Con un semplice messaggio scritto WhatsApp, “Fermato”, a 56 lavoratori di una delle principali aziende abruzzesi non è stato rinnovato il contratto e sono adesso disoccupati. Una decisione collettiva a mezzo app che vede coinvolti gli interinali in servizio alla LFoundry di Avezzano, che produce semiconduttori e circuiti integrati per l’automotive e per l’industria aerospaziale e che appartiene, da qualche tempo, alla cinese Smic. In tutto, vi lavorano quasi 1.500 persone.
Il testo del WhatsApp è stato spedito dall’agenzia interinale che aveva formalmente assunto i lavoratori, la Openjobmetis. Eccone il contenuto: “Buon pomeriggio. Per correttezza vi informo che il fermo è dovuto alle valutazioni che si stanno facendo sul nuovo decreto (Dignità), che mette diversi limiti. Vi terrò aggiornati, e rimane l’ottima considerazione che abbiamo di voi. Un saluto”, racconta a ilfattoquotidiano.it Francesco Raglione, uno degli addetti a somministrazione non rinnovati. “Ho ricevuto la notifica dello stop mentre ero in turno. In due anni in fabbrica, ho preso solo due giorni di malattia e uno di ferie. Ho lavorato a Natale, a Pasqua, sotto la neve. Risultato finale: siamo stati già sostituiti da altri ragazzi che avevamo formato noi stessi, inconsapevolmente, nelle scorse settimane. Ci erano stati messi in affiancamento. Formati loro, a casa noi”. Secondo Ragione, “l’azienda temeva che qualcuno di noi potesse fare ricorso o chiedere la retroattività del decreto Dignità, e così ci ha defenestrato ancor prima che diventasse legge la riforma Di Maio. I primi a pagare siamo stati noi somministrati più anziani, a breve tutti gli altri”. Anche Simone Sabatini è uno dei 56: “Sono quello che aveva maggiore longevità precaria di servizio. Sì, è il primo “licenziamento” attraverso WhatsApp, ma la modalità adottata conta fino a un certo punto – ci dice -. Il problema sono le leggi che ci sono. Il problema è l’Italia”.
“Si è trattato di fermi sulle chiamate ai lavoratori somministrati. La ragione deriva dalle misure introdotte dal decreto Dignità, che riduce a 24 mesi (ma di fatto a 12) il periodo dei rinnovi – commenta Edoardo Picozzi, rappresentante sindacale della Fiom Cgil alla LFoundry -. WhatsApp viene utilizzato dall’agenzia di somministrazione per comunicare in maniera rapida con i lavoratori, visto che sono contattati frequentemente per contratti di breve durata, a volte di un solo turno lavorativo… Abbiamo chiesto un incontro-confronto all’azienda per capire l’entità del problema e quanti altri lavoratori sono a rischio fermo”. Un termine quasi ittico, che ricorda il fermo biologico.
“Non abbiamo commenti da fare come azienda. Mi lasci però precisare, a titolo personale, due cose – replica a ilfattoquotidiano.it Gianluca Togna, corporate communication manager della LFoundry -. La prima è che non si tratta di licenziamenti, ma di scadenza di contratti interinali che non sono stati rinnovati. La seconda è che parlando di lavoratori a somministrazione, temporanei per definizione, l’assunzione e i rapporti formali con loro sono gestiti dalla società interinale che utilizziamo. È stata quest’ultima, non noi, a inviare il messaggio WhatsApp, a cui avrebbe fatto seguito pure una telefonata”. Che però non è seguita.