Un uomo paranoico e instabile, con frequenti attacchi di rabbia verso i suoi più stretti collaboratori. Che non lo sopportano, tanto da definirlo “idiota“, “squilibrato” e “bugiardo professionale”, uno che ha l’intelligenza “di un bambino che fa la quinta o la sesta” (di 10 o 11 anni, ndr). È il ritratto di Donald Trump che emerge dalle anticipazioni pubblicate dal Washington Post dellibro Fear: Trump in the White House. 448 pagine in cui Bob Woodward – celebre firma del Post, due volte premio Pulitzer, di cui una per l’inchiesta sul caso Watergate firmata con Carl Bernstein – riversa centinaia di ore di colloqui con fonti provenienti della cerchia più stretta di The Donald.
Fear uscirà l’11 settembre, ma se l’obiettivo era far discutere, ci sta già riuscendo. Non è il primo libro che tenta di distruggere la figura del presidente Usa, ma la statura del suo autore gli conferisce una credibilità particolare. Nelle ultime ore, Trump ha pubblicato una serie di tweet che rilanciano le smentite di vari personaggi citati da Woodward. Ad esempio Jim Mattis, Segretario di Stato alla Difesa che, dopo una lite sulla Corea, avrebbe paragonato l’intelligenza del presidente a quella di un bambino. “Di solito mi piace leggere romanzi di fantasia, ma le fonti anonime di Woodward non hanno alcuna credibilità“, ha dichiarato Mattis.
Nel libro è anche scritto che, dopo l’attacco chimico di Assad sulla Ghouta orientale nell’aprile scorso, un infuriato Donald avrebbe fatto pressione su Mattis per eliminare il dittatore siriano: “Let’s fucking kill him! Let’s fucking kill lot of them” (“uccidiamolo, uccidiamone tanti”). Il capo del Pentagono gli avrebbe dato ragione, salvo poi optare per un raid missilistico sui depositi di armi. Altro personaggio che compare nella narrazione è John Kelly, capo dello staff alla Casa Bianca, che avrebbe definito Trump “uno squilibrato e un idiota”, paragonando la sua gestione a una “Crazytown“, una gabbia di matti. Ma anche lui ha negato: “Non è vero che avrei chiamato idiota il Presidente, anzi, è esattamente l’opposto. Sono affezionato a lui, al suo programma e al nostro paese. Questo è un altro patetico tentativo di distrarre l’attenzione dai nostri successi”.
Ma nel libro di Woodward ci sono tanti altri aneddoti esplosivi. Come quello che vedrebbe Gary Cohn, ex consigliere economico del presidente, rubargli letteralmente dalla scrivania dei fogli che avrebbero portato all’uscita degli Usa dal Nafta e dall’accordo economico con la Corea del Sud. O gli epiteti che Trump avrebbe rivolto a Jeff Sessions, Procuratore generale dello Stato, definito un “ritardato” e un “dumb southener”, uno scemo del sud. Di smentire quest’ultima rivelazione si è occupato personalmente Trump, che in uno degli ultimi tweet scrive: “Non ho mai detto nulla di tutto ciò, mai usati quei termini verso nessuno, incluso Jeff. Essere del Sud è una GRANDE cosa. Woodward si è inventato tutto per dividere!”. E semina dubbi sulla buona fede del giornalista, scrivendo: “Non è che Woodward è un agente dei democratici? Avete notato il tempismo?”, alludendo alle prossime elezioni di midterm, previste per il 6 novembre.
Il Washington Post ha pubblicato l’audio di una conversazione tra Donald Trump e Bob Woodward avvenuta all’inizio di agosto, in cui il giornalista preannuncia al presidente di aver raccolto alcune testimonianze confluite in un quadro duro sulla sua amministrazione e sulla sua persona, aggiungendo che avrebbe voluto intervistare anche lui. “Beh, devo pensare che sarà un libro negativo. Ma in un certo senso sono abituato al 50%. Alcuni sono positivi, alcuni sono negativi”, aveva risposto Trump.