Nella requisitoria del 29 marzo scorso, il pg Sensale ribadisce la tesi accusatoria sostenuta in primo grado: "La nuova mafia usava gli stessi metodi di quelle tradizionali". In primo grado l'aggravante mafiosa non era stata riconosciuta
È attesa per martedì 10 settembre, nell’aula bunker di Rebibbia, la sentenza di appello nel processo al cosiddetto Mondo di mezzo, nato dall’inchiesta Mafia Capitale. La Procura generale di Roma, per bocca del procuratore Antonio Sensale, ha chiesto rispettivamente 26 anni e mezzo e 25 anni e nove mesi di carcere per l’ex terrorista nero Massimo Carminati e l’ex imprenditore Salvatore Buzzi, ritenuti i capi dell’organizzazione criminale di stampo mafioso che, secondo l’accusa, ha tenuto sotto scacco per anni ampi segmenti dell’imprenditoria e dell’amministrazione pubblica romana. Carminati e Buzzi si trovano in carcere dal dicembre del 2014. Nella sentenza di primo grado non era stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso, ma due ‘semplici’ associazioni per delinquere facenti capo rispettivamente a Buzzi e a Carminati, condannati rispettivamente a 19 e 20 anni.
Negli anni, secondo l’accusa, il gruppo criminale con a capo Carminati – che in origine aveva stretti legami con la banda della Magliana – sarebbe cresciuto ampliando il proprio raggio d’azione dalle semplici estorsioni al controllo di attività economiche, appalti e commesse pubbliche. Dopo il 2011 e l’incontro con Salvatore Buzzi, l’associazione sarebbe ulteriormente cresciuta, arrivando a condizionare la politica e la pubblica amministrazione, senza però mai abbandonare le attività originarie della violenza, dell’estorsione e dell’usura. Proprio da quelle, sostiene l’accusa, avrebbe tratto forza la nuova mafia, proprio come quelle tradizionali.
L’imprenditore delle cooperative romane avrebbe scelto come socio l’ex uomo dei Nar per il timore che il nome di Carminati era in grado di incutere. Buzzi, sostiene la procura, aveva bisogno di un socio sempre pronto al “lavoro sporco“, fatto di minacce e violenza contro chi non rispettava i patti. Quattordici anni è invece la pena richiesta per Franco Panzironi, ex amministratore delegato di Ama, l’azienda romana dei rifiuti; 18 per Luca Gramazio, già capogruppo regionale del Pdl. Per i tre collaboratori di Carminati, Riccardo Brugia, Roberto Lacopo e Matteo Calvio, sono stati chiesti rispettivamente 24, 19 e 18 anni; per gli appartenenti alla cerchia di Buzzi, Nadia Cerrito, Paolo di Ninno, Alessandra Garrone e Carlo Maria Guarany, chieste pene dai 13 anni e mezzo ai 17 anni e mezzo.
La richiesta è rispettivamente di 16 anni e dieci mesi e di 16 anni e due mesi per gli imprenditori Agostino Gaglianone e Giuseppe Ietto, ritenuti a servizio dell’associazione; e di 16 anni per Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, considerati dall’accusa il punto di contatto tra il Mondo di mezzo e la ‘ndrangheta. Più leggere le pene chieste per Mirko Coratti, ex presidente Pd dell’Assemblea comunale capitolina (4 anni e mezzo), per l’ex presidente Pd del municipio di Ostia Andrea Tassone (4 anni), e per gli ex consiglieri comunali Pierpaolo Pedetti del Pd (5 anni e sei mesi) e Giordano Tredicine del Pdl (4 anni).