La cornice è perfetta: scambio di battute informali, telecamera nei paraggi, il fuori onda, i social e il cliché dello scivolone. “Gaffe”, “ignorante”, “vergogna”: le parole più ricorrenti nelle condivisioni su Facebook e nei siti d’informazione (?), condite da faccine saccenti di chi in geografia andava alla grande. L’indignazione che corre. Peccato che bisognerebbe indignarsi del contrario. Il “con Matera che state facendo” di Di Maio, roba da scompisciarsi, è la domanda che governo e italiani avrebbero dovuto porsi da un anno almeno a questa parte.

Così fosse (ma non è) stato, ci avrebbe stupito invece la risposta terza elementare del governatore di Puglia Emiliano. “Matera è in Basilicata” – se così ha detto, l’audio non è chiaro – è slancio scolastico preoccupante per chi dovrebbe invece avere sulla punta della lingua progetti e programmi per cogliere l’occasione di una Capitale europea della cultura della porta accanto.

Tutto il resto, più che noia, è triste. Triste la frenesia di un’informazione a caccia di pettegolezzi virali anziché di notizie fondate, triste l’opposizione senza appigli, triste il tweet di Michele Emiliano, toppa di chi ammette di smaniare dalla voglia di impartire lezioni dimenticandosi per un attimo che fondamentali saranno le infrastrutture pugliesi nel 2019 materano.

Ma forse, quest’ignoranza a caccia di ignoranza, un lato positivo l’ha avuto: ricordarci che tra quattro mesi l’Italia dovrebbe guardare l’obliata Basilicata e gonfiare il petto. Invece andate su Google News e provate a cercare notizie a proposito: troverete mesi di silenzio, politici e giornali muti come i sassi, ma non quei Sassi. Siamo pronti a sfruttare al massimo l’occasione? A che punto sono i lavori? L’Italia ha fatto sistema? Con Matera che stiamo facendo?

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