A poche settimane dal voto per le presidenziali, una coltellata insanguina la campagna elettorale in Brasile. Jair Bolsonaro, il candidato del Partito social-liberale in testa ai sondaggi per le elezioni del prossimo 7 ottobre è stato accoltellato mentre partecipava in una manifestazione elettorale a Juiz de Fora, nello stato di Minas Gerais. Bolsonaro, ferito all’arteria mesenterica e all’intestino, è stato operato d’urgenza e ora le sue condizioni sono definite “stabili” dai medici. Il candidato, figura simbolo dell’estrema destra brasiliana, era portato in braccio da una folla festante in strada, quando è stato colpito da una coltellata sferratagli da un uomo che si era avvicinato a lui fra il pubblico presente. L’aggressore ha rischiato di essere linciato dalla folla, ma è stato rapidamente catturato dalla polizia militare.

Il responsabile dell’attentato è stato identificato come Adelio Bispo de Oliveira, un 40enne di Minas Gerais che si è dichiarato colpevole. Dalle prime ricostruzioni degli inquirenti emerge un personaggio controverso. Il Partito Socialismo e Libertà – una piccola formazione di estrema sinistra, il cui candidato alla presidenza, Guilherme Boulos, ha condannato l’aggressione contro Bolsonaro – ha confermato che Olivera è stato iscritto al partito dal 2007 al 2014, ma si era successivamente allontanato. “Non mi ricordo di lui come militante, ho appena cominciato ad indagare su questa situazione, per cui non ho avuti tempo di parlare con chi lo conosceva, per sapere che tipo era”, ha indicato la responsabile del partito per Minas Gerais, Maria da Consolacao Rocha.

Da parte sua, l’avvocato di Bispo de Olivera, Pedro Olivera do Santos, ha detto ai cronisti che il suo cliente aveva agito per “motivazioni personali, politiche e religiose”, a causa delle prese di posizione di Bolsonaro “riguardo alle donne, la religione e le razze“.

Louis Boudens, presidente della Federazione nazionale della polizia federale, citato dal sito web della rivista Piaui, ha raccontato che dopo il suo arresto Olivera “ha detto subito che la sua era una missione divina, che aveva agito per ordine di Dio”.

Una nipote di Oliveira, Jussara Ramos – citata dal sito Buzzfeed – ha detto che malgrado non mantenesse rapporti con lui da tre-quattro anni sapeva che “anche se prima era stato missionario di una chiesa evangelica, negli ultimi tempi aveva idee molto strane e parlava da solo”. Durante la sua ultima visita alla famiglia, ha raccontato, “rispondeva alle cose che sentiva nei servizi del telegionale, e non sopportava essere contraddetto”.

Nel suo profilo di Facebook l’aggressore aveva pubblicato messaggi contrari a Bolsonaro e dichiarazioni politiche confuse, segnate da teorie cospirazioniste, con riferimenti ai massoni e agli Illuminati ed espressioni di simpatia per il presidente venezuelano Nicolas Maduro e il movimento comunista.

De Oliveira aveva inoltre postato messaggi a favore della scarcerazione di Luiz Inacio Lula da Silva, l’ex presidente che sta scontando una condanna a 12 anni di reclusione per corruzione e riciclaggio e che figurava primo nei sondaggi per la consultazione del mese prossimo, ma che è stato giudicato incandidabile dal Tribunale Supremo Elettorale. Fernando Haddad, il candidato vicepresidente del Partito dei Lavoratori (Pt) di Lula, che molto probabilmente prenderà il suo posto, si è unito al coro di condanna dell’attentato, definendolo “inaccettabile” e augurando a Bolsonaro che guarisca al più presto dalle ferite subite.

Anche il presidente brasiliano, Michel Temer, e gli altri principali candidati alla presidenza hanno condannato l’attentato, sottolineando che l’episodio rivela il clima di polarizzazione e radicalizzazione che segna attualmente il dibattito politico nel Paese. Quanto accaduto, ha affermato Temer, “rivela che dobbiamo prendere coscienza dell’intolleranza che esiste nella società brasiliana”.

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