“Quando c’è stata l’allerta arancione una decina di giorni fa la Protezione Civile ha telefonato alla gente che abita lungo la parte bassa qui, in via Pacinotti, dicendo di non dormire ai piani bassi, di non tenere cose di valore ai piani bassi e che sarebbero venuti ad installare delle pompe idrovore nella scuola accanto. Non è certo un regime in cui ci si può sentire sicuri”. A parlare è Francesco Archibugi, vicepresidente del Comitato alluvionati di Livorno, referente del quartiere Ardenza, uno di quelli colpiti dal disastro della notte tra il 9 e il 10 settembre 2017, quando la furia di acqua, fango e detriti provocò 8 morti e devastò strade e abitazioni. In un’intervista al Fattoquotidiano.it il sindaco Filippo Nogarin ha assicurato “che la città adesso è più sicura, poi è ovvio che oggi molto è influenzato da come ognuno di noi percepisce il pericolo”.
In un anno la maggior parte dei lavori di ricostruzione ad opera del Genio Civile è stata portata a termine: gli argini del rio Ardenza e del rio Maggiore – esondati un anno fa – sono stati ampliati, rinforzati, ricostruiti ma, come spiegano i cittadini alluvionati, molti problemi restano. Come ad esempio in via Pacinotti, appunto, a un passo dal mare e dalla foce del rio Ardenza sovrastata da quelli che sono chiamati i Tre Ponti: “Hanno fatto altri lavori ma sono dei palliativi – dice Paolo Giorgi, che abita qui – L’unica cosa seria sarebbe rifare il ponte ad arcata unica, sarebbe la soluzione che ci farebbe dormire tranquilli la notte”. Si chiamano Tre Ponti, ma in realtà le arcate sono cinque e la notte dell’alluvione furono coperte da canne e tronchi. “Come se fosse una diga, uno sbarramento – dice Archibugi – Più protetti lo saremo soltanto nel momento in cui ci sarà la possibilità di far sfogare il fiume verso il mare”. Il progetto per rifare il ponte con un’unica arcata c’è ma per ora resta solo sulla carta.
Situazione analoga anche nel quartiere di Collinaia, sempre lungo il rio Ardenza, ma nell’entroterra. Anche qui, nonostante più a monte siano state compiute opere importanti di messa in sicurezza e ricostruzione degli argini, i ponti troppo stretti e ormai inadeguati restano il problema principale. “I lavori importanti sul rio Ardenza dalla parte di Collinaia non sono stati fatti – spiega Roberto Brondi referente della zona per il Comitato – C’è un progetto di realizzazione dei ponti ma sono progetti non ancora ufficializzati come opere da realizzare. In questo momento dei soldi per finanziare la sostituzione dei ponti non se ne parla”. Nel quartiere di Salviano, attraversato invece dal rio Maggiore, oltre al problema dei ponti c’è chi aspetta i permessi per poter ricostruire un muro a protezione della propria casa e chi il muro nuovo ce l’ha, ma teme che possa creare ancora più danni: “E’ stato realizzato su commissione del Genio Civile, strutturalmente è perfetto – spiega Roberto Tessari, ex caposquadra dei vigili del fuoco dopo 40 anni di lavoro – ma se dovesse ripetersi un evento eclatante come quello del 10 settembre quel muro non andrebbe giù e tutta la struttura condominiale sarebbe allagata e diventerebbe una piscina di 300 metri quadri”.