“Nonostante le pressioni, interne ed esterne, che abbiamo subito, abbiamo messo a disposizione della collettività atti che tanti cittadini nel corso degli anni hanno richiesto all’amministrazione, vedendosi sempre sbattere portoni in faccia”. E’ questa frase del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ha monopolizzato il dibattito alla Camera sulle comunicazioni sulla tragedia del Ponte Morandi. I documenti a cui si riferiva Toninelli sono tutti i contratti di concessione delle autostrade e i relativi allegati pubblicati sul sito del ministero. Ma è un passaggio che ha fatto sollevare le opposizioni e in particolare il Pd. E’ stato l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando a chiedere al presidente della Camera Roberto Fico che il verbale della seduta venga trasmesso immediatamente alla Procura di Genova che indaga sul crollo e a esprimere solidarietà nei confronti del ministro Toninelli che “ha il diritto di essere tutelato dall’autorità giudiziaria per una condotta che è sanzionata dal nostro codice penale”. Fico, per tutta risposta, ha spiegato che i verbali dell’assemblea di Montecitorio sono pubblici e possono essere consultati da chiunque. “Se ci saranno avvisi da parte della magistratura, li potrà richiedere tranquillamente”, ha detto. Una risposta che non ha soddisfatto il Partito democratico che ha sottolineato la necessità di un intervento del presidente Fico a più riprese e con più interventi di richiamo al regolamento di vari deputati, tra i quali Emanuele Fiano, Ettore Rosato, Roberto Giachetti. Sullo stesso argomento sono intervenuti deputati del centrodestra, come Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), Francesco Paolo Sisto e Cristina Rossello (Forza Italia). Tutti hanno chiesto di “fare i nomi” di chi ha fatto pressioni. “Il ministro Toninelli – ha detto Rosato – ha detto cose gravissime. Dica i nomi di chi ha fatto pressioni nei confronti del governo commettendo un reato. Questa si chiama trasparenza”.
LA DIRETTA DALLA CAMERA
Il Ministro #Toninelli ha detto in Aula cose enormi. Cose di cui probabilmente non capisce fino in fondo il significato. Quella di Genova non è una #favoletta ma una #tragedia. E la gestiscono come fossero al Bar dello Sport #toninulla
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 4 settembre 2018
Risoluzione di maggioranza: “Ricostruire entro un anno”
L’Aula a fine giornata ha approvata la risoluzione di maggioranza (ce n’erano altre 4 presentate da Pd, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Liberi e Uguali). Il testo è passato con una votazione per parti separate. Le premesse sono state approvate con 298 voti a favore, 224 contrari ed un astenuto. Il dispositivo è stato approvato con 296 sì, 129 no e 98 astenuti. Tutti bocciati, invece, gli altri testi posti in votazione. Nel testo della maggioranza il governo è impegnato tra l’altro a “assicurare che la ricostruzione avvenga in tempi non superiori ad un anno e garantendo anche un incisivo controllo dello Stato sia sul processo di ricostruzione che sulla manutenzione autostradale”. L’esecutivo, si legge ancora, deve “garantire tempestivamente, e comunque entro il prossimo 30 novembre”, a chi ha perso la casa “una sistemazione dignitosa, con interventi sui mutui e per le aziende”.
Sul rapporto con Autostrade, il governo è impegnato “a verificare se vi siano gli estremi per la revisione, la revoca o la risoluzione della concessione in relazione sia all’oggettivo difetto di buona custodia, testimoniato dal collasso del ponte Morandi, che in relazione alle risultanze della commissione ispettiva”. Un concetto criticato durante il dibattito in Aula dall’opposizione, in particolare da Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia, che ha sottolineato come le tre opzioni siano giuridicamente molto diverse tra loro. Una linea – quella della riflessione del contratto dello Stato con Autostrade – che non è solo del M5s. “Fa rabbia – ha dichiarato tra gli altri Flavio Di Muro, a nome della Lega – apprendere dei profitti enormi delle autostrade. C’è qualcosa che non torna tra i pedaggi e gli investimenti effettuati sulla infrastruttura”. Secondo la risoluzione, il governo dovrà poi “valutare la possibilità di individuare un soggetto a prevalente o totale partecipazione pubblica subentrante nel rapporto concessorio”.
Secondo Stefano Fassina (Liberi e Uguali) “il ministro Toninelli e il Governo hanno raccontato favole alle famiglie delle vittime di Genova, a tutta la città drammaticamente colpita, agli italiani: la risoluzione presentata dalla maggioranza M5S-Lega svela il bluff. È smentito l’annuncio di revoca della concessione a Autostrade per l’Italia. Si deve ancora valutare. È smentito anche l’annuncio di affidamento della ricostruzione a un soggetto a partecipazione pubblica. Si deve ancora valutare. È smentito anche l’impegno a rinazionalizzare la gestione concessa a Autostrade per l’Italia. Anche qui si deve ancora valutare”.
Toninelli: “Autostrade pagherà ma non ricostruirà”
Nel merito Toninelli ha spiegato tra l’altro che “in merito alle responsabilità politiche il nostro compito non sarà solo quello di denunciarle ma anzitutto quello di porvi rimedio, come abbiamo fatto dal primo momento”. Il ministro ha ribadito la linea del governo già più volte espressa in queste settimane. “D’ora in avanti – ha detto – tutti i concessionari, pubblici o privati che siano, saranno vincolati a reinvestire gran parte degli utili nell’ammodernamento delle infrastrutture che hanno ricevuto in concessione e dovranno comprendere che l’infrastruttura non è una rendita finanziaria, ma un bene pubblico del Paese”.
Toninelli assicura che “tutte le persone sfollate riceveranno una sistemazione entro 3 mesi” e ha spiegato che “il totale del numero dei nuclei sfollati è oggi di 255 famiglie, per un totale di 566 persone” e “gli alloggi pubblici messi a disposizione dei nuclei familiari sono ad oggi 170, di cui 88 alloggi sono stati già assegnati o opzionati”. Il ministro dei Trasporti ha ripetuto che non sarà Autostrade per l’Italia a ricostruire il Ponte Morandi” e che su questo “il governo è compatto”. “La ricostruzione sarà affidata a un soggetto pubblico, ma a pagare i costi” sarà Autostrade.
Per altri versi “il tema Gronda è un falso problema, utilizzato strumentalmente in questi giorni”. “La Gronda – prosegue Toninelli – è un’opera che doveva iniziare come progetto nel 2019 e finire nel 2029 e che nulla ha a che vedere con un ponte crollato nel 2018”. Coloro che abbinano la tragedia alla Gronda, dunque, “fanno esclusivamente sciacallaggio“. Un passaggio accompagnato da un applauso polemico dai banchi del Pd.
Andrea Orlando ha replicato al ministro ricordando che “avete detto che farete una gara. Come fate a sapere che la vince Fincantieri? Vi chiedo, di proposta fatene una, se no non si può discutere nulla. E’ legittimo che Toninelli sindachi le posizioni dei suoi predecessori. Ma ora il ministro è lui: ci dica che cosa vuole fare lui”.