Una bomba a orologeria sotto l’Artico, che potrebbe causare uno scioglimento dei ghiacci senza precedenti. Questo rappresenta, secondo uno studio pubblicato su Science Advances da Mary-Louise Timmermans della Yale University e da John Toole e Richard Krishfield della Woods Hole Oceanographic Institution, l’enorme massa d’acqua sotto l’Artico che, a causa dei cambiamenti climatici, ha raddoppiato la sua temperatura negli ultimi trent’anni. Secondo il team di scienziati, oggi questa massa di acqua intrappolata in profondità è separata dalla superficie grazie alla sua salinità, ma è già abbastanza calda da sciogliere il ghiaccio dall’interno. Se raggiungesse la superficie potrebbe potenzialmente sciogliere l’intera banchisa della regione.
L’ALLARME DEI RICERCATORI – “Abbiamo documentato un riscaldamento oceanico sorprendente in uno dei principali bacini dell’Oceano Artico interno, il bacino canadese” ha spiegato Mary-Louise Timmermans della Yale University. La fonte di questo calore è stata rintracciata a centinaia di miglia a Sud. Lo strato di acqua calda si trova 50 metri sotto la superficie del Bacino del Canada, a nord dell’Alaska. L’acqua dovrebbe trovarsi in superficie, dato che quella calda è generalmente più leggera di quella fredda, ma nel bacino canadese non galleggia e si trova in profondità perché è salata e isolata. Così resta sotto quella fredda, che si trova più in superficie, sotto il ghiaccio marino. Secondo gli scienziati quest’acqua calda proviene dai confini del bacino, in luoghi come il Mar Chukchi settentrionale, dove la riduzione del ghiaccio marino ha lasciato la superficie dell’oceano più esposta ai raggi del sole. Il resto lo hanno fatto i venti artici, che hanno portato l’acqua più calda a nord. La novità non è l’esistenza di questa massa di acqua calda, ma la velocità con cui si è riscaldata negli ultimi decenni. A causa dei cambiamenti climatici, tra il 1987 e il 2017 la temperatura di questa acqua oceanica è raddoppiata.
LE POSSIBILI CONSEGUENZE – “Questo significa che gli effetti della perdita di ghiaccio marino non si limitano alle regioni ghiacciate – ha spiegato la ricercatrice – ma portano anche ad un maggiore accumulo di calore nell’Oceano Artico interno”. Con effetti climatici che permangono anche oltre la stagione estiva. Attualmente questo caldo è intrappolato in profondità. Solo una piccola quantità arriva all’acqua fredda che si trova in superficie. Perché il caldo possa influire rapidamente sugli altri strati, è necessario che accada qualcosa che provochi il mescolamento delle acque separate, come un forte vento. Ma gli effetti del vento sono ad oggi attutiti dalla copertura di ghiaccio marino. “Se la massa di acqua calda dovesse essere rimescolata con quella in superficie – ha aggiunto – ci sarà abbastanza caldo da sciogliere completamente la banchisa di ghiaccio marino che copre questa regione per la maggior parte dell’anno”. Conseguenze potrebbero esserci anche qualora la temperatura delle acque salate continuasse a salire: potrebbero smettere di restare in profondità, mescolandosi con quelle fredde e dolci superficiali. Un rischio concreto e dall’esito imprevedibile.