di Barbara Pigoli *
Industria 4.0 non è un cambiamento, si tratta una vera e propria rivoluzione, che porta con sé novità dirompenti e impatta sulle competenze richieste ai lavoratori e sulle forme di trasmissione del sapere: competenze specialistiche, adattabilità e formazione adeguata sono la condizione per garantire occupabilità ai lavoratori. I Fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua, costituiti e gestiti dalla parti sociali, rappresentano oggi il sistema di regolazione e gestione della formazione continua nazionale e hanno il compito di intercettare e rispondere alla domanda sociale di formazione, cercando di prevenire l’obsolescenza delle competenze.
La sfida delle parti sociali (sindacato in primis) è cogliere la possibilità di innovazione che le nuove politiche formative offrono a favore della competitività delle imprese e dell’occupabilità dei lavoratori. Dalla funzione di regolazione del lavoro, le parti hanno l’opportunità di diventare attori privilegiati del governo dello sviluppo e contribuire alla crescita di un’economia di “via alta alla competitività”, basata sull’integrazione e sulla qualificazione delle risorse umane, sull’innovazione, sulla qualità dei prodotti, sulla crescita dell’economia della conoscenza e sul ruolo strategico della formazione per l’innalzamento della qualità del lavoro.
Istituiti con la Legge 388/2000, i Fondi interprofessionali sono organismi di natura associativa promossi dalle associazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori, che si alimentano con il contributo obbligatorio dello 0,30% sulla disoccupazione involontaria versato dalle imprese all’Inps. Un fenomeno di rilevanza significativa per estensione e importi: i sei principali Fondi interprofessionali autorizzati dal Ministero (Fondimpresa, For.Te, Fondo Fba, Fonarcom, Fondirigenti e Fondir), cui aderiscono cinquecentomila imprese, per sette milioni e centomila lavoratori impiegati, dispongono di un budget per pagare la formazione nel 2018 di quasi cinquecento milioni di euro.
La costituzione dei Fondi interprofessionali ha innescato un processo inclusivo e innovativo nel panorama delle politiche attive nazionali a favore del lavoro: alle parti sociali (datoriali e sindacali in modalità del tutto paritetica), il legislatore affida funzioni di indirizzo, gestione e monitoraggio del finanziamento dei piani formativi (aziendali, settoriali, territoriali o individuali). Si privilegia l’approccio bilaterale in tutte le fasi del processo formativo, con il fine di contemperare e soddisfare tramite la gestione dei piani formativi due esigenze storicamente conflittuali: il diritto al lavoro delle persone e la competitività delle imprese. Per comprendere meglio il portato innovativo dell’approccio bilaterale nella gestione dei Fondi interprofessionali, è necessario fare memoria circa il ruolo determinante delle parti sociali nello sviluppo dell’attuale sistema di formazione continua.
Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta il sistema italiano inizia a recepire le prime riflessioni sul ruolo della formazione permanente maturate a livello europeo e i nuovi modelli concertativi che i sindacati europei stanno realizzando. Si fa strada la convinzione che la formazione continua possa essere considerata per la sua natura professionalizzante, come strumento di prevenzione dell’obsolescenza della professionalità dei lavoratori meno scolarizzati. La formazione non è più intesa come interesse solo delle imprese, ma viene considerata area di interesse comune tra impresa e lavoratore. Il dialogo sul tema e le trattative triangolari tra Governo e parti sociali si sviluppano alla fine degli anni Ottanta, dopo dieci anni in cui la concertazione era sostanzialmente centralizzata.
Dunque è proprio lo sviluppo del sistema concertativo e della pratica del dialogo sociale all’inizio degli anni Novanta alla base della creazione dell’attuale sistema di formazione continua: le associazioni di rappresentanza dei lavoratori e le associazioni di rappresentanza delle imprese iniziano a riconoscere che la qualificazione dei lavoratori è essenziale per garantire la competitività delle imprese.
Il segnale concreto rispetto al cambiamento in atto risale al 1993: l’Accordo Interconfederale del Gennaio 1993, oltre a riconoscere la qualificazione dei lavoratori come elemento essenziale per la competitività delle imprese, introduce formalmente la bilateralità come criterio di indirizzo e verifica per il sistema della formazione continua, e il successivo Accordo Triangolare del Luglio 1993, stabilisce di destinare alla formazione il già citato 0,3% contro la disoccupazione involontaria. L’accordo del 1993 rappresenta un punto di svolta, in quanto stabilisce che il metodo bilaterale costituirà lo snodo operativo del nascente sistema di formazione continua italiano.
Nell’attuale fase storica, in cui Industria 4.0 acuisce la già presente polarizzazione all’interno del mercato del lavoro, causando crescenti diseguaglianze a sfavore dei lavoratori con basso livello di scolarizzazione, che rischiano il deterioramento delle competenze e l’espulsione dal mercato del lavoro, la pratica del metodo bilaterale e la presenza del sindacato dovrebbero garantire maggiori equilibri e tutelare le categorie più deboli.
* Laurea Magistrale in Scienze Politiche (Università degli Studi di Milano) e Master in Lobbying & Public Affairs (Università LUMSA di Roma). Sono da sempre impegnata nel sistema della formazione continua e delle politiche attive per la formazione (governance del sistema, progettazione ed erogazione), e per 11 anni ho diretto un ente di formazione del sistema confindustriale (FormaMec ANIMA). Attualmente opero come libera professionista. Progetto Piani formativi e collaboro attivamente con Parti Sociali e associazioni di rappresentanza nell’articolazione della domanda formativa delle imprese e dei lavoratori. Relatrice a convegni istituzionali in qualità di esperta in processi formativi e corretto utilizzo dei Fondi interprofessionali, scrivo articoli, pubblicazioni ed erogo consulenze e docenze specialistiche sui processi di governance che caratterizzano i Fondi interprofessionali, la formazione continua e la bilateralità.
Area pro labour
Giuristi per il lavoro
Lavoro & Precari - 12 Settembre 2018
Fondi interprofessionali, un sistema per incentivare la formazione e tutelare le categorie più deboli
di Barbara Pigoli *
Industria 4.0 non è un cambiamento, si tratta una vera e propria rivoluzione, che porta con sé novità dirompenti e impatta sulle competenze richieste ai lavoratori e sulle forme di trasmissione del sapere: competenze specialistiche, adattabilità e formazione adeguata sono la condizione per garantire occupabilità ai lavoratori. I Fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua, costituiti e gestiti dalla parti sociali, rappresentano oggi il sistema di regolazione e gestione della formazione continua nazionale e hanno il compito di intercettare e rispondere alla domanda sociale di formazione, cercando di prevenire l’obsolescenza delle competenze.
La sfida delle parti sociali (sindacato in primis) è cogliere la possibilità di innovazione che le nuove politiche formative offrono a favore della competitività delle imprese e dell’occupabilità dei lavoratori. Dalla funzione di regolazione del lavoro, le parti hanno l’opportunità di diventare attori privilegiati del governo dello sviluppo e contribuire alla crescita di un’economia di “via alta alla competitività”, basata sull’integrazione e sulla qualificazione delle risorse umane, sull’innovazione, sulla qualità dei prodotti, sulla crescita dell’economia della conoscenza e sul ruolo strategico della formazione per l’innalzamento della qualità del lavoro.
Istituiti con la Legge 388/2000, i Fondi interprofessionali sono organismi di natura associativa promossi dalle associazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori, che si alimentano con il contributo obbligatorio dello 0,30% sulla disoccupazione involontaria versato dalle imprese all’Inps. Un fenomeno di rilevanza significativa per estensione e importi: i sei principali Fondi interprofessionali autorizzati dal Ministero (Fondimpresa, For.Te, Fondo Fba, Fonarcom, Fondirigenti e Fondir), cui aderiscono cinquecentomila imprese, per sette milioni e centomila lavoratori impiegati, dispongono di un budget per pagare la formazione nel 2018 di quasi cinquecento milioni di euro.
La costituzione dei Fondi interprofessionali ha innescato un processo inclusivo e innovativo nel panorama delle politiche attive nazionali a favore del lavoro: alle parti sociali (datoriali e sindacali in modalità del tutto paritetica), il legislatore affida funzioni di indirizzo, gestione e monitoraggio del finanziamento dei piani formativi (aziendali, settoriali, territoriali o individuali). Si privilegia l’approccio bilaterale in tutte le fasi del processo formativo, con il fine di contemperare e soddisfare tramite la gestione dei piani formativi due esigenze storicamente conflittuali: il diritto al lavoro delle persone e la competitività delle imprese. Per comprendere meglio il portato innovativo dell’approccio bilaterale nella gestione dei Fondi interprofessionali, è necessario fare memoria circa il ruolo determinante delle parti sociali nello sviluppo dell’attuale sistema di formazione continua.
Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta il sistema italiano inizia a recepire le prime riflessioni sul ruolo della formazione permanente maturate a livello europeo e i nuovi modelli concertativi che i sindacati europei stanno realizzando. Si fa strada la convinzione che la formazione continua possa essere considerata per la sua natura professionalizzante, come strumento di prevenzione dell’obsolescenza della professionalità dei lavoratori meno scolarizzati. La formazione non è più intesa come interesse solo delle imprese, ma viene considerata area di interesse comune tra impresa e lavoratore. Il dialogo sul tema e le trattative triangolari tra Governo e parti sociali si sviluppano alla fine degli anni Ottanta, dopo dieci anni in cui la concertazione era sostanzialmente centralizzata.
Dunque è proprio lo sviluppo del sistema concertativo e della pratica del dialogo sociale all’inizio degli anni Novanta alla base della creazione dell’attuale sistema di formazione continua: le associazioni di rappresentanza dei lavoratori e le associazioni di rappresentanza delle imprese iniziano a riconoscere che la qualificazione dei lavoratori è essenziale per garantire la competitività delle imprese.
Il segnale concreto rispetto al cambiamento in atto risale al 1993: l’Accordo Interconfederale del Gennaio 1993, oltre a riconoscere la qualificazione dei lavoratori come elemento essenziale per la competitività delle imprese, introduce formalmente la bilateralità come criterio di indirizzo e verifica per il sistema della formazione continua, e il successivo Accordo Triangolare del Luglio 1993, stabilisce di destinare alla formazione il già citato 0,3% contro la disoccupazione involontaria. L’accordo del 1993 rappresenta un punto di svolta, in quanto stabilisce che il metodo bilaterale costituirà lo snodo operativo del nascente sistema di formazione continua italiano.
Nell’attuale fase storica, in cui Industria 4.0 acuisce la già presente polarizzazione all’interno del mercato del lavoro, causando crescenti diseguaglianze a sfavore dei lavoratori con basso livello di scolarizzazione, che rischiano il deterioramento delle competenze e l’espulsione dal mercato del lavoro, la pratica del metodo bilaterale e la presenza del sindacato dovrebbero garantire maggiori equilibri e tutelare le categorie più deboli.
* Laurea Magistrale in Scienze Politiche (Università degli Studi di Milano) e Master in Lobbying & Public Affairs (Università LUMSA di Roma). Sono da sempre impegnata nel sistema della formazione continua e delle politiche attive per la formazione (governance del sistema, progettazione ed erogazione), e per 11 anni ho diretto un ente di formazione del sistema confindustriale (FormaMec ANIMA). Attualmente opero come libera professionista. Progetto Piani formativi e collaboro attivamente con Parti Sociali e associazioni di rappresentanza nell’articolazione della domanda formativa delle imprese e dei lavoratori. Relatrice a convegni istituzionali in qualità di esperta in processi formativi e corretto utilizzo dei Fondi interprofessionali, scrivo articoli, pubblicazioni ed erogo consulenze e docenze specialistiche sui processi di governance che caratterizzano i Fondi interprofessionali, la formazione continua e la bilateralità.
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Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "La presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. Prima lo farà, prima potrà occuparsi dei gravi problemi del Paese e tentare qualche soluzione alla crisi industriale, al Pil che ristagna, alla sanità ormai alla deriva. Perda meno tempo nella comunicazione social e ne trovi per cose più gravi e urgenti. Chi la segue nei suoi video e poi legge la bolletta della luce e del gas comincia a chiedersi come mai tanta distanza fra la realtà e la rappresentazione che ne dà Meloni. Sulla vicenda Almasri ci metta la faccia, ma in Parlamento e non su X o Instagram. Solo così potrà chiudere una vicenda gestita male e conclusa peggio". Lo dice Daniela Ruffino di Azione.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Fdi e Lega all'attacco del Pd sull'inchiesta campana sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede coinvolto il tesoriere regionale dem, Nicola Salvati, già sospeso ieri dal partito. "Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i 'buoni e generosi' del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo", attacca direttamente Matteo Salvini via social. Anche la premier Giorgia Meloni dedica un post alla vicenda sottolineando come l'inchiesta campana confermi "ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli". La premier garantisce: "Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità".
Non tarda la replica dei dem che, dopo aver sospeso ieri Salvati, oggi hanno incaricato il tesoriere nazionale del Pd, Michele Fina, di assumere la gestione della tesoreria regionale. "Quanto al merito della vicenda, oltre ad averlo rimosso dall'incarico di tesoriere, dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall'anagrafe degli iscritti del Pd -sottolinea lo stesso Fina-. E' giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto. Prego di notare le differenze".
Nella vicenda intervengono anche i 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi va giù duro: "Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza. Ci auguriamo che chi vuole sottoscrivere un accordo con i 5 stelle faccia una pulizia totale in casa propria". Una 'pulizia' che in Campania la stessa Elly Schlein ha come obiettivo. Giuseppe Conte ricorda come "l'etica pubblica è fondamentale" per i 5 Stelle ma è su Meloni che il leader M5S batte, anche su questa vicenda. E a stretto giro ribatte via social al post della premier. "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni continua a fuggire dal parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer e non la Presidente del Consiglio. Manda i due ministri, Nordio e Piantedosi, che avevano fatto saltare la precedente informativa con una motivazione menzognera: siccome c'era il segreto istruttorio e per rispetto delle indagini, non avrebbero potuto partecipare. Mentivano sapendo di mentire". Così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e portavoce di Europa Verde.
"Perché la Legge Costituzionale n°1 del 16 gennaio 1989, all'articolo 6, stabilisce in modo inequivocabile che il procuratore invia la denuncia al tribunale dei ministri senza svolgere alcuna indagine. È quindi evidente che gli interessati sapevano che non ci sono indagini e che non c'è alcun segreto istruttorio da rispettare. Infatti, domani i ministri Piantedosi e Nordio si presentano a Montecitorio per l'informativa. Si presentano per non far venire la premier Meloni: colei che ha accusato l'opposizione, in particolar modo Alleanza Verdi e Sinistra, di essere amici dei trafficanti di esseri umani".
"Ora l'Italia e l'opinione pubblica internazionale hanno la prova che lei è amica e complice dei trafficanti di esseri umani. Giorgia Meloni venga in Aula a spiegare perché! È ora di farla finita con il complottismo e il vittimismo da propaganda di Giorgia Meloni, che sparge sui social e nelle trasmissioni televisive amiche", conclude Bonelli.
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Sono in corso i lavori per la costruzione del nuovo Terminal Donato Bramante che, ci auguriamo, sarà pronto entro la seconda parte del 2025. Sarà una struttura completamente green che migliorerà l’esperienza dei crocieristi che vengono qui a Civitavecchia. Abbiamo inoltre completato l’impianto fotovoltaico del Terminal Vespucci, che quindi sarà interamente alimentato da energia rinnovabile. Stiamo lavorando sul rinnovamento del design del Terminal 10 per poi trasferirlo al 18 e che sarà dedicato alle navi boutique, a conferma della vocazione di Civitavecchia come hub europeo principale per questo genere di imbarcazioni". Ad affermarlo è John Portelli, Direttore Generale della Roma Cruise Terminal (Rct) alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – illustrando i molteplici interventi infrastrutturali che stanno rendendo il porto di Civitavecchia sempre più funzionale ed ecosostenibile.
"Ma ci sono altri progetti importanti che vedono il ripensamento di tutta l’area portuale di Civitavecchia – continua Portelli -, i nuovi varchi che saranno inaugurati nel 2025, il ponte che collegherà questa parte del porto con le banchine delle crociere. E poi, le nuove bitte di 300 tonnellate che sono piuttosto rare nei porti italiani e che sono fondamentali per dare flessibilità agli ormeggi, specialmente per le grandi navi che si fermano nel porto di Civitavecchia".
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Dopo aver superato la soglia dei 3 milioni di turisti in transito nel porto di Civitavecchia, l’anno scorso, traguardo mai raggiunto da nessun porto in Italia, oggi celebriamo il risultato di 3.459.000, un risultato importantissimo e straordinario, non solo su base nazionale, ma europeo e mondiale, visto che siamo secondi – e, ormai, di poco – solo a Barcellona, e contiamo di superarla in un paio d’anni, posizionandoci ormai tra i primi sei porti crocieristici al mondo". Ad affermarlo è Pino Musolino, Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – per illustrare i dati delle crociere del 2024 e le prospettive di sviluppo del traffico crocieristico.
"Un altro dato importante – continua Musolino – riguarda anche l’effetto che le crociere turnaround, cioè che partono e arrivano a Civitavecchia hanno prodotto sui servizi di ricettività della città. Il 79% degli operatori di bed and breakfast o di alberghi dichiara che senza le crociere il loro lavoro sarebbe fortemente penalizzato. Parliamo di ristoranti, parcheggi fuori dal porto un’industria che produce tanto lavoro in molti settori”. Un indotto che non favorisce solo Civitavecchia, ma di cui beneficia, ovviamente, oltre alla città di Roma, meta di riferimento per i turisti delle crociere, anche tutto il territorio laziale. “In questi anni, siamo riusciti a mandare oltre 20.000 persone in località come Viterbo e Bomarzo", conclude il Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "Non mi aspetto che altri seguano passivamente quanto detto da noi a Orvieto (...) però mi porrei almeno la domanda perché questi due convegni hanno fatto parlare molto. Non sarà perché c’era un eccessivo silenzio autocompiaciuto sul relativo rafforzamento del Pd in un gioco a somma zero col Movimento Cinque Stelle che al momento non rende comunque le opposizioni competitive per il Governo nazionale?". Lo dice Stefano Ceccanti in un'intervista a Formiche.
Quanto alla costruzione di una coalizione Ceccanti osserva: ". Le culture politiche del centrosinistra, pur separate per decenni dalla Guerra Fredda, erano più facilmente sommabili allora perché si erano progressivamente avvicinate. Non è invece così semplice sommare gli elettorati delle odierne forze di opposizione perché il M5S è sorto come movimento di opposizione all’intero sistema dei partiti e, anche qualora vi siano intese di vertice, non è detto che il messaggio riesca a passare".
"Però non esistono trucchi rispetto a un tentativo che va esperito di formulare in positivo un’ipotesi di Governo senza reticenze e avendo un rapporto risolto con le proprie esperienze passate di guida del Paese e di corresponsabilità nelle istituzioni europee. Il passato non è riproponibile, ma siamo chiamati a fare opposizione al Governo Meloni, non a quelli di Renzi e Gentiloni. In questo senso il passaggio referendario sul jobs act, a cui opporsi, sarà un test significativo".
Milano, 4 feb. (Adnkronos) - "Ha vinto il progetto migliore". E' questo il senso delle dichiarazioni rese davanti al gip di Milano Luigi Iannelli dagli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi indagati per turbativa d'asta perché, in qualità rispettivamente di presidente e commissario della giuria, avrebbero scelto - in conflitto di interesse, secondo la procura - il progetto vincitore per la realizzazione della Beic, la Biblioteca europea di Informazione e Cultura che dovrebbe sorgere nella zona centrale di Porta Vittoria.
Nell'interrogatorio preventivo conseguente alla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura, "entrambi hanno risposto a tutte le domande", secondo le indiscrezioni e hanno consegnato, nonostante l'interrogatorio sia durato circa un'ora e mezza per ciascun indagato, una memoria al giudice e ai pm Paolo Filippini e Giancarla Serafini. Meno risposte, ma una memoria scritta è stata presentata anche da Pier Paolo Tamburelli (così come dai due indagati per cui è stata chiesta la misura interdittiva), considerato dalla procura il "collettore tra Boeri e Zucchi e gli studi Onsitestudio e Baukuh vincitori del bando".
Sia Zucchi che Boeri hanno negato incontri con personaggi coinvolti nel bando di gara e hanno rimarcato la competenza nello scegliere, in pieno anonimato, il progetto migliore. Una valutazione di merito su cui non ha inciso la conoscenza di alcuni professionisti dei numerosi studi internazionali di architettura partecipanti. La decisione del gip è attesa nei prossimi giorni: già nel fine settimana o entro il termine di dieci giorni.