Lo studio è stato pubblicato su Science da un gruppo dello University of Texas Southwestern Medical Center (Ut Southwestern), che per la prima volta ha testato la tecnologia Crispr, il taglia e incolla del Dna, su mammiferi di grossa taglia: quattro cani, nei quali i ricercatori statunitensi sono riusciti a riportare la distrofina al 92% dei livelli normali
Le forbici molecolari dell’editing genetico potrebbero rappresentare una speranza concreta per bloccare la progressione della distrofia muscolare di Duchenne (Dmd), di cui oggi si celebra la Giornata mondiale, la malattia genetica potenzialmente fatale più comune nei bimbi, causata dalla mancanza di distrofina, proteina chiave per la funzione dei muscoli. Lo studio è stato pubblicato su Science da un gruppo dello University of Texas Southwestern Medical Center (Ut Southwestern), che per la prima volta ha testato la tecnologia Crispr, il taglia e incolla del Dna, su mammiferi di grossa taglia: quattro cani, nei quali i ricercatori statunitensi sono riusciti a riportare la distrofina al 92% dei livelli normali.
Secondo gli autori, “il lavoro fornisce una forte indicazione alla possibilità di mettere in cantiere questo trattamento salvavita”. Salvavita considerando che “i bambini con distrofia Duchenne spesso muoiono – ricorda Eric Olson, direttore dell’Hamon Center for Regenerative Science and Medicine dell’ateneo texano – perché il loro cuore non è in grado di pompare abbastanza sangue e il diaframma diventa troppo debole per consentire la respirazione”. Gli “incoraggianti” livelli di distrofina raggiunti negli animali coinvolti nell’esperimento – una correzione del 92% nel cuore e del 58% nel diaframma – per l’esperto “potrebbero, lo speriamo, evitare che questo accada”.
Lo studio dimostra la fattibilità della metodica, che consiste nel ‘tagliare’ il gene difettoso nei muscoli distrofici in un singolo punto (esone 51), veicolando le forbici Crispr fino al Dna bersaglio ‘a bordo’ di un virus (virus adeno-associato Aav). Olson e colleghi avevano già applicato simili correzioni anti-Dmd in topi e cellule umane; ora sono passati a cani portatori del tipo di mutazione più comune osservata nei pazienti affetti da questa forma di distrofia, con l’obiettivo finale di arrivare all’uomo. Il prossimo passo degli scienziati sarà condurre studi a lungo termine per verificare se i livelli di distrofina ripristinati restano stabili nel tempo, e per accertarsi che la modifica genetica non produca effetti collaterali. Olson confida infatti che, dopo il successo dei test sui cani, si possa programmare una sperimentazione clinica.
Un trial sull’uomo per valutare la metodica Crispr nella distrofia muscolare di Duchenne è solo uno dei progetti che il Centro terapia genica dell’Ut Southwestern intende lanciare nei prossimi anni contro diverse malattie mortali dell’infanzia. E per accelerare il passaggio dal banco di laboratorio al letto del malato, Olson ha creato la società biotech Exonics Therapeutics Inc., al lavoro per ottimizzare la tecnica sperimentale e portarla in clinica. Exonics, alla quale l’ateneo americano ha concesso la licenza, pianifica di estendere l’approccio anche ad altre mutazioni Dmd, così come ad altre malattie neuromuscolari. La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia rara che porta a insufficienza muscolare, cardiaca e respiratoria, con morte prematura entro la terza decade di vita. Al momento non esistono trattamenti efficaci, benché gli scienziati sappiano da decenni che a causare la Dmd è un difetto del gene della distrofina. I miglioramenti ottenuti sui cani sono definiti “senza precedenti”. Sottolinea Leonela Amoasii del laboratorio di Olson, coordinatrice dello studio: “La nostra strategia è diversa da altri approcci terapeutici per la Dmd, perché modifica la mutazione che causa la patologia e ripristina la normale espressione della distrofina ‘sanà”. Tuttavia, tiene a precisare, “abbiamo ancora molto da fare prima di poterla usare sui pazienti”.