"Con questa legge dimostriamo che il governo vuole fare tesoro di quanto accaduto negli anni passati e varare legge anticorruzione all’avanguardia, che ci mette come Paese leader in questo campo" commenta il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a Palazzo Chigi. Possibile chiedere la revoca del Daspo in caso di riabilitazione e dopo che siano passati 12 anni dall’espiazione della pena
Il Consiglio dei ministri – Matteo Salvini assente – ha approvato il ddl anticorruzione che contiene una serie di misure, come il Daspo per i corrotti e l’impiego dell’agente sotto copertura. Per il premier Giuseppe Conte è uno dei provvedimenti “particolarmente significativi e qualificanti delle iniziative di governo. È un provvedimento che si inquadra nell’ambito delle riforme strutturali che servono al paese”. Con il disegno dei legge il governo punta “restituire al nostro Paese competitività. L’Italia ha risorse culturali, economiche e sociali: bisogna cercare di realizzare le condizioni perchè queste potenzialità si sviluppino”.
“Con questa legge dimostriamo che il governo vuole fare tesoro di quanto accaduto negli anni passati e varare legge anticorruzione all’avanguardia, che ci mette come Paese leader in questo campo. Non lasceremo scampo, non ci sarà margine di alcun tipo per il fenomeno della corruzione. Da ora in poi chi sbaglia paga, è certo” commenta il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a Palazzo Chigi. “Chiamiamo questa legge ‘spazza corrotti’ perché dopo tanti anni di battaglia in nome della legalità, della giustizia e dell’onesta portare in cdm un ddl che porta una vera rivoluzione nella lotta alla corruzione è motivo di orgoglio e commozione. Si apre una prospettiva di onestà per il Paese e ci permette di andare a testa alta nel mondo” dice il Guardasigilli.
Il Daspo per condanne superiori a due anni
Il Guardasigilli si è soffermato su uno delle novità più importanti del ddl, ovvero il Daspo per i tangentisti. “Se una persona è condannata in via definitiva per corruzione (e 8 nuovi reati sono stati inseriti) non avrà più la possibilità di stipulare contratti con la Pubblica amministrazione. Per condanne fino a due anni, il Daspo può durare da 5 a 7 anni. Quando invece la condanna è superiore a 2 anni il Daspo è a vita, scritto nero su bianco. Il mio messaggio è che da ora in poi non se la cava più nessuno”.
Una revoca del Daspo dagli appalti potrà essere concessa in caso di riabilitazione, ma solo passati 12 anni dall’espiazione della pena. Un periodo di tempo a cui vanno aggiunti i tre anni previsti per ottenere la riabilitazione. Se il soggetto è recidivo, i tempi aumentano, perché in quel caso servono 10 anni per chiedere la riabilitazione. In totale quindi dovranno passare 15 anni. Una introduzione obbligatoria perché come recita l’articolo 27 della Costituzione “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
“Se nel testo sono stati introdotti correttivi che prevedono la possibilità di revocare il Daspo perpetuo nel caso in cui il percorso di riabilitazione del condannato sia stato positivo e ci sia il via libera di un giudice, questo mitiga e rende senz’altro più accettabile una misura che altrimenti, a mio avviso, rischia di essere incostituzionale. In ogni caso bisognerà prima leggere il testo e se le misure introdotte prevedono che debbano passare molti anni prima di vedersi revocare il Daspo, temo che i profili di incostituzionalità restino” secondo l’opinione espressa da Federico Tedeschini, professore di Diritto pubblico alla Sapienza e avvocato amministrativista. Il Daspo a vita ” sarebbe inoltre contrario ai principi di proporzionalità tra reato e pena stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo”.
Bonafede: “Riforma prescrizione entro fine anno”
Il ministro inoltre ha sottolineato come “l’Italia aveva sottoscritto una convenzione Onu 15 anni fa in cui c’è scritto che riguardo i reati di corruzione è assolutamente giusto avere l’agente sotto copertura. Per 15 anni ce ne eravamo dimenticati, adesso sarà utilizzabile dall’autorità giudiziaria anche rispetto a reati di corruzione contro la Pa”.”Non ho mai detto che la prescrizione sarebbe stata inserita nel disegno di legge corruzione; nel contratto di governo è scritto che è una riforma necessaria, essenziale su cui ci siamo impegnati, ma è una norma che dall’oggi al domani crea un impatto importante sul sistema giudiziario. Va di pari passo con investimenti nel settore giudiziario. Entro la fine dell’anno ci sarà la nostra proposta sulla prescrizione. È una riforma da studiare con attenzione” dice Bonafede rispondendo a una domanda in conferenza stampa a Palazzo Chigi. “L’orientamento è quello dell’interruzione della prescrizione in occasione della condanna di primo grado. Vedremo come articolarla – ha aggiunto -. Ciò non indebolisce il Daspo, una misura che porta un attacco del governo alla corruzione senza se e senza ma”.
Il vicepremier Di Maio: “Lotta a corruzione farà risparmiare miliardi”
Esulta anche il vicepremier Luigi Di Maio, capo politico del M5s: “È una giornata importantissima, è approvato il disegno di legge anticorruzione voluto dal ministro Bonafede e da tutto il governo. È un cambio culturale per l’Italia. Quello che ci deve preoccupare di più é la percezione della corruzione, che forse non è possibile misurare, cioé come i cittadini percepiscono lo Stato, come uno dei più corrotti dell’Ue perché per anni disonesti cambiati furbi e onesti si sentivano fessi. Oggi diciamo agli onesti che lo Stato è dalla loro parte e iniziamo a stabilire un po’ di giustizia sociale per chi paga le tasse tutti i giorni“. “Per quanto mi riguarda la lotta alla corruzione farà risparmiare miliardi di euro allo Stato che – prosegue Di Maio – potremo utilizzare per le imprese e per le persone senza lavoro, per la scuola, la sanità e i servizi pubblici”. “Chi finanzia un partito se lo vuole fare lo deve fare pubblicamente e non si può più nascondere nell’anominato, non esiste più che la legge dello Stato fa da palo ai partiti, che poi, dopo le elezioni, si sdebitano con chi li ha finanziati. Io da elettore saprò anche chi finanzia i partiti, con la terza repubblica cade questo segreto“. Sul Daspo di maio ricorda che “il primo a nominare il Daspo per i corrotti è stato tanti anni fa un piccolo imprenditore del Veneto che mi disse che sognava che chi veniva beccato con le mani nella marmellata non mettesse più piede nella Pa. Lo abbiamo portato avanti per anni in Parlamento all’opposizione e ora entra in un disegno di legge a tre mesi dall’insediamento”.
Pene più alte e non punibilità per chi denuncia tempestivamente
Non ci sono solo Daspo dagli appalti e agente sotto copertura. Nel ddl si prevede tra l’altro la non punibilità per chi denuncia tempestivamente e collabora e la possibilità di procedere d’ufficio nella corruzione tra privati. Aumentano le pene per il reato di corruzione per l’esercizio della funzione: oggi il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni riceva indebitamente denaro o altre utilità rischia da uno a 6 anni, con la riforma Bonafede da 3 a 8 anni. Anche la riparazione pecuniaria a favore della pubblica amministrazione dopo sentenze per reati di corruzione, che ora è “pari all’ammontare di quanto indebitamente ricevuto dal pubblico ufficiale o dall’incaricato di un pubblico servizio”, cambia: la riforma prevede che sia “determinata in relazione alla gravità dell’offesa e comunque non inferiore a euro 10.000”. Aumentano le pene per il traffico di influenze illecite, che ora vanno da uno a tre anni e vengono innalzate fino a 5 anni di reclusione. Sono previste delle cause di non punibilità per chi prima di essere indagato o “entro tre mesi dalla commissione del fatto, lo denuncia spontaneamente e fornisce indicazioni utili per assicurare la prova del reato e per individuare gli altri responsabili”. E per il pubblico ufficiale questo vale a patto che metta disposizione utilità o denaro percepiti e fornisca elementi utili a individuarne il beneficiario effettivo. Il ddl interviene anche sul codice civile e la corruzione tra privati, prevedendo la procedibilità d’ufficio: viene infatti abrogata la norma che stabiliva che “si procede a querela della persona offesa, salvo che dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni o servizi”. Lo stesso vale anche per l’istigazione alla corruzione tra privati.