Astronavi interplanetarie, gru spaziali e robot per costruire igloo ai poli per preparare la missione umana su Marte. La data fissata per il 2030 che sembrava diventata all’improvviso incerta potrebbe essere invece rispettata dalla Nasa. E scienziati e ricercatori continuano a studiare per portare il primo uomo sul Pianeta rosso. Anche se in qualche mondo con il rover Curiosity qualcosa fatto da noi laggiù c’è già arrivato. 

Su Marte potrebbe nascere ai poli le future colonie abitate da essere umani: queste regioni infatti sono ideali sia per cercare tracce di vita passata sia perché ospitano l’acqua, sotto forma di ghiaccio, e altre risorse naturali in grado di rendere le basi autosufficienti. Lo indica lo studio del Politecnico di Losanna, coordinato da Anne-Marlene Rüede, pubblicato sulla rivista Acta Astronautica e presentato nella conferenza internazionale sul turismo del futuro, in corso in Francia, Vixouze. “È la prima volta che viene proposta la zona polare per le future missioni umane su Marte, finora si era pensato all’equatore perché è un po’ più caldo, ma carente dal punto di vista dell’acqua” ha detto all’Ansa Enrico Flamini, dell’università di Chieti e fra gli autori della scoperta di un lago sotterraneo di acqua liquida e salata nel Polo Sud di Marte. “È un progetto logico – ha aggiunto – perché la risorsa principale per qualsiasi colonia umana è l’acqua”.

I ricercatori di Losanna prevedono una colonia nel Polo Nord del pianeta, perché lì “c’è solo ghiaccio di acqua, mentre al Polo Sud il ghiaccio è misto a CO2 e la regione è un pò più fredda” ha detto Flamini. “L’acqua – ha proseguito – serve anche per le colture, inoltre può essere scissa in ossigeno e idrogeno per ottenere un’atmosfera respirabile e combustibile per i razzi“. In costruzioni simili a degli igloo, uno spessore di tre metri di ghiaccio potrebbe, inoltre, fare da schermo contro radiazioni e micrometeoriti. Il suolo invece fornirebbe elementi come silicio, ferro, alluminio e zolfo, che potrebbero essere utilizzati per produrre materiali come mattoni, vetro e plastica. La prima base marziana, secondo i ricercatori, potrebbe nascere in due fasi: prima sarebbero inviati robot destinati a costruirla e a testare le risorse naturali disponibili nel sito; nella seconda arriverebbe l’equipaggio umano. Questo approccio è previsto “da qualsiasi scenario di un’eventuale colonia umana su Marte”, ha detto Flamini, sia perché consente di ‘spacchettare’ in più viaggi tutto il carico da portare sul pianeta rosso, sia perché “l’uomo, al suo arrivo, dovrà trovare tutto pronto“.

Il progetto del Politecnico di Losanna prevede inoltre un sistema di ‘gru spaziali’ per trasferimento di materiali dai veicoli arrivati dalla Terra e la base: mentre la nave spaziale orbita intorno al pianeta, una navetta fa la spola per trasferire uomini e materiali sulla superficie marziana. Per Claudio Leonardi, fra gli autori dello studio, “potrebbe essere riutilizzata più volte e sarebbe alimentata dal carburante prodotto su Marte”. Questo, ha rilevato Flamini, “consentirebbe di viaggiare con vere astronavi interplanetarie, che non dovrebbero mai atterrare, e di andare su e giù dal pianeta con capsule più piccole”. In una missione spaziale, infatti, “la parte dispendiosa dal punto di vista energetico è par partire e e far atterrare veicoli di grandi dimensioni”.

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