Un altro caso di maestre accusate di maltrattare e insultare i bambini. Nemmeno 48 ore dopo la notizia delle cinque indagate in un asilo di Roma e a una settimana dal caso di Reggio Emilia, altre due insegnanti di una scuola statale per l’infanzia – di 42 e 46 anni – sono state sospese dal servizio. Questa volta ad Alessandria, dove l’operazione ‘Beyond the gate‘ ha accertato – secondo gli investigatori – maltrattamenti su otto bimbi di età compresa tra i tre e i cinque anni.
Tutto è nato dalle parole equivoche di uno dei bambini, mentre giocava col papà. Tirandogli l’orecchio in modo particolarmente violento, si è giustificato così: “È quello che ci fanno a scuola se siamo monelli“. La mamma, allora, ha ripreso le confidenze del piccolo e si è precipitata in Questura. Le videoregistrazioni attivate dalla Squadra mobile in seguito alla denuncia hanno mostrato strattoni, sberle e trascinamenti per i polsi, oltre a rimproveri particolarmente umilianti: “Tu non puoi stare vicino agli altri, ti puzza l’alito“. A uno dei bimbi sarebbe stato vietato per tre quarti d’ora di andare in bagno.
Qualche sospetto era già sorto tra i genitori, che ne avevano parlato tra di loro e avevano tentato un confronto con le insegnanti. Che però minimizzavano, rimproverandoli anzi per quei figli così agitati e difficili da gestire. Ma i colleghi, nelle intercettazioni, si mostrano preoccupati che qualcosa possa trapelare: “Siete sicure che la cosa non esca dai nostri cancelli?” (di qui il nome in codice dell’operazione, Beyond the gate).
La tesi degli inquirenti è che le due maestre non fossero capaci di gestire la situazione e sfogassero nei maltrattamenti la loro frustrazione. Loro, però, respingono tutte le accuse. “Non c’era assolutamente l’intenzione di maltrattare i bambini. I problemi sarebbero derivati da una classe numerosa, vivace e difficile da gestire”, dice l’avvocato Piero Monti, del foro di Alessandria, che difende una delle due donne. “Il reato di maltrattamenti implica una condotta abituale. Qui, probabilmente, tratteremo solo dell’episodio mostrato nel video. Tutti siamo andati a scuola, ma non tutti abbiamo fatto i maestri…”, dice invece il legale torinese Agostino Ferramosca, che difende l’altra maestra.