Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il giudice, lo scorso 20 luglio, ha assolto il ginecologo, condannato invece per il prelievo forzoso degli ovociti in primo grado
Non sono stati “oggetto di commercio” gli ovociti al centro di un presunto traffico di cui, secondo l’accusa, era a capo il ginecologo romano Severino Antinori, prosciolto dal gup di Milano Alfonsa Ferraro dall’accusa principale, quella di associazione a delinquere finalizzata alla commercializzazione di gameti, e rinviato a giudizio per altri reati minori. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il giudice, lo scorso 20 luglio, ha anche assolto la segretaria della clinica Matris, Bruna Balduzzi, e altre due persone processate invece con rito abbreviato. Per il giudice dagli atti dell’indagine, condotta dal pm Maura Ripamonti, non è emerso “alcun elemento di prova relativo all’acquisizione di gameti da immettere in un ipotetico mercato e quindi da fare oggetto di commercio“: i trasferimenti di denaro da parte delle coppie che volevano avere un figlio, a due cliniche estere (una spagnola e l’altra con sede nella Repubblica Ceca) e di singole donatrici non costituiscono “commercio” in quanto gli ovociti erano destinati “alla fecondazione eterologa di coppie che avevano i requisiti necessari per detta forma di procreazione medicalmente assistita”. Inoltre, ha aggiunto, “anche un profano può immaginare che per ottenere gameti, per conservarli e per trasportarli occorre ricorrere a tecniche che hanno dei costi ed è superfluo rimarcare che la mancata indicazione da parte delle autorità amministrative competenti di detti costi impedisce in assoluto di esprimere un giudizio sulla loro adeguatezza”.
Oltre ai tre imputati assolti nel processo con rito abbreviato, tra cui la segretaria della Matris Bruna Balduzzi, altre due persone che avevano chiesto di patteggiare un anno di carcere, con pena sospesa, sono state assolte. Un’altra posizione era stata stralciata nei mesi scorsi mentre per altre 9, tra cui il ginecologo Piero Mita, che avrebbero fatto parte di una seconda presunta associazione per delinquere finalizzata al traffico di gameti alla clinica ‘Le Betulle’ di Appiano Gentile, il procedimento è stato trasmesso a Como per competenza territoriale. Antinori, già condannato in primo grado dal Tribunale di Milano a 7 anni e 2 mesi per il prelievo forzato di ovociti a una infermiere spagnola, a sua volta imputata per calunnia, è stato invece rinviato a giudizio per altri reati minori e per appropriazione indebita di ovociti: il prossimo 13 novembre si aprirà infatti il processo, a carico del ginecologo e di un altro coimputato, relativo a un singolo episodio, quello di una coppia che non avrebbe prestato il consenso all’impianto a terzi di ovociti di loro proprietà.
Nelle motivazioni il giudice Ferraro evidenzia anche che non vi è al momento un “intervento governativo volto a definire quale possa e debba essere l’indennizzo“, come ristoro spese, a coloro che scelgono di donare ovociti. Per il giudice, “in assenza di un intervento governativo volto a definire quale possa e debba essere l’indennizzo” per la donazione, non vi sono “elementi per stabilire quale sia la somma che costituisce un indennizzo anziché il corrispettivo per la cessione di ovociti”. Il gup poi, citando in particolare la Direttiva Ue in materia di approvvigionamento di cellule – la 2004/23/CE – sottolinea che il legislatore europeo ha affermato “il principio della volontarietà e gratuità della donazione di cellule”, e ha riconosciuto però nello stesso tempo la legittimità di un’indennità “destinata a ristorare dalle spese e dagli inconvenienti risultanti dalla donazione”. Nelle sue motivazioni il giudice, nell’evidenziare un vuoto legislativo in materia di corrispettivi e rimborsi per la donazione di ovociti, ha citato un passaggio di un testo del marzo 2016 del Centro nazionale trapianti, in cui si fa riferimento al fatto che per le coppie che ricorrono alla fecondazione eterologa, “è possibile reperire, anche tramite siti internet, informazioni ed indicazioni su luoghi nei quali acquisire ovociti pagando un corrispettivo, celato quale indennità forfettaria o rimborso spese, e che la Spagna per la scarsità dei controlli è il Paese europeo nel quale è più elevata la pratica della fecondazione eterologa”.