Insicurezza per la salute e molta confusione. Tradotto: l’emendamento che rinvia l’applicazione dell’esclusione della frequenza per i bambini non vaccinati va ritirato. È questa la posizione dell’Associazione presidi, che oggi in audizione alla Camera ha ribadito la propria posizione: “Se passa abbiamo per questo anno scolastico un rischio di insicurezza per la salute” ha detto il presidente Antonio Giannelli. Il tutto mentre alcune scuole hanno già sospeso i bambini non in regola col certificato vaccinale prescritto dalla legge Lorenzin: è il caso dell’Emilia Romagna, dove ieri sono stati rispediti a casa 90 alunni della scuola materna.
L’ASSOCIAZIONE PRESIDI IN AUDIZIONE: “IMMUNODEPRESSI IN CLASSI AD HOC? È SEGREGAZIONE”
Nel corso della sua audizione a Montecitorio, il presidente Giannelli ha poi affrontato la questione dei bimbi immunodepressi. “Ci sono 10mila bambini che non possono vaccinarsi per varie ragioni – ha specificato – E assegnare questi bambini a classi particolari non è possibile sia dal punto di vista organizzativo sia perché è una forma di segregazione che ripugna. Ma poi, al di là di questo aspetto deontologico – ha continuato – non si può fare a livello pratico: la scuola non è un reparto d’ospedale”. Sulla stessa linea il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio Mario Rusconi: “Secondo la legge Lorenzin i bimbi per poter accedere a nidi e scuole dell’infanzia devono portare la certificazione dei vaccini fatti, secondo la circolare ministeriale è sufficiente l’autocertificazione – ha detto – Questo crea una situazione di grande confusione all’avvio dell’anno scolastico”. Secondo Rusconi la situazione di incertezza crea “molti problemi alle scuole in quanto si attribuiscono enormi responsabilità, che si sarebbero potute evitare, ai dirigenti scolastici. Che, paradossalmente – ha aggiunto – rischiano denunce sia se il bambino viene ammesso a scuola solo con l’autocertificazione sia se non viene ammesso. Servono indicazioni più chiare e precise – ha concluso – altrimenti la confusione è inevitabile e a farne le spese sono presidi e famiglie”.
ISTITUTO MARIO NEGRI: “SBAGLIATO CAMBIARE ORA UN PERCORSO CHE ANDAVA NELLA GIUSTA DIREZIONE”
“L’obbligatorietà dei vaccini è stata capita dalla maggior parte delle persone, tanto che c’è stato un aumento delle vaccinazioni. Cambiare ora un percorso che andava nella giusta direzione creerà confusione e alimenterà altre discussioni. Una linea positiva non va interrotta”. È quanto ha spiegato Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, nel suo intervento in audizione alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera. “Perché questo è un problema solo italiano? – si è chiesto Garattini – In Francia sono 11 le vaccinazioni obbligatorie e nessuno dice nulla. Questo accade nel nostro Paese perché la scienza non fa parte della cultura e non si insegna a scuola, se non poche cose – ha concluso il farmacologo – Non si insegnano i principi della scienza e così sui fatti prevalgono le opinioni“.
ISTITUTO SUPERIORE SANITA’: “AVVENTATO BLOCCARE UNA LEGGE CHE STA DANDO FRUTTI”
“La sospensione dell’obbligo vaccinale potrebbe essere una decisione avventata e sconveniente: vorrebbe dire bloccare una legge che sta dando frutti” ha detto Gianni Rezza, dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di sanità, durante la sua audizione in cui ha sottolineato che “non è il caso di fare un decreto di emergenza sul tema vaccini”. “Miglioramenti della legge si possono fare – ha sostenuto – ma con calma e cautela, senza creare sconcerto e confusione soprattutto nei genitori che passerebbero così nel giro di pochi mesi dall’obbligo alla sospensione“. Non solo: “Tenendo conto che a oggi ci sono 10mila bambini immunodepressi che frequentano la scuola, qualsiasi provvedimento va studiato bene e non può essere affrontato con decretazione d’urgenza con l’anno scolastico già in corso. Basti pensare all’organizzazione di classi, mense, spazi comuni come il cortile dove tutti i bambini si incontrano e stanno a stretto contatto”. Rezza poi ha poi definito l’obbligo flessibile un vero ossimoro: “Difficile pensare che la legge possa cambiare nel tempo e nello spazio, cioè a seconda dell’anno e delle regioni. Ricordiamoci che i germi non conoscono frontiere”. E ha riferito le cifre raccolte finora rispetto all’aumento delle coperture vaccinali da quando è entrata in vigore la legge Lorenzin: incremento dell’1,2% per l’esavalente e del 4,4% in pochi mesi per il morbillo, che così ha consentito di arrivare al 91-92% di copertura, rispetto al 95% previsto dall’Organizzazione mondiale della sanità per la cosiddetta coperture di gregge. “L’Oms aveva previsto l’eliminazione delle epidemie di morbillo in Europa entro il 2015. Se non è accaduto è anche colpa dell’Italia, al secondo posto dopo la Romania per numero di casi”, ha detto Rezza, ricordando che l’Istituto superiore di sanità nel 2017 appoggiò decisamente il varo della legge sull’obbligo.
PRIME SOSPENSIONI: A BOLOGNA 90 BAMBINI RISPEDITI A CASA
Nel capoluogo emiliano ieri sono stati 90 i bambini sospesi dalla scuola materna e altri 46 che non potranno frequentare il nido dalla prossima settimana perché non in regola col certificato vaccinale prescritto dalla legge Lorenzin. “Seguiamo la linea del rispetto della legge” ha detto all’edizione bolognese di Repubblica Marilena Pillati, assessore a scuola e formazione e vicesindaca di Bologna. “D’altra parte – ha aggiunto – è un anno che ne parliamo, le famiglie non possono più dire di non sapere, hanno avuto tutto il tempo per mettersi in regola”. Quanto alle autocertificazioni, ha proseguito la vicesindaca, “le verificheremo una ad una, le persone devono sapere che dichiarare il falso è reato”. Ieri, come detto, con la ripartenza delle materne sono partite le prime mail di sospensione della frequenza dei bimbi, mentre da oggi saranno i messi comunali ad andare a casa delle famiglie no vax o ritardatarie per notificare l’espulsione. Nei primi controlli il Comune aveva rilevato circa 300 bambini da zero a 5 anni non in regola, scesi poi venerdì a 172 (di cui 117 alle materne). Ieri erano 136 e stavolta è scattato il provvedimento. I numeri non sono alti, se si considera che gli iscritti alle materne sono circa 4.900 e 3.000 ai nidi. Solo dopo che la documentazione sarà stata presentata i piccoli potranno riprendere la frequenza ed è ammessa anche la dichiarazione di appuntamento all’Asl per la somministrazione dei vaccini. Per i nuovi iscritti si tratta della sospensione dell’inserimento, non della frequenza. Quanto alla possibilità del rinvio dell’obbligo contenuto nell’emendamento al Milleproroghe che torna alla Camera a metà settembre, la vicesindaca Pillati ha spiegato: “Non ha senso, non capisco come la politica possa disconoscere le evidenze scientifiche sui vaccini. Spero prevalga la ragione – ha sottolineato – Comunque in Emilia-Romagna i bimbi non vaccinati continueranno a non entrare nei nidi perché abbiamo una legge regionale, a prescindere dalle sorti dell’emendamento“.