“La Brebemi sperimenterà i Tir elettrici in autostrada”. “L’A35 punta alle famiglie con pacchetti turistici e concorsi a premi per incentivare con sconti l’uso in nuove fasce d’utenti”. Queste nuove trovate sono uniche nel settore dei concessionari autostradali. Le tariffe di Brebemi sono doppie rispetto agli altri concessionari e forse sarebbe meglio ridurle piuttosto che abbassarle surrettiziamente. L’Autorità dei Trasporti dovrebbe intervenire ma non ha competenze. Gli interessi pubblici e dei consumatori non sono purtroppo tutelati da nessuno.
La proposta dei Tir elettrici sperimentali, come quella di mettere in funzione un sistema a catenaria, costa 3 milioni di euro a Km e mantenere in carica i camion elettrici è un problema irrisolto per la logistica verde. Questo polverone mediatico serve a celare i problemi irrisolti di quell’autostrada: si tratta di un grave stato di crisi finanziario che si protrae dal 2012, quando è nata la società, e peggiorato ulteriormente dal 2014, con l’apertura al traffico dell’infrastruttura. Da allora tutti i bilanci sono stati chiusi in perdita e i costi d’esercizio e finanziari sono stati nettamente superiori ai ricavi, tanto che il 2014 si è chiuso con una perdita di -35,4 milioni, il 2015 con un -68,9, il 2016 -49,1 e il 2017 con un -39,2.
Questi dati negativi permangono nonostante la leggera crescita di traffico derivante dall’interconnessione con l’A4 – opera non prevista in concessione – costata altri 60 milioni, che si aggiungono al mutuo di 1,6 miliardi ancora da iniziare a pagare. Anche nel 2017 la situazione è stata la stessa degli anni precedenti: con ricavi per 66 milioni (20 milioni sono contributi pubblici) non si è iniziato a pagare il mutuo di 90 milioni l’anno e si coprono a malapena i costi d’esercizio. L’indebitamento finanziario continua ad aumentare: si è passati infatti da 1,6 miliardi del 2016 a 1,7 mld nel 2017 (più un derivato da 330 milioni). Con questi numeri, anche se il traffico raggiungesse i valori di 60mila veicoli medi giornalieri previsti nel piano economico finanziario siglato con il Cal (Concessionario Autostradale Lombardo, un doppione federalista dell’Anas), il debito accumulato è tale da non poter mai più essere recuperato.
Con questo fallimentare trend di traffico inferiore a 25 mila veicoli giornalieri rispetto ai 60 mila previsti dal progetto, la concessionaria peggiora la sua situazione finanziaria ogni anno. La Brebemi doveva servire per decongestionare l’A4 Milano-Brescia, eppure in questa tratta il traffico invece di diminuire continua a crescere, con 110 mila veicoli medi giornalieri. A 4 anni dalla sua apertura, nonostante gli aiuti pubblici (320 milioni non previsti), il prolungamento della concessione di 5 anni (da 20 a 25 anni non prevista) e il collegamento con l’A4 a Brescia, anch’esso non previsto dalla concessione, la situazione resta fallimentare.
Ma il passato Governo ha voluto fare un altro regalo a Brebemi, fissando il costo del subentro a fine concessione (tra 20 anni quindi) a 1,2 miliardi. In pratica lo Stato per entrare in possesso di un’opera che sarà ancora da pagare, riscatterà l’infrastruttura con 1,2 miliardi. La società sta in piedi pur senza la solidità patrimoniale e finanziaria richiesta solo sulla carta, perché l’azionista principale è Banca Intesa, che è anche il principale creditore. Ci si lamenta degli alti costi del danaro (6,2%) ma il costo del danaro del finanziamento è stato alto perché bassa era la garanzia di restituire il prestito e da qui si poteva già intravedere che si era di fronte ad un opera ad alto rischio.
Brebemi punta a essere il corridoio padano di transito delle merci che viaggiano su gomma. Austria, Svizzera e Germania puntano a non essere la camera a gas dei trasporti su camion e trasferiscono i Tir su ferrovia. La società pensa che siano le strade a fare le imprese di trasporto e le piattaforme logistiche efficienti e competitive, mentre è vero il contrario. Il concedente Cal, che dovrebbe vigilare sulla mai raggiunta solidità patrimoniale di Brebemi, tace. Il creditore principale del mutuo non pagato (Banca Intesa) è anche l’azionista che la controlla. Banca Intesa è in mezzo al guado. Come spiega ai suoi azionisti (risparmiatori) di essere al tempo stesso debitore e creditore di se stessa?