La presenza di termini riconducibili alla lingua inglese, detti anglicismi, è un fenomeno d’interesse per molti linguisti, sul piano delle dinamiche che favoriscono la loro presenza, come nell’ambito classificativo tassonomico che incide sul tipo di adattamento o non al lessico, nonché in una chiave di tutela del patrimonio della lingua italiana. Si tratta di un argomento con molteplici sfaccettature e in costante evoluzione perché i contatti tra le lingue sono un fenomeno inarrestabile in un contesto di globalizzazione.

Il nostro interesse è stato quello di fare “un’istantanea” della situazione, valorizzando il patrimonio della lingua italiana. Come dicevano spesso i professori Giuseppe Castorina e Manuela Cipri (docenti di lingua inglese che hanno sviluppato il Toesp Test of English for Specific Purposes), più conosciamo la lingua italiana e la sua storia, più siamo in grado di capire i termini stranieri che entrano, escono o talvolta ritornano nella nostra lingua. Conoscere la lingua materna è la chiave per reagire consapevolmente a tali fenomeni.

Gli anglicismi si dividono in due categorie: la prima, in cui la forma rimane invariata rispetto all’inglese, ossia sono non adattati; la seconda, in cui la forma viene modificata secondo criteri propri della lingua italiana, ossia sono adattati.

La Tabella 1 mostra in termini generali il numero complessivo di anglicismi (non adattati) introdotti in diversi dizionari della lingua italiana.

Tale aumento è più evidente nella Tabella 2, che informa un incremento pari al 25%, in una finestra temporale di 8 anni. Si tratta di un aumento consistente, nonostante in termini assoluti si stia parlando di un numero sostanzialmente piccolo rispetto al lessico complessivo della lingua italiana.

La Tabella 3 va letta in una prospettiva storica, considerando che la politica linguistica italiana del Ventennio prevedeva la traduzione di ogni termine straniero. L’arrivo della tv in Italia rappresenta un’apertura che avrà contribuito a far emergere i dati indicati. Così come la diffusione dell’Internet è una variabile da tenere in conto al fine di evitare una lettura lineare che finisca per falsare la realtà.

La Tabella 4 rivela che, in minor misura, anche altre lingue sono coinvolte nel fenomeno trattato.

Al fine di capire meglio il fenomeno degli anglicismi, abbiamo scelto due ambiti particolarmente sensibili alle influenze anglofone: l’economia e la comunicazione.

L’economia, per tradizione accademica, per l’utilizzo dell’inglese come lingua franca del commercio internazionale, e per il peso economico dei Paesi anglofoni, è un settore in cui sono evidenti termini di origine o diffusione a partire dall’inglese. La comunicazione, per la sua attuale diffusione globale, è un altro settore che assorbe influenze dalla lingua inglese, con un grande impatto sul lettore medio. Tali caratteristiche sono prevalse nella scelta degli ambiti da indagare.

Anglicismi della economia

I termini scelti e quantificati si trovano in notizie on line (Tabella 5) e in molti casi riguardano concetti con ricadute sulla vita pratica e conseguenze sulla società nel suo insieme.

I dizionari italiani ammettono la maggior parte dei termini scelti (Tabella 6). Tale presenza è un indicatore della loro diffusione, che ovviamente va oltre il registro on line.

L’etimologia dei termini del campione (Tabella 7) si trova su Online Etymology Dictionary, che a sua volta si basa su bibliografia come l’Oxford English Dictionary ed altre. Anche Etimo.it ha permesso di confrontare i risultati. Nel definire i termini “di origine latina” non abbiamo usato un criterio eccessivamente rigoroso, ossia, in alcuni casi si tratta di termini che risalgono al greco antico, come “telecom”, ma sono stati chiaramente assorbiti tramite il latino. Non si sono fatte, inoltre, distinzioni tra latino classico e latino medioevale o altre distinzioni ancora più precise, ma si è voluto far notare come il patrimonio storico-linguistico ritorna in parole genericamente identificate oggi con la lingua inglese.

Le differenze tra i Grafici 1 e 2 mostrano che la presenza di anglicismi è a volte un fenomeno circostanziato, legato a un determinato periodo. L’incremento di utilizzo della parola “policy”, ad esempio, indica una maggior attenzione rispetto alle procedure e una maggior sensibilità della società a riguardo. In tal senso, la crisi economica del 2008 ha mostrato che il tema è fondamentale e va conosciuto.

 

[Ha collaborato Gislaine Marins]

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