Rifornivano di marijuana e cocaina le piazze di spaccio viestane, facendo arrivare lo stupefacente direttamente dall’Albania. E cercavano sempre nuove reclute, anche bambini di appena 12 o 13 anni. Con queste accuse, sette presunti affiliati al clan del boss Girolamo Perna sono stati arrestati su mandato gip di Tribunale di Bari, Giovanna Anglana, a conclusione di un’indagine nata dall’inchiesta sull’omicidio del pregiudicato Giambattista Notarangelo, ucciso nelle campagne di Vieste lo scorso 6 aprile.
La Direzione distrettuale antimafia di Bari ha chiesto e ottenuti gli arresti di Claudio e Giovanni Iannoli, considerati i luogotenenti del boss Perna attualmente in carcere, Giovannantonio Cariglia, Stefan Cealicu, Raffaele Giorgio Prencipe, Carmine Romano e Giuseppe Stramacchia. Ai sette presunti affiliati è contestato il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e alla detenzione e porto illegale di numerose armi da fuoco. Altri 7 fermi erano stati effettuati a fine agosto.
Secondo le accuse, i fratelli Iannoli erano costantemente informati dagli altri affiliati di ogni questione. Si occupavano di scegliere i canali di distribuzione e stabilire il prezzo della droga, nonché dell’ammissione di nuove reclute, tra cui, appunto, giovanissimi o preadolescenti, a cui venivano affidate in custodia le armi. Spettava a loro l’ultima parola anche rispetto ai rapporti con il clan rivale, riconducibile al pregiudicato Marco Raduano. “Persino 12enni e 13enni pregano di entrare nel giro. A Vieste abbiamo riscontrato una spaventosa facilità di reclutamento di gioventù sbandata“, ha rivelato il pm della Dda barese, Giuseppe Gatti.
Nella ricostruzione fatta dagli investigatori, gli arrestati stavano progettando un’azione di fuoco contro affiliati dei Raduano, allo scopo di eliminare la loro presenza dal territorio intorno a Vieste. “Vado lì e li sparo in testa a tutti e quattro insieme. Perché se prendi solo uno, poi li altri si nascondono. La botta non la sentono”, dicevano intercettati alcuni degli arresti. Pianificando la strage, secondo la procura antimafia, due degli arrestati, Giuseppe Stramacchia e Carmine Romano, avevano incaricato alcuni pusher di acquisire informazioni dettagliate sugli spostamenti quotidiani di elementi di spicco della fazione nemica.
La guerra tra i clan Perna e Raduano ha già fatto contare numerosi omicidi realizzati o tentati negli ultimi anni. E, come raccontato da Ilfattoquotidiano.it lo scorso dicembre, alla gestione del traffico di stupefacenti con l’Albania è riconducibile l’intera guerra di mafia che ha insanguinato il Gargano negli scorsi anni. Compresa la strage di San Marco in Lamis dell’agosto 2017. “Essere padroni a Vieste diventa decisivo nel panorama mafioso locale e nazionale. Chi comanda a Vieste può dire una parola decisiva sui traffici internazionali”, ha spiegato il pm Gatti, da anni impegnato nella lotta alla mala garganica.