Studi legali, ex manager d’oro, tour operator italiani e stranieri, dipendenti passati e attuali che invocano ferie e tfr. E ancora, enti pubblici di tutti i tipi (ministero, Regione, altre società di tpl), addirittura la Diocesi di Treviso. E, come se non bastasse, oltre 700 utenti del trasporto pubblico beffati dal malfunzionamento delle macchinette elettroniche. Supera gli 1,5 miliardi di euro il totale dei debiti di Atac, la società capitolina dei trasporti, compresi nella procedura di concordato preventivo che il 27 luglio scorso ha avuto l’ok da parte del tribunale fallimentare di Roma. Era lo scoglio principale, ma c’è ancora un ostacolo determinante da superare. Il 19 dicembre, infatti, il giudice riunirà le migliaia di creditori che dovranno votare il loro assenso alla procedura che spalmerà la restituzione degli importi dovuti per i prossimi 30 anni. La fetta di debito assegnata ai cosiddetti creditori “privilegiati” (che dunque rientreranno per primi) ammonta a circa 329 milioni di euro e comprende dipendenti, professionisti – soprattutto studi legali – società cooperative, enti previdenziali e cessionari e il distributore Q8 per la parte delle accise. Poi ci sono i cosiddetti “chirografari”, che vantano crediti per 687 milioni di euro: qui troviamo banche, le consorziate Metrebus (Cotral e Fs) e la Roma Tpl, fornitori pubblici, i debiti per pignoramenti e risarcimenti e lo Stato. Infine, la parte postergata, ovvero i 484 milioni verso Roma Capitale, che sarà l’ultima a ottenere il rimborso.
DAGLI UTENTI “BEFFATI” AI DIRIGENTI PREMIATI – I creditori sono migliaia e per molti il debito è di pochi euro. A fare numero, fra gli altri, sono le centinaia (circa 700, tanti nomi stranieri) di passeggeri che hanno chiesto il rimborso a causa del malfunzionamento delle macchinette elettroniche emettitrici di biglietti. In totale, Atac dovrà restituire circa 16.800 euro agli utenti che, pur avendo inserito somme che vanno in gran parte dai 10 ai 50 euro, hanno tenuto il punto e si sono iscritti al concordato (circostanza che fa immaginare come la cifra totale fosse molto più elevata). Ma gli importi più consistenti sono rappresentati dai debiti verso i dipendenti. Ognuno di loro ha reclamato nella procedura centinaia di euro derivanti da piccoli contenziosi, ferie non godute e tfr: ben 220 pagine di nomi – tutti creditori privilegiati – con cifre che vanno dai 500 agli oltre 3.000 euro, per un importo totale che sfiora i 58 milioni di euro. Sempre nella categoria dipendenti, troviamo anche vecchi contenziosi piuttosto onerosi che, evidentemente, si sono risolti in maniera negativa per Atac. Come quello con l’ex dirigente Emilio Cera, che aveva lasciato l’azienda capitolina e che ora attende un maxi-risarcimento da 250mila euro, o con l’ex leader dell’Ugl Trasporti, Fabio Milloch – uscito in seguito a una vicenda relativa a dei permessi sindacali – iscritto al rientro di oltre 55mila euro. Sempre parlando di dirigenti, fra le cifre iscritte a rimborso anche 1.541.916 euro relativi ai cosiddetti MBO (premi per il raggiungimento degli obiettivi) mai erogati dal 2012 al 2016 a causa delle performance negative dell’azienda e che invece ora proprio la stessa Atac si troverà a dover corrispondere ai propri manager.
GLI STUDI LEGALI, LE COOP E LA DIOCESI – Impressionante anche l’elenco di avvocati e studi legali coinvolti in questi anni nelle vicende legate Atac. Ci sono oltre cinque pagine di nomi di professionisti ai quali l’azienda dovrà rimborsare oltre 5 milioni di euro. Il record del credito ce l’ha lo Studio Lepore di Roma, che attende il rimborso di ben 944.000 euro. Soldi anche alle cooperative a cui in questi anni la società capitolina ha affidato servizi in appalto: ci sono i 9,8 milioni alla Ciclat Ausiliari Traffico, 1,2 milioni alla Lucentissima e anche 36.000 euro da restituire alla 29 Giugno che fu di Salvatore Buzzi. E poi ci sono i fornitori semplici. Compagnie telefoniche, distributori di benzina, catene di ristoranti e fast food e tantissimi Tour Operator di tutta Europa che vantano dei crediti di varia natura verso Atac. Ciliegina sulla torta i 621 euro attesi dalla Diocesi di Treviso.