Sono almeno 60 le vittime degli scontri tra gruppi rivali a Tripoli. A fornire i dati è stato il ministero della Sanità, spiegando che ai morti si aggiungono anche almeno 160 feriti. Tra le vittime figurano almeno 25 civili, secondo la Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia. Dopo l’attesa riunione sotto l’egida dell’inviato dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamé, alla quale sono state invitate “tutte le parti interessate”, le milizie protagoniste degli scontri hanno raggiunto l’accordo per un cessate il fuoco. Durante i bombardamenti, circa 1.800 migranti africani, secondo quanto riferito a Reuters da fonti locali, avrebbero abbandonato un centro di detenzione nei pressi dell’aeroporto di Tripoli. Fonti del governo libico, però, hanno smentito la notizia.
Nel frattempo il Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale del premier Fayez Al Sarraj ha “deciso la formazione di un comitato di crisi, in seduta permanente fino al ritorno della stabilità” nella capitale libica, per “seguire gli sviluppi a Tripoli e mettere a punto le misure di sicurezza e amministrative necessarie”. Lo stabilisce un decreto pubblicato su Facebook dall’Ufficio informazioni del premier. “Sotto la direzione” di Sarraj, si riuniscono i ministri di Interno, Finanze, Esteri, Enti locali e sottosegretari di Difesa e Migranti.
In Italia, invece, si è concluso il vertice di Palazzo Chigi tra il Primo Ministro, Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. “Nel corso della riunione di oggi su immigrazione e Libia – si legge nel comunicato rilasciato dalla presidenza del Consiglio – abbiamo preso atto positivamente dell’impegno assunto a Vienna, il 31 agosto scorso, dai ministri degli Esteri di trovare una soluzione comune per distribuire le persone salvate in mare tra i vari Stati membri. Anche in vista del vertice dei Capi di Stato e di governo del 20 settembre a Salisburgo, la priorità dell’Italia resta quella di ottenere più fondi nel bilancio dell’Unione europea. Sono stati inoltre definiti alcuni dettagli sulla Conferenza sulla Libia che si terrà in Italia nel mese di novembre”.
Stop alle ostilità. Al termine della riunione sotto l’egida dell’Onu, i gruppi hanno raggiunto un accordo per un nuovo cessate il fuoco. L’annuncio dell’Unsmil è arrivato su Twitter dopo circa due ore dall’inizio del vertice: oltre a Salamé, erano presenti i rappresentanti delle Nazioni Unite, del consiglio presidenziale, del ministero dell’Interno, degli ufficiali e dei leader dei diversi gruppi armati “presenti a Tripoli e intorno Tripoli”.
Fino a quel momento, gli scontri si erano concentrati soprattutto nei pressi dell’aeroporto, dove si combattevano, “da una parte, la Brigata al-Somoud guidata da Salah Badi, alleato della Settima Brigata (fino ad aprile fedele al governo di Al Sarraj, ndr)” e, dall’altra, le “Forze di sicurezza centrale sezione Abu Salim, guidata da Abdul-Ghani Al-Kikli Gnewa, sostenute dalle Forze di dissuasione speciale di Abdel Rauf Kara” (la Rada), scrive il sito Al Wasat citando fonti della sicurezza. Il portavoce ha precisato che gli scontri si concentravano in un’area (Khelet ben aoun) circa 17 chilometri in linea d’aria a sud di Piazza dei Martiri, il centro di Tripoli, situato sul mare.
I combattimenti hanno costretto a spostarsi 1.825 famiglie, che si sono rifugiate in città vicine o in quartieri più sicuri nella capitale stessa, secondo i dati forniti dal ministero degli Affari degli sfollati che dipende dal governo di unità nazionale.
Tajani: “Paesi Ue pensino al bene comune” – Su questa sponda del Mediterraneo il Paese per il quale un fallimento del governo Sarraj e una conseguente implosione della Libia avrebbero le conseguenze più immediate è l’Italia. “Il Parlamento europeo deve far sentire la sua voce sulla crisi nella prossima plenaria – scrive in un tweet il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani – solo agendo uniti possiamo lavorare per la pace e la stabilità. Gli Stati Membri devono smettere di promuovere le proprie agende nazionali, danneggiando tutti i cittadini europei”. Un invito che ricorda le accuse mosse lunedì da diversi esponenti delle istituzioni italiane, da Matteo Salvini a Roberto Fico, all’indirizzo della Francia, sponsor politico del generale Khalifa Haftar, capo dell’esercito di Tobruk cui sono legate alcune delle milizie che hanno attaccato Tripoli.
“Gli Stati membri dell’Ue hanno una posizione unita sulla Libia”, ha affermato in mattinata una portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, ad una domanda sulle accuse dell’Italia alla Francia. Ieri l’Alto rappresentante Federica Mogherini ha parlato con l’inviato speciale dell’Onu Ghassan Salamé al quale ha assicurato “il pieno sostegno da parte dell’Ue” per trovare “una soluzione a lungo termine” attraverso “un processo politico”, ha poi spiegato il portavoce alla domanda come l’Ue intenda agire.
Crollato l’import di greggio dalla Libia – Tra le preoccupazioni dell’esecutivo anche i dati sui flussi petroliferi. Stando agli ultimi dati disponibili dell’Unione petrolifera, nei mesi di giugno e luglio è crollata l’importazione di greggio dal Paese nordafricano: a giugno l’import è stato pari a 292mila tonnellate, meno della metà delle 709mila tonnellate del mese precedente. A luglio la discesa è proseguita, con 181mila tonnellate. Bisognerà invece aspettare ancora per avere i dati di agosto. Guardando all’incidenza sul totale dell’import, la Libia è passata dal 16,7% registrato ad aprile al 3,2% di luglio. Molto lontani sono poi i picchi dell’epoca di Gheddafi: nel 2008 l’incidenza sul totale arrivò a sfiorare il 30%, pari a oltre 24mila tonnellate. Proprio nel mese di giugno alcuni terminal petroliferi strategici erano stati conquistati dalla milizia anti-Haftar e poi riconquistati dal generale, che però ne aveva restituito il controllo alla compagnia petrolifera nazionale (Noc) solo a luglio inoltrato, consentendo così la ripresa delle esportazioni. In quei mesi a sostituire il greggio libico sono stati soprattutto Azerbaijan e, in minima parte, Algeria.
Site: “Rischio terrorismo per l’Europa” – Sotto la lente d’ingrandimento anche il rischio terrorismo. “La Libia è senza dubbio il nuovo pericolo per l’Europa”. Così Rita Katz – direttrice del Site, il gruppo che monitora il radicalismo islamico sul web – ha risposto a una domanda dell’ANSA sulla situazione attuale nel Paese nordafricano. “L’anno scorso – ha detto – l’Isis non esisteva più in Libia, aveva zero operazioni suicide. Quest’anno ce ne sono già state una dozzina in tutta il Paese”. Katz ha aggiunto che “alcuni dei combattenti di Iraq e Siria sono stati in grado di tornare”.