Il carabiniere replica al fratello del militante di Democrazia proletaria: "Le dichiarazioni del signor Giovanni Impastato sono definibili gravi e calunniose e, su queste, sarà fatta un’attenta valutazione in sede legale"
“A mio carico non è stato raccolto alcun elemento definitivo”. A parlare è Antonio Subranni, il generale dei carabinieri in pensione che ha visto archiviare la sua posizione nell’inchiesta per il depistaggio delle indagini sull’omicidio di Peppino Impastato. Nei giorni scorsi il giudice per le indagini preliminari di Palermo, Walter Turturici, ha archiviato l’indagine a quarant’anni dall’assassinio dell’attivista di Democrazia proletaria. I pm Roberto Tartaglia, Vittorio Teresi e Francesco Del Bene contestavano a Subranni il favoreggiamento. Il gip ha considerato precritta ogni condotta da parte dell’investigatore ma ha descritto le indagini svolte nel 1978 come condotte in “un contesto di gravi omissioni ed evidenti anomalie investigative“.
Subranni, però, replica. E sottolinea come “il provvedimento di archiviazione per prescrizione sia intervenuto dopo delle indagini della durata ultradecennale, senza che in questo lunghissimo periodo di tempo sia stato raccolto alcun elemento definitivo di giudizio a mio carico. Che parimenti, trattandosi di indagini, gli atti non sono stati mai posti nella mia disponibilità e, quindi, nessun apporto in termini di contraddittorio, a mio favore, ho potuto offrire al precedente pm che, evidentemente, ha maturato alcune conclusioni senza tenere conto della versione difensiva e senza sottoporre le proprie tesi al vaglio di un giudice”.
Secondo il generale “sarebbe stato utile rappresentare ai varipubblici ministeri – che hanno avuto competenza sul fascicolo – che, alla notizia della morte a Cinisi di Peppino Impastato, i primi investigatori intervenuti sono stati, in ordine cronologico, il comandante della stazione dei carabinieri di Cinisi, il comandante della compagnia dei carabinieri di Partinico, il procuratore capo (reggente) della Repubblica di Palermo assieme a un altro giudice di Palermo, il sottoscritto, l’allora maggiore Antonio Subranni, con il proprio personale dipendente e un funzionario della Digos della Questura di Palermo”.
Il generale replica anche alle dichiarazione del fratello di Peppino Impastato. * dal momento che, seguendo un ragionamento personale e non supportato da nessun elemento investigativo o di altro genere, indicano nel sottoscritto, il generale Antonio Subranni, il responsabile della strage della caserma di Alcamo”. Dopo l’archiviazione, infatti, Giovanni Impastato ha chiesto che venisse restituito l’archivio sottratto dai militari durante un sequestro informale dopo l’omicidio del fratello. “Nel nostro Codice – dice – non esiste questo genere di perquisizion. Scompare un’altra verità. Subranni ha avuto responsabilità nella Trattativa e nella strage della casermetta di Alcamo del ’76”. Il generale, infatti, è stato recentemente condannato a 12 anni nel processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra: è tra gli investigatori che avrebbe aperto un dialogo con i boss negli anni delle strage mafiose.