A neanche 24 ore dagli undici morti provocati dal tifone Jebi – il più forte degli ultimi venticinque anni, che ieri ha devastato le città di Kyoto e Osaka, nell’Ovest del Paese – il Giappone si trova a fare i conti con una nuova catastrofe. Questa volta è un terremoto, di magnitudo compresa tra i 6.6 e i 7 gradi della scala Richter, che alle 3.08 ora locale (le 20.08 di ieri in Italia) ha colpito l’isola di Hokkaido – la più settentrionale dell’arcipelago – causando almeno 9 morti e almeno 300 feriti. Sono 31 al momento le persone disperse.
La serie di scosse, con epicentro tra le città di Tomakomai e Atsuma, ha provocato un black out per quasi 3 milioni di abitanti. Preoccupazione per la centrale nucleare di Tomari, nelle vicinanze dell’epicentro. La scossa ha messo fuori uso il sistema di raffreddamento, ma la situazione si è risolta grazie all’attivazione di un generatore di emergenza, ha fatto sapere l’Agenzia nucleare giapponese. Fuori servizio l’aeroporto di Sapporo, il centro più popolato della regione, a 65 km dall’origine del sisma. Chiuse diverse autostrade, in tilt i collegamenti ferroviari e gli autobus.
Nel frattempo la borsa di Tokyo perde lo 0,4%. Nella serata di domani, proprio a Sapporo, doveva giocarsi l’amichevole di calcio tra Giappone e Cile, che è stata cancellata dalla Federazione. Anche 1.300 scuole elementari sono rimaste chiuse per l’intera giornata. Il governo di Tokyo ha istituito un’unità di crisi per organizzare il supporto alle popolazioni colpite. 25mila uomini delle forze di Autodifesa sono stati inviati nella regione, mentre 1.900 sfollati sono stati accolti nei centri di evacuazione allestiti allo scopo. Il primo ministro Shinzo Abe ha dichiarato che la priorità del governo è “salvare vite“.