ESCLUSIVA - Il capo del Dipartimento al Fatto.it: "Ho preso la decisione dopo i fatti della città toscana: serve un sistema centralizzato e automatizzato, come negli Usa. Così ci sarebbero risparmi economici e uniformità del servizio". Poi c'è la messa in sicurezza del territorio: conclusi 243 interventi per 17 milioni. Ma Regione e Comune ne chiedono al governo altri 30 per i lavori sul "rischio residuo", il più temuto dai cittadini. Pagliara, docente di Protezione idraulica a Pisa: "Ora nelle aree alluvionate più sicurezza, ma fogne e corsi minori ancora pericolosi"
Un sistema di allerta dei cittadini centralizzato e automatico, che supera la discrezionalità dei sindaci e manda comunicazioni alle persone in base alla loro posizione geografica. A un anno dall’alluvione di Livorno a causa del quale persero la vita nove persone, la Protezione civile nazionale pensa a un cambio di rotta nel modello di allertamento delle popolazioni. Ad annunciarlo a ilfattoquotidiano.it è il capo dipartimento Angelo Borrelli: “Spero diventi realtà il prima possibile, entro un anno o due. Ho preso questa decisione a seguito dei fatti di Livorno e dopo un confronto con ricercatori, Regioni e Comuni. L’obiettivo è superare il problema di chi schiaccia il bottone e della presenza fisica del responsabile”, spiega. Un peso, certo, non possono non averlo avuto anche le vicende giudiziarie di questi mesi, con la conferma in appello della condanna a cinque anni di Marta Vincenzi, ex sindaco di Genova, per i sei morti nell’alluvione del 2011, e l’iscrizione nel registro degli indagati della Procura livornese del sindaco Filippo Nogarin e del capo della protezione civile Riccardo Pucciarelli. Un sistema di allerta che appare ancora più necessario a Livorno, dove mentre prosegue la messa in sicurezza del territorio, restano rischi significativi e difficili da eliminare: “Accanto ai tre o quattro corsi d’acqua su cui si è intervenuti, ce ne sono altre decine più piccoli che sono a rischio, per non parlare della rete fognaria”, dice a ilfatto.it Stefano Pagliara, docente di Protezione idraulica del territorio all’università di Pisa e conoscitore del territorio livornese. Livorno rimane così una città per molti aspetti vulnerabile, l’emblema di un’Italia in cui per decenni non si è investito in manutenzione e sicurezza e adesso si prova a rimediare con sforzi immani ma tragicamente insufficienti.
A Livorno 243 interventi completati, ma mancano 30 milioni
Pagliara: “Ora più sicurezza, ma fogne e corsi minori ancora a rischio”
Interventi utili ed efficaci per i tre fiumi principali, ma che secondo il professore dell’università di Pisa Stefano Pagliara non bastano a far stare tranquilli. “Un evento meteo come quello dell’anno scorso si verifica ogni 500-mille anni, ovunque avrebbe causato gravissimi danni. Dopo l’alluvione c’è stato un importante lavoro di progettazione e per i fiumi che hanno esondato oggi il livello di sicurezza è notevolmente migliorato. Difficilmente sentiremo parlare di nuove alluvioni causate da questi corsi d’acqua”, spiega l’esperto.
Preoccupante, però, è anche la situazione del reticolo fognario: “La rete delle acque reflue è dimensionata in tutta Italia per piene che possono avvenire ogni 2-5 anni. E una fognatura fuori controllo basta a causare danni e morti se ci si trova in scantinati e garage”. Nonostante una situazione così complessa e che è comune a gran parte dell’Italia, per l’esperto “non è pensabile oggi ricostruire interamente le fognature, né adeguare tutto il reticolo di corsi d’acqua: il problema riguarda tutto il Paese che per decenni ha trascurato il tema della manutenzione del territorio, oggi servirebbero miliardi di euro che non ci sono. La speranza è che si esca dall’approccio dell’emergenza: quando si presenta il conto è già troppo tardi per intervenire”.
Borrelli: “Un sistema unico come in Usa: gestione unitaria e risparmi economici”
Se il quadro rimane complesso, i cittadini livornesi dovrebbero poter contare in futuro su un sistema di allerta più efficace di quello messo in moto nelle ore prima
Il sistema, aggiunge Borrelli, sarebbe “completamente automatizzato, per evitare che ci sia qualcuno che schiaccia il bottone e svincolare il servizio dalla presenza della singola persona”. Parole che fanno pensare alla drammatica notte dell’alluvione livornese, in cui il sistema di allerta dei cittadini era stato quasi inesistente. A Pisa, città che lo stesso Borrelli considera all’avanguardia che si trova a meno di 30 chilometri da Livorno, il 9 settembre di un anno fa fu fatta una comunicazione adeguata per il livello di allerta previsto”, dicono dalla Regione Toscana.