praticabili nell’immediato: se avessimo immobili disponibili a norma saremmo i primi ad usarli. Nemmeno si può pensare di trasferire gli studenti all’Università”.
L’amministrazione, che è ricorsa all’ordinanza per cercare di fare luce sullo stato effettivo degli edifici scolastici, chiede un impegno preciso a Roma sulla questione della certificazione per la vulnerabilità sismica: “Se il Parlamento – aggiunge Mondello – approverà l’emendamento al decreto Milleproroghe che prevede la scadenza della presentazione delle certificazioni di vulnerabilità al 31 agosto 2019 saremo in grado grazie alle rassicurazioni della Regione di redigere le schede necessarie e di predisporre gli interventi”.
Una questione, quella delle certificazioni antisismiche, che conosce bene il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che pur essendo distante politicamente da De Luca, approva la scelta del collega: “Abbiamo aspettato che lo Stato emanasse la graduatoria con l’elenco dei comuni che avevano diritto a ricevere i fondi per effettuare i monitoraggi, ma questa lista è uscita solo qualche giorno fa. Come facevano i comuni, soprattutto quelli più piccoli, a farsi trovare pronti? I soldi disponibili per le indagini di vulnerabilità sismica e progettazione sono 150 milioni di euro che coprono le richieste di 1.600 comuni della zona sismica 1 e 2, ma le domande presentare sono arrivate da 4mila comuni”.
Il presidente dell’Anci solleva anche un’altra questione: “Allo stato attuale la scadenza è al 31 dicembre 2018. Se il primo gennaio, fatta la verifica, ho un indice non pari a uno che è il massino ma pari a 0,90 che faccio? Chiudo la scuola? Non c’è una norma che mi dice come mi devo comportare. Perché ci lasciano con il cerino in mano? Ci dev’essere una norma che mi dice che devo fare con un indice tra 0 e 0,5 o tra 0,5 e 0,8. Altrimenti io per primo inizierò a scrivere alla Regione e al Governo chiedendo l’indice di vulnerabilità sismica dell’ospedale di Bari e della caserma. Chiudiamo anche quelle se non sono a norma?”.
A dar man forte a Decaro è anche il governatore della Liguria Giovanni Toti che nei giorni scorsi aveva detto: “Esiste un gigantesco tema nazionale sull’edilizia scolastica. Di fronte ad un riparto di edilizia che la conferenza delle regioni farà a settembre che vedrà alla Liguria assegnati 30 milioni, avremmo solo oggi oltre 160 milioni di lavori cui far fronte. Siamo in media con il resto dell’Italia: circa l’80% degli edifici scolastici del nostro Paese non è oggi a norma e i ragazzi entrano in aula su responsabilità del sindaco”.
Un quadro negativo evidenziato anche dalla responsabile scuola di Cittadinanzattiva, Adriana Bizzarri: “La situazione non è rassicurante. Se pensiamo che la verifica di vulnerabilità sismica è stata resa obbligatoria con un’ordinanza del 2003 più volte prorogata fino al 31 marzo 2013, e che la verifica non rendeva obbligatorio l’intervento, la situazione mostra un grave ritardo da parte degli enti proprietari degli edifici scolastici, Comuni e Province”.
Altro capitolo quello della prevenzione incendi. Il termine per l’adeguamento alla normativa antincendio degli edifici scolastici e dei locali destinati a scuola, è slittato al 31 dicembre 2018. Perciò, a partire dal primo gennaio 2019, le scuole saranno tenute ad essere in possesso del certificato prevenzione incendi e dovranno attenersi alle disposizioni delle “Norme prescrittive di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”, oppure delle “Norme tecniche prestazionali di prevenzione incendi per le attività scolastiche”. L’Anci si è fatta più volte promotrice della richiesta di superare la logica delle proroghe di anno in anno, attraverso la soluzione di una pianificazione pluriennale con un progressivo adeguamento alla normativa, mettendo a disposizione le risorse necessarie per avvalorare questa programmazione. Intanto i dati a disposizione grazie a Cittadinanzattiva ci dicono che solo il 34% delle scuole del campione sono in possesso del Cpi.
Nei prossimi giorni Decaro è intenzionato ad incontrare Bussetti che in piena estate ha messo mano alla questione partendo dalla burocrazia: “Stiamo lavorando nella direzione della massima semplificazione – ha spiegato il ministro – occorre ripensare integralmente la governance del sistema. Per questo ho promosso, d’intesa con il ministero per gli Affari regionali e le autonomie, la costituzione di un tavolo tecnico tra Stato, Regioni ed enti locali. Il tavolo sta lavorando al perfezionamento di un accordo quadro in Conferenza unificata che presenteremo nelle prossime settimane per ridurre ulteriormente gli adempimenti burocratici e tagliare i tempi necessari per l’assegnazione delle risorse agli enti locali, proprietari degli edifici scolastici”.