La chiamata alla piazza per alcuni è lo strumento per opporsi a questo governo. Personalmente, coltivo un’istintiva diffidenza per le piazze “contro”, che compattano i fronti e consolidano i “capi”. Il 13 settembre si riparte con una piazza, ma “per” qualcosa.
A cinque anni dal deposito delle firme di 67mila cittadini sulla proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni per la legalizzazione dell’eutanasia (poi sottoscritta in totale da 130mila persone), il Parlamento non ne ha discusso nemmeno un minuto. Saremo in piazza da davanti a Montecitorio a ricordarlo, dalle 11 alle 13 di mattina, prima della riunione dell’intergruppo parlamentare sul finevita. A partire dal 13, torneremo a raccogliere firme in giro per l’Italia e in Rete, fino a quando il Parlamento si farà vivo.
Non è una mobilitazione “contro” questo governo. La legge da abrogare – per la quale siamo, con Mina Welby, sotto processo rischiando condanne dai 5 ai 12 anni di carcere – sopravvive immutata dal 1930. Bisognerebbe dunque prendersela con tutte le maggioranze dal Gran consiglio del fascismo in poi. Né sarebbe stato realistico pretendere l’avvio di legislatura fosse occupati da temi che non sono nel mitico “contratto”.
Però i primi cento giorni sono passati e il Governo ha davanti un’alternativa precisa: o si chiama fuori – su questo e altri temi come la legalizzazione delle droghe, la ricerca sulle staminali embrionali, la modificazione genetica – e lascia il Parlamento libero finalmente di discutere e decidere, oppure interviene per rimuovere la questione, soffocare il confronto e negare realtà sociali sempre più evidenti.
Quanto alle opposizioni, l’interesse ad affrontare temi concreti invece di contrapposizioni ideologiche mi pare così evidente da non dovermi soffermare oltre. In materia di libertà civili, non basta difendere le conquiste del passato. In un mondo che cambia veloce, restare fermi (al 1930, ma anche alle politiche ispirate dal Vaticano nell’era Ruini) è un modo per andare velocemente indietro. In mezzo alle risse quotidiane dei partiti, è ora di trovare il tempo anche di parlare del diritto a vivere liberi fino alla fine. Per chi ci crede, tutti in piazza dunque, e alla firma, a partire dal 13 settembre!