Il presidente della commissione regionale antimafia difende l'ex governatore: "Gli riconosco il diritto di parlare della propria esperienza. Non mi interessano gli applausi raccolti facendo la faccia feroce"
Continua a far discutere l’annunciato ritorno di Totò Cuffaro all’Assemblea regionale siciliana. Il due volte governatore della Sicilia, condannato in via definitiva a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, interverrà giovedì prossimo ad un convegno sul carcere in una sala di palazzo dei Normanni. E precisamente quella dedicata a Piersanti Mattarella, ex presidente della Regione assassinato nel 1980 proprio da Cosa nostra. Un accostamento che, non più tardi di due anni fa, era stato giudicato inopportuno dall’allora presidente dell’assemblea Giovanni Ardizzone, che aveva negato l’utilizzo della sala. Per il 5Stelle all’Ars l’invito a Cuffaro è vergognoso. Ma una sponda insperata all’ex governatore arriva da Claudio Fava, presidente della commissione regionale antimafia e già candidato presidente per la sinistra. “No al manicheismo, ha il diritto di parlare di carcere”, ha fatto sapere.
Cancelleri (M5S): vergognoso – L’ok al convegno arrivato ieri dal nuovo presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, ha provocato un’ondata di polemiche. Soprattutto da parte del gruppo regionale del Movimento 5 Stelle, che attraverso il suo portavoce Gianfranco Cancelleri ha definito l’episodio “una vergogna“. “Non solo viene srotolato il tappeto rosso davanti ad un condannato per fatti di mafia, ma lo si fa pure nella sala dedicata a chi per mano della mafia ci ha rimesso la vita”, aveva scritto in una nota il gruppo di Cancelleri. Aggiungendo: “Prosegue la gestione fallimentare della presidenza Miccichè, che continua a guadagnarsi i titoli dei giornali per fatti negativi, mai per la produttività del Palazzo che è quasi nulla. In quanto ad inviti inopportuni, tra l’altro, Miccichè ha pure un fresco precedente, quello, del tutto fuori luogo, fatto a Mori e De Donno in occasione della proiezione del docufilm sul generale Mori. E poi ci si chiede perché i cittadini si allontanano dalla istituzioni. Si proceda in questo senso e il solco finora scavato diventerà un baratro”.
Miccichè: “Non censuro nessuno” – La replica di Miccichè è giunta in mattinata: “Caro Cancelleri, comprendo bene che ti senti in ‘missione per conto di Dio’ ma non compete né a me, né a te fare il giustiziere”, ha scritto sul proprio profilo Facebook. “Che ti piaccia o no Totò Cuffaro ha scontato la sua pena e saldato il suo debito con la giustizia. Ricorda, inoltre, che mettere la museruola a qualcuno è segno di paura, non di forza. In vita mia non ho mai impedito a chicchessia di dire la sua, men che meno lo farei con chi ha sofferto in carcere. E non lo farò nemmeno stavolta, nemmeno se il tuo problema si chiama Totò Cuffaro. Non starò qui a spiegarti che costui rappresenta un pezzo importante di recente storia siciliana. E una cosa sia chiara: censurare non fa parte del mio dna.”
Fava: “Nessuno scandalo” – Ma la dichiarazione più significativa è quella di Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia dell’Ars e figlio di Giuseppe, giornalista assassinato per mano mafiosa nel 1984. “Si obietta che il convegno si terrà all’Ars, e siccome il suddetto fu condannato per favoreggiamento mafioso mentre era presidente della Regione, vada ovunque ma non metta mai più piede a Palazzo dei Normanni”, ha scritto, anche lui su Facebook.”Lo direi anch’io se l’avessero invitato a discettare di politica. Ma l’hanno invitato a parlare ad un convegno che s’intitola ‘Oltre le sbarre. Uno sguardo ai diritti e alle tutele dei figli dei detenuti’. Dunque? Dov’è lo scandalo? Deve tacere perché si chiama Cuffaro? Ci fa così paura da togliergli il diritto di parlare della sua esperienza di detenuto assieme a un direttore di carcere e al garante dei detenuti?”.
Fava è stato candidato alla presidenza della Regione nel novembre 2017, appoggiato da Mdp-Articolo1 e Sinistra Italiana, raccogliendo il 6,1% dei voti. Una proposta, la sua, da sempre attenta ai temi dell’impegno civile e dell’antimafia sociale. Ma oggi difende il diritto di chi ha scontato la propria pena, anche se per fatti di mafia, a non essere trattato come un reietto: “Il manicheismo è una bandiera facile da innalzare, non si paga mai pegno e ci rende tutti eroi”, dice. “Magari se fosse stato un rapinatore, un omicida, un terrorista o un tangentista nessuno si sarebbe strappato le vesti. Ma è Cuffaro, ex galeotto, pena scontata. E la piazza ha deciso: gli altri sì, lui no.” Per concludere: “Io non ho nulla a che spartire con Cuffaro per cultura politica, comportamenti, amicizie, pratiche, vocazioni e furbate. Gli sono stato sempre, limpidamente e radicalmente avversario. Ma riconosco all’ex detenuto Cuffaro il diritto di parlare della propria esperienza di carcerato. E a chi ha voglia di ascoltarlo, di poterlo fare. E lo dico proprio perché so che organizzando i sit-in di protesta davanti all’Ars c’è chi già pensa di raccattare qualche voto in più o qualche applauso in più. Ma dei voti e degli applausi che si raccolgono mostrando in piazza la faccia feroce, ecco, consentitemi, io ne faccio volentieri a meno”.
E nel polverone delle ultime ore ha voluto dire la propria anche l’interessato, che nega qualsiasi futuro ritorno in politica: “L’unico impegno politico che intendo proseguire è quello sociale e umanitario in favore degli ultimi e che mi vede coinvolto con tante altre persone in progetti di assistenza medica e per la realizzazione di infrastrutture sanitarie”, ha scritto Cuffaro in una nota. Nei giorni scorsi erano circolate voci secondo cui, in caso di riabilitazione penale, l’ex governatore si sarebbe potuto candidare alle prossime Europee.