Qualcuno ha detto che se conosciamo Antonio Vivaldi bene come lo conosciamo, è soprattutto grazie ai Solisti Veneti. Due notti fa è morto il maestro d’orchestra Claudio Scimone, fondatore e diretto per quasi 60 anni quella che è diventata una delle più importanti orchestre di musica da camera d’Italia, alla sua 60esima stagione. Scimone, padovano, avrebbe compiuto 84 anni a dicembre: è morto dopo delle complicanze polmonari dopo una caduta di una decina di giorni fa. Appena pochi giorni fa aveva diretto i Solisti Veneti a Bressanone. All’inizio di luglio l’ultima apparizione in tv, su Rai5, durante una puntata di Nessun Dorma condotto da Massimo Bernardini.
Si calcola che con i Solisti Veneti Scimone ha tenuto oltre 6mila concerti in tutti i continenti. Vivaldi, ma non solo Vivaldi: anche Gioachino Rossini e Gaetano Donizetti. Scimone ha studiato con due giganti della direzione d’orchestra, Dimitri Mitropoulos e Franco Ferrara. E ha diretto tra le altre anche la Royal Philharmonic Orchestra di Londra e le orchestre sinfoniche di Parigi, Tolosa, Strasburgo. Con i Solisti Veneti ha eseguito prevalentemente repertorio del Settecento veneto (le sue interpretazioni di Tomaso Albinoni sono ritenute un punto di riferimento), ma il repertorio si è allargato durante gli anni fino a Pino Donaggio, Alessandro Cadario, Nicola Campogrande. A Scimone si deve il recupero dell’Orlando furioso di Antonio Vivaldi, quarant’anni fa. Da lì riemerse l’interesse per i lavori del “Prete rosso”. Scimone, peraltro, viene ricordato anche per le prime esecuzioni moderne di alcune opere di Rossini come Mosè in Egitto. Messaggi di cordoglio sono arrivati tra gli altri dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e dal presidente del Veneto Luca Zaia. “I suoi Solisti Veneti, apprezzati in tutto il mondo, rappresentano un motivo di vanto per il nostro Paese” ha detto tra l’altro la Casellati.