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Milleproroghe, il governo mette la fiducia alla Camera: la prima volta per esecutivo Lega-M5s. Deputati Pd occupano l’Aula

L'annuncio in Aula del ministro dei Rapporti con il Parlamento Fraccaro. Protestano le opposizioni secondo cui l'atto del governo è illegittimo, visto che la fiducia è stata decisa nel Consiglio dei ministri del 24 luglio, un giorno prima della pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale e quindi prima della firma del Presidente della Repubblica. Fraccaro: "Atto politico in punta di diritto". Domani il voto

Il governo Lega-M5s ha deciso di mettere la fiducia sul decreto Milleproroghe alla Camera: è la prima volta per l’esecutivo Conte. Ad annunciarlo in Aula è stato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro. Il provvedimento scade il 23 settembre e deve tornare al Senato per la terza lettura. La decisione ha provocato la reazione dei deputati del Pd, che hanno occupato l’aula di Montecitorio e alcuni si sono seduti sui banchi del governo.

“Il Governo Conte mette la fiducia sul Milleproroghe. Ma il deputato del Pd Roberto Giachetti scopre che il Consiglio dei ministri ha formalizzato la richiesta della fiducia il 24 luglio scorso. Cioè avevano scelto di tagliare il dibattito prima che le commissioni avessero un testo. È gravissimo. Calpestano la democrazia”, scrive su Twitter Emanuele Fiano. Il vice presidente Ettore Rosato riferito invece che “il presidente della Camera Fico, nel corso della conferenza dei capigruppo, ha ribadito che la procedura interna al Consiglio dei ministri per stabilire l’autorizzazione all’apposizione della fiducia, è una procedura che non riguarda la Camera e che la Camera non può che prenderne atto”.

A ricostruire quanto accaduto è per il governo il ministro Fraccaro: “Le opposizioni hanno sollevato due questioni di merito, che per noi non hanno fondamento. La prima è che il Consiglio dei ministri non potrebbe approvare il provvedimento e contestualmente dare mandato per eventualmente porre la fiducia, qualora si renda necessaria. Questo è un punto che abbiamo verificato con gli uffici di Palazzo Chigi già da quando ci siamo insediati e non solo è legittimo, ma ci sono anche i precedenti“.  di Alberto Sofia

La seconda contestazione riguarda la presunta impossibilità di concedere il mandato a porre la questione di fiducia nel momento in cui il testo viene modificato dalle commissioni parlamentari e dunque non è quello licenziato dal Consiglio dei ministri: “Cioè bisogna farne un altro sul testo finale, ma questo significherebbe che tutte o quasi le fiducie di tutti i governi precedenti, di tutte le opposizioni oggi rappresentate nel Parlamento, hanno messo delle questioni illegittime. Quindi loro stessi avevano fatto qualcosa di illegittimo in passato”, prosegue Fraccaro. “In realtà non è vero, perché dal punto di vista formale è tutto regolare, mentre dal punto di vista sostanziale conta la volontà del governo di dare il mandato e dunque rimettersi alla valutazione del ministro per i rapporti con il Parlamento, che conosce le dinamiche”, sottolinea.

“Vergogna, vergogna”, è stato il grido che è arrivato dai banchi dell’opposizione. I dem, oltre a Fi e Fdi, hanno posto in dubbio la legittimità dell’atto del governo, visto che la fiducia è stata decisa nel Consiglio dei ministri del 24 luglio, un giorno prima della pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale e quindi prima della firma del Presidente della Repubblica. “Abbiamo chiesto l’intervento del presidente della Camera”, ha scritto Alessia Morani su Twitter, “perché è inaudito quello che sta succedendo. Non è mai successo prima. Mai”.

Nel corso della discussione, l’aula della Camera ha respinto la richiesta del Pd di sospendere l’esame per permettere al governo di chiarire le proprie intenzioni sui fondi alle periferie che sono stati tagliati dal decreto, ma sui quali ieri sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha raggiunto una intesa con l’Anci per il loro ripristino nel triennio. Lega e M5s hanno votato contro, le opposizioni e Fdi a favore.

La seduta di domani inizierà alle 11,15 con le dichiarazioni di voto da parte dei gruppi, cui seguirà l’appello nominale dei deputati. La votazione è prevista alle 12.40. Le opposizioni nella capigruppo, così come precedentemente in Aula, hanno posto dubbi sulla legittimità dell’apposizione della questione di fiducia. Per questo non è stato raggiunto un accordo sulla tempistica della discussione degli ordini del giorno e quindi sul voto finale al decreto. Il capogruppo del Pd, Graziano Delrio, ha detto ai cronisti che i dem presenteranno “molti ordini del giorno”. “È un atto molto grave del governo. Noi avevamo proposto di ritirare tutti i nostri emendamenti, tranne quello sui vaccini e le periferie, pur di proseguire il confronto”, ha aggiunto.

“È legittimo che le opposizioni cerchino di rallentare l’approvazione di un provvedimento che non condividono, lo abbiamo fatto anche noi in passato. È ostruzionismo, legittimo, ma non c’è nessuna sostanza – continua Fraccaro – Nemmeno il governo Renzi si riuniva sempre per approvare i testi usciti dalle commissioni, se andiamo a riguardare i precedenti alcune volte lo faceva altre no. Questo dimostra che entrambe le strade sono percorribili, però si tratta di una questione burocratica perché qui siamo in ambito politico e conta la volontà politica, e quella del governo è condivisa, unanime ed è questo che ci interessa”.

Sottolineando che “non è mai bello mettere la fiducia”, Fraccaro spiega ancora che “in questo caso si tratta di un atto dovuto, perché il provvedimento deve tornare al Senato con la scadenza a ridosso, il 23 settembre“. Poi conclude: “Non sfuggirà comunque che si tratta della prima, dunque sono passati 100 giorni senza mettere la fiducia, credo che sia un record per un governo, e spero di continuare con questo trend, cioè di non mettere la fiducia”.