Nel precedente post sull’orgasmometro femminile ho scritto che il professor Emmanuele Jannini aveva usato il questionario Fsfi indice della funzione sessuale femminile. Il test, tuttavia, non misura la funzione sessuale femminile e per questo moltissime donne credono di essere “malate” quando invece non lo sono. Purtroppo (e da più di 15 anni) è il questionario più usato dai sessuologi e ricercatori per fare diagnosi e sondaggi/statistiche sulle disfunzioni sessuali femminili.
Le domande nel Fsfi sono 19 e le risposte delle donne intervistate devono riferirsi alla loro vita sessuale delle ultime quattro settimane. I quesiti sono:
– 1 e 2 sul desiderio sessuale;
– Dalla 3 alla 6 sull’eccitazione sessuale (una sulla soddisfazione);
– Dalla 7 alla 10 sulla lubrificazione vaginale;
– Dalla 11 alla 13 sull’orgasmo vaginale (una sulla soddisfazione);
– Dalla 14 alla 16 sulla soddisfazione (emozionale, relazionale, vita sessuale);
– Dalla 17 alla 19 sul dolore durante la penetrazione vaginale.
Le domande reali sulla funzione sessuale quindi sarebbero quelle dalla 3 alla 13, che però finiscono sempre con: “… intercorse?” – cioè con il rapporto pene-vagina -, mentre le domande 1–2–14–15–16 sono “psicologiche” e 17–18–19 si riferiscono invece alla presenza o meno di dolore nel rapporto vaginale. Con questi quesiti è davvero possibile capire se è normale la funzione sessuale delle donne intervistate? No, perché il test indaga principalmente il rapporto pene-vagina (purtroppo la sessualità femminile per i sessuologi/psicologi ancora oggi si identifica con il rapporto sessuale completo, cioè il rapporto vaginale).
Ora si può capire perché le disfunzioni sessuali femminili sono così diffuse nel mondo (e sono un grande business): perché si basano su qualcosa che non esiste, cioè l’orgasmo vaginale. Per indagare scientificamente la funzione sessuale femminile, le domande dei questionari devono prima di tutto chiedere della presenza o meno dell’orgasmo con la masturbazione (tutte le funzioni del corpo umano si studiano nel soggetto e non in relazione a un altro), solo nelle donne in cui è assente si deve capire l’eventuale presenza o assenza di una “disfunzione”: infatti la prima cosa che in terapia sessuale viene prescritta/insegnata a tutte le donne è proprio la masturbazione.
Per quanto riguarda le prime due domande dell’Fsfi sul desiderio sessuale, le risposte sembrerebbero indicare agli “esperti” che c’è una frequente riduzione del desiderio sessuale nelle donne, soprattutto dopo la menopausa (ma la vagina non serve più per la riproduzione e fisiologicamente va lentamente in atrofia). Molte donne però non si rendono conto di avere un problema/disfunzione sessuale, sono i sessuologi che gli fanno credere di essere malate. Inoltre, questo “calo del desiderio” forse è normale se con il rapporto vaginale le donne non provano l’inesistente orgasmo vaginale, e poi perché se una donna non pensa spesso al sesso dovrebbe essere “malata”?
Oggi le disfunzioni sessuali femminili sono un business per i sessuologi/psicologi, vedi la mia lettera a BJOG An International Journal of Obstetrics. Un giornalista, Ray Moynihan, da alcuni anni studia i conflitti di interesse tra sessuologi/ricercatori e case farmaceutiche e nel suo articolo pubblicato dalla rivista British Medical Journal scrive: “L’indice della funzione sessuale femminile con 19 item, pubblicato nel 2000, è stato supportato da Bayer e Zonagen. Il questionario sulla funzione sessuale è stato finanziato dalla Pfizer e metà degli autori del documento del 2002 che descrive il suo sviluppo erano dipendenti di Pfizer, incluso l’autore principale”, arrivando alla conclusione/denuncia che molte disfunzioni sessuali femminili sono create per il profitto delle industrie farmaceutiche e che i risultati di molte ricerche scientifiche, divulgati dai mass-media di tutto il mondo, sono frutto di dati male interpretati o peggio, forse falsificati.
Vedi, ad esempio, il “viagra per le donne”, molto pubblicizzato da alcuni sessuologi, e la mia comunicazione sulla flibanserina all’European Urology. Vedi anche i farmaci per l’eiaculazione maschile, che non è una malattia giacché comunque si può imparare a prolungare l’erezione senza farmaci, come ho già spiegato nel blog. Le disfunzioni sessuali femminili (e maschili) si “curano” e prevengono principalmente con una corretta educazione sessuale, e la definizione di rapporto sessuale completo deve essere orgasmo per entrambi i partner, sempre, con o senza il rapporto vaginale (definizione per tutti gli esseri umani), per le donne sempre anche la “prima volta” e dopo la menopausa.
Per approfondire vedi il mio ebook: