Un filtro preventivo affidato alle piattaforme web come Facebook o YouTube e agli aggregatori come Google news, che dovranno vagliare i contenuti caricati dagli utenti per eliminare quelli protetti dal diritto d’autore. E’ quello che il Parlamento europeo intende imporre con la discussa proposta di riforma del copyright approvata mercoledì dalla plenaria di Strasburgo che il 5 luglio aveva invece bocciato il testo, con tanto di denunce di “minacce” ai danni degli europarlamentati. Sono stati respinti gli emendamenti di M5S ed Efdd che chiedevano lo stralcio degli articoli più controversi: l’11, in base al quale gli editori devono ricevere compensi “consoni ed equi” per l’uso dei loro materiali da parte dei “fornitori di servizi nella società dell’informazione”, e il 13, ribattezzato “bavaglio al web”. Gli eurodeputati della Lega e del Movimento hanno votato tutti contro, così come la maggioranza dei Verdi. Per il vicepremier Luigi Di Maio si profila “uno scenario da Grande Fratello di Orwell” perché “i tuoi contenuti sui social potrebbero essere pubblici solo se superano il vaglio dei super censori”. I grandi editori esultano sostenendo che la riforma “preserverà l’indipendenza dei giornali”.
Protetti da copyright anche gli snippet. Alle piattaforme il controllo sui contenuti – La posizione del Parlamento Ue ha reso più severa la proposta iniziale della Commissione in materia di responsabilità delle piattaforme. Tra i contenuti protetti da copyright sono stati infatti inseriti anche gli snippet, cioè il titolo e l’anteprima dei contenuti dei link. L‘articolo 13 del testo dispone che le piattaforme che “ospitano e danno accesso al pubblico a una grande mole di lavori caricati dagli utenti” debbano, “cooperando con i detentori dei diritti”, prendere iniziative per “assicurare il rispetto degli accordi” siglati con loro per l’utilizzo dei loro contenuti “o prevenirne la messa a disposizione”. Insomma: se non eliminano preventivamente tali contenuti dovranno compensare chi detiene i diritti. Il rischio, soprattutto per le piccole testate online che dipendono dalla pubblicità, è che gli aggregatori eliminino tout court i loro contenuti. Il tutto varrà anche per Wikipedia, che da mesi protesta contro la proposta lamentando che obbligherebbe “a pre-filtrare inefficacemente i contenuti”. Stando al testo approvato dal Parlamento le piattaforme dovranno istituire meccanismi rapidi di reclamo (gestiti dal personale della piattaforma e non da algoritmi) che consentano ex post di presentare ricorsi contro l’ingiusta eliminazione di un contenuto.
Compensi agli editori per l’uso dei loro materiali – L’articolo 11 stabilisce invece che gli editori debbano ricevere compensi “consoni ed equi” per l’uso dei loro materiali da parte dei “fornitori di servizi nella società dell’informazione”, cioè i gruppi del web. A meno che non scelgano, in alternativa, di farne a meno. Viene escluso dal balzello chi utilizza i link a fini non commerciali: enciclopedie online e piattaforme di software open source, dunque, sono esentate. Anche i meme come le parodie sono esclusi. Si potranno poi condividere liberamente i link accompagnati da singole parole.
I grandi gruppi editoriali sono per ora tutti a favore della direttiva: nei giorni scorsi Fieg e l’associazione degli editori europei hanno fatto appello agli europarlamentari perché la votassero. Il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, oggi ha festeggiato l’esito del voto sostenendo che “è l’affermazione di un principio a tutela dei valori democratici europei di una stampa libera e indipendente e a garanzia della centralità del suo ruolo nella società contemporanea”. Per il presidente dell’Enpa, Carlo Perrone, la riforma “preserverà l’indipendenza dei giornali per le generazioni future”. Favorevole anche la Federazione nazionale della stampa italiana: secondo il segretario generale Raffaele Lorusso “l’approvazione della direttiva sul diritto d’autore da parte del Parlamento Europeo è la vittoria della ragione, del buonsenso e della dignità del lavoro su chi punta a disarticolare la democrazia e le sue istituzioni attraverso l’attacco all’informazione e ai corpi intermedi. È un risultato che premia la battaglia comune dei sindacati dei giornalisti dei principali Paesi europei, a cominciare dalla Fnsi, e delle associazioni di editori, scrittori, autori cinematografici, attori, registi, film-maker”.
Ora i negoziati con Consiglio e Commissione per arrivare al testo finale – Il testo è stato approvato dall’Europarlamento con 438 voti a favore, 226 contro e 39 astensioni. Favorevole la maggioranza dei Popolari e dei Socialisti e Democratici, mentre si sono spaccati il gruppo dei Liberali (Alde), dell’Ecr e nell’Efdd, di cui fanno parte gli eurodeputati pentastellati, e quello delle destre Enf. Le nuove norme non sono definitive: nelle prossime settimane partiranno i negoziati con Consiglio e Commissione Ue e la versione finale della direttiva non sarà partorita prima della fine dell’anno.
Di Maio: “Scenario da Grande Fratello”. Tajani: “Conte prenda le distanze” – “E’ un buon segnale per l’industria creativa e culturale europea”, ha dichiarato il relatore del provvedimento, il popolare tedesco Axel Voss. Il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, da sempre critico nei confronti della riforma, ha commentato su facebook scrivendo che “il Parlamento Ue ha introdotto la censura dei contenuti degli utenti su Internet. Stiamo entrando ufficialmente in uno scenario da Grande Fratello di Orwell. Rispetto all’ultimo voto di Strasburgo in cui non fu dato il via libera al testo finale, le lobby hanno avuto il tempo di lavorare e influenzare gli europarlamentari, i quali hanno deciso di ricredersi. D’ora in poi, secondo l’Europa, i tuoi contenuti sui social potrebbero essere pubblici solo se superano il vaglio dei super censori. Oltre all’introduzione della cosiddetta e folle ‘link tax’, la cosa più grave è l’introduzione di questo meccanismo di filtraggio preventivo dei contenuti caricati dagli utenti”. Il presidente del parlamento Ue, Antonio Tajani, ha risposto via Twitter chiedendo “al Presidente del Consiglio Conte di prendere immediatamente le distanze dalle dichiarazioni infamanti del Vicepremier Di Maio contro il Parlamento europeo. Minacciare l’unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini è da analfabeti della democrazia”.