Politica

Salvini: “Inchieste? Vogliono fermarmi. Io sono eletto, i pm no”. Di Maio e Bonafede: “No a nuova Seconda Repubblica”

Il ministro dell'Interno trasforma di nuovo una decisione dei pm in materiale da propaganda: "Grazie: mi date solo più forza. Contro di noi processi politici come in Turchia". Il collega alla Giustizia: "Non credo abbia nostalgia di quando governava con Berlusconi". Di Maio: "Su Diciotti decisione presa insieme, ma no alle a guerre con le toghe". Conte: "Capisco lo scoramento. Da legale lo difenderei sui fondi della Lega". Anm: "Stravolge principi costituzionali". Legnini (Csm): "Lesa indipendenza magistrati"

Il sequestro dei 49 milioni di euro alla Lega. E poi i carabinieri che arrivano al Viminale per consegnare l’atto che ufficializza l’accusa da parte della Procura di Palermo di sequestro di persona aggravato dei migranti a bordo della Nave Diciotti. Per il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini sono i segnali che “qualcuno ha voglia di fermare Salvini, la Lega e la voglia di il cambiamento del popolo italiano. Non ci fermeranno”. È così che il ministro dell’Interno può trasformare una decisione della magistratura (tra l’altro solo una formalità) in materiale da propaganda, ora che mancano poco più di sei mesi dalle elezioni europee.

“Grazie ai magistrati, grazie al procuratore di Genova, grazie a tutti: mi date solo più forza”, dice apertamente il segretario della Lega che in modo teatrale ha aperto la busta del tribunale di Palermo durante una diretta video su Facebook. Ma è dopo il suo monologo online che arriva la risposta dai Cinquestelle, anzi da due colleghi di governo. Prima tocca al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “Il ministro può ritenere che un magistrato sbagli ma rievocare toghe di destra e di sinistra è fuori dal tempo. Non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi. Chi sta scrivendo il cambiamento non può pensare di far ritornare l’Italia nella Seconda Repubblica“. Poi è Luigi Di Maio a rimarcare il concetto a In Onda: “Quando si dice che ci sono magistrati di destra e sinistra stiamo riportando il Paese alla Seconda Repubblica. Non scateniamo questa guerra con la magistratura o i cittadini ci diranno ‘state combattendo o state governando?’“. Il vicepremier aggiunge poi che sulla vicenda della Diciotti “sapevamo che le decisioni erano decisioni forti ma noi le rivendichiamo come governo e abbiamo dato il nostro sostegno, detto questo non si può dare sostegno alle accuse ai magistrati”. Più cauta la reazione del premier Giuseppe Conte, che rispondendo a una domanda sui fondi della Lega dice: “Immaginate un leader di un partito che da oggi in poi non può più disporre di un euro per poter svolgere attività politica. Non ha senso banalizzare il problema. Capisco lo scoramento di Salvini. Se non avessi fatto il premier mi sarei offerto per difendere la Lega, sarebbe stato stimolante e non lo dico per offendere i legali che se ne occupano”.

Il video provoca anche la reazione del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, e dell’Associazione nazionale magistrati: “Le dichiarazioni di oggi del Ministro dell’Interno, intervenute dopo la notifica degli atti da parte della Procura di Palermo in merito alla vicenda della nave Diciotti – scrive la Anm in una nota – rappresentano un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali, che assegnano alla magistratura il compito e il dovere di svolgere indagini ed accertamenti nei confronti di tutti, anche nei confronti di chi è titolare di cariche elettive o istituzionali”. Il numero due del Consiglio superiore della magistratura esprime invece “forte preoccupazione per il contenuto delle dichiarazioni del Ministro degli Interni” che “anche per le modalità con le quali sono state rese risultano lesive del prestigio e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario e si pongono in contrasto con il doveroso rispetto delle prerogative che si deve a ciascuno dei poteri dello Stato”. Legnini aggiunge che “come ribadito dal plenum del Csm di mercoledì scorso, sulla tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura non si può arretrare, nell’interesse della tenuta del sistema democratico e perché essa agisce in virtù dei poteri conferitigli dalla Costituzione e non ha certo bisogno di trarre la sua legittimazione dal voto dei cittadini”.

È una linea di scontro aperto, frontale con la magistratura che aveva ribadito in due interviste alla Stampa e al Corriere della Sera in cui definiva il processo alla Lega (nel quale il sequestro è stato confermato da tre tribunali) a un processo politico: “È chiaro che cercano di metterci i bastoni fra le ruote“, “Si sta esagerando”, “Qualcuno non si rassegna al fatto che Salvini sia al governo”, fino a paragonare il sequestro dei fondi a qualcosa che accade “solo in Turchia“. Fino a chiedere di modificare il ddl Anticorruzione appena approvato dal consiglio dei ministri – che ha disertato – perché “in Italia non ci possono essere 60 milioni di indagati: non possiamo mettere tutti alla mercé del primo giudice che inizia a intercettare o pedinare o indagare chiunque gli capiti a tiro“. 

Il ministro dell’Interno si difende dalle accuse: “Non ce l’ho con nessuno, sono sereno nel mio ufficio e non mi ritengo né un sequestratore né un eversore”. Ma non è certo tutto qui. Nel suo video sui social Salvini usa di nuovo espressioni quasi identiche a quelle che un tempo erano state pronunciate solo da Silvio Berlusconi: “Qui c’è la certificazione che un organo dello Stato indaga un altro organo dello Stato, con la piccolissima differenza che questo organo dello Stato, pieno di difetti e di limiti, per carità, è stato eletto, altri non sono eletti da nessuno“.  E chiama, come sempre, l’elettorato: “Questo ministro è stato eletto da voi, cioè a questo ministro voi avete chiesto di controllare i confini, di controllare i porti, di limitare gli sbarchi, di espellere i clandestini: me lo avete chiesto voi, quindi vi ritengo amici e complici, altri non sono eletti da nessuno – ha aggiunto esibendo l’avviso di garanzia – e non devono rispondere a nessuno”. Berlusconi disse cose del genere, per esempio, nel 2009: “Quando con delle sentenze basate sul ribaltamento della realtà si vuole ribaltare la decisione popolare e si vuole sostituire chi è stato eletto dal popolo, questa si chiama con una parola sola: volontà eversiva e eversione”.

Ma anche come quelle sulle correnti all’interno della magistratura: “Correnti di destra, di sinistra in un ruolo come quello della magistratura – ha detto – non hanno senso, perché la magistratura emette sentenze, decide della colpevolezza e dell’innocenza”. Il ministro precisa di apprezzare “il lavoro dei tantissimi giudici che fanno obiettivamente, onestamente ed efficacemente il proprio lavoro di lotta alla corruzione, alla mafia, agli sprechi: giù il cappello. Capisco un po’ meno quei pochissimi giudici che si proclamano di sinistra, così come li capirei poco se si proclamassero di destra, e in base a questa loro cultura politica e partitica emettono sentenze”. “Chi decide della vita altrui, della colpevolezza e dell’innocenza e si proclama di destra o di sinistra, secondo me perde di libertà e autorevolezza”, conclude Salvini.  Per l’associazione magistrati, “è completamente errato, al di là di ogni valutazione di merito che non spetta all’Anm, sostenere che i magistrati non possono svolgere indagini nei confronti di chi è stato eletto”. Così come, insiste l’Anm, “appare fuori luogo sostenere che taluni magistrati svolgono le proprie indagini anche sulla base di orientamenti politici. In questa vicenda, come in ogni altra, la magistratura tutta agisce sulla base delle prerogative conferite dalla Costituzione e dalle leggi, prerogative che tutti, anche i membri del Governo, devono tutelare e rispettare”.

Parole che sono arrivate dopo che il segretario del Pd Maurizio Martina era stato – insieme ad alcuni parlamentari del suo partito – l’unico a reagire alle dichiarazioni rese dal ministro dell’Interno ai giornali. “Le parole che continua a usare verso la magistratura sono gravissime ed eversive – dice Martina – e sono contro lo Stato e la Costituzione su cui ha giurato. Nonostante la sua smania di potere si ricordi che nessuno, nemmeno lui, è al di sopra della legge”.

In mattinata, dopo le dichiarazioni di Salvini sulla necessità di modificare il ddl Anticorruzione, era già arrivato un primo distinguo con il ministro della Giustizia, che aveva rilanciato: “Migliorare il testo è sempre possibile, ci mancherebbe – dichiara Bonafede, riferendo dei complimenti del Greco, il gruppo dei Paesi europei contro la corruzione – Ma da ieri il Paese ha intrapreso una nuova strada: Daspo ai corrotti, agente sotto copertura, pentiti della corruzione, confisca dei beni anche se reati prescritti e l’accoglimento di quelle raccomandazioni internazionali rimaste finora lettera morta. E non si torna indietro“.