Tra i capi d'accusa l'omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro, l'omicidio colposo stradale plurimo e il disastro colposo. Il procuratore capo Cozzi: "A breve chiederemo l'incidente probatorio, possibile che l'elenco si allunghi"
Venti indagati tra il personale di società Autostrade, provveditorato delle opere pubbliche, Spea (Gruppo Atlantia) e direzione vigilanza sulle concessionarie del ministero delle Infrastrutture. E poi due società. A meno di un mese dal crollo del Ponte Morandi sull’autostrada a A10, la procura di Genova ha iscritto i primi nomi nel registro. L’indagine si estende anche a Società Autostrade, in base al decreto 231 sulla responsabilità degli enti per reati degli amministratori, e a Spea Engineering, la società che ha curato il progetto di retrofitting dei tiranti su due piloni tra cui quello crollato. Hanno tra i capi d’accusa l’omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Le altre accuse sono sono disastro colposo e omicidio colposo stradale plurimo, reato per cui la legge che nel 2016 ha introdotto nel nostro ordinamento l’omicidio stradale prevede fino a 18 anni di carcere.
“I nomi verranno comunicati o conosciuti soltanto quando gli stessi interessati ne verranno a conoscenza”, ha spiegato il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi. “Ci sono 43 parti offese come vittime decedute e altre 16 come persone che hanno riportato lesioni. I reati per i quali vengono iscritti sono quelli già comunicati con due modifiche perché vengono iscritti per l’omicidio colposo stradale plurimo e per l’omicidio colposo con violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro”. “A breve”, ha aggiunto Cozzi, “chiederemo anche l’incidente probatorio. L’iscrizione viene fatta proprio contestualmente per la necessità di effettuare un atto garantito”. La lista degli indagati “al momento è questa, poi qualora emergessero ulteriori profili dalla prosecuzione delle indagini verrà valutato anche magari in corso di incidente probatorio come prevede il codice”.
Già nei giorni scorsi era emerso che la Guardia di finanza aveva consegnato alla procura una lista di una trentina di nomi di funzionari e dirigenti, nessuno dei quali in quel momento indagato, per le cui mani sono passate comunicazioni ufficiali e appunti informali e riservati sullo stato di salute del viadotto. Tra loro manager di Autostrade e Spea, uomini del provveditorato per le opere pubbliche e alcuni responsabili della direzione generale di vigilanza del Mit tra cui l’attuale capo Vincenzo Cinelli e il suo predecessore Mauro Coletta.