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Orbán, Parlamento Ue a favore delle sanzioni all’Ungheria. Ora tocca ai capi di governo. Pd, FdI, LeU: “Conte cosa farà?”

L'Aula ha dato il via libera con la maggioranza dei due terzi all'attivazione dell'articolo 7 dei Trattati per gravi minacce allo Stato di diritto. Il Ppe si è spaccato: il leader Weber a favore, il presidente Tajani si è astenuto. Il Carroccio: "Grave precedente. Pagina bruttissima per la democrazia". Ora la parola spetta ai capi di Stato e di governo che siedono nel Consiglio europeo. E l'opposizione italiana attacca: "Adesso Conte cosa farà?". Fonti a ilfatto.it rivelano che il premier non "intende mettersi di traverso" a quanto già deciso a maggioranza dalla plenaria

Il Parlamento europeo ha approvato con la maggioranza dei due terzi la relazione Sargentini sulla minaccia allo Stato di diritto in Ungheria e ha dato così il via libera all’applicazione dell’articolo 7 dei Trattati, che nella sua fase più avanzata può portare anche a sanzioni contro il Paese. A favore si sono espressi 448 eurodeputati, mentre 197 si sono detti contrari e 48 si sono astenuti (693 votanti totali). E’ la prima volta che il Parlamento Ue adotta un’iniziativa che raccomanda l’attivazione dell’articolo 7 per una grave minaccia allo Stato di diritto, alla democrazia e ai diritti fondamentali in uno Stato membro. Ora dovranno esprimersi i rappresentanti al Consiglio europeo, ovvero i capi di Stato e di governo dell’Unione, e in Italia l’opposizione mette pressione sul governo: “Adesso Conte cosa farà?”, è la domanda alla luce del fatto che i due alleati di governo di Lega e Movimento 5 Stelle hanno espresso due voti opposti. Fonti interne a ilfattoquotidiano.it hanno confermato che l’intenzione del premier è quella di “non mettersi di traverso” nel momento in cui si arriverà a una votazione. Ovvero prenderà in considerazione il voto a favore delle sanzioni o al massimo l’astensione. 

Gli alleati di governo italiani durante il voto in plenaria di oggi si sono infatti spaccati: i 5 Stelle come già annunciato più volte hanno votato a favore (unici del loro gruppo), mentre la Lega si è detta contraria. Questa divisione sul voto, dopo l’approvazione, ha favorito il pressing dell’opposizione sul Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Orbán sanzionato dal parlamento europeo anche grazie al M5s e ai suoi stessi compagni di partito per aver limitato la democrazia in Ungheria. Ora la parola ai capi di governo: che posizione assumerà Giuseppe Conte sull’amico di Salvini? Prima la democrazia o prima Orbán?”, ha twittato Laura Boldrini (LeU). La domanda se l’è posta anche il Partito Democratico con molti suoi rappresentanti in Europa e non solo: “Il governo italiano dovrà scegliere fra la Lega e i Cinque Stelle – ha commentato David Sassoli, vicepresidente del Parlamento in quota Pd, da Strasburgo – La maggioranza che sostiene il governo italiano ne esce con le ossa rotte”. Anche Fratelli d’Italia è intervenuta con il Deputato Carlo Fidanza: “Il vergognoso voto del Parlamento Europeo contro Orbán e il popolo ungherese mette all’angolo il governo Conte – ha dichiarato – Come si comporterà in Consiglio europeo il governo giallo-verde?”.

Anche Forza Italia ha difeso il premier ungherese Orban a cui lo stesso Silvio Berlusconi nelle scorse ore ha telefonato in segno di solidarietà. Chi si è diviso davvero sul tema però è stato il Ppe. Se il leader Manfred Weber ha dato il suo voto a favore delle sanzioni, al tempo stesso nel gruppo non è stata espressa indicazione di voto. La maggioranza del Ppe ha invece votato a favore. Solo 59 i contrari, tra cui Forza Italia, e 28 gli astenuti. Il presidente del Parlamento Antonio Tajani, esponente di Forza Italia, ha deciso di astenersi: “La posizione di Fi è chiara”, ha detto questa mattina a Radio24, “non ci sono i requisiti per avviare la procedura”. Per Tajani “la denuncia di Fi è diversa da quella della Lega. Perché non si fa nulla per la Romania? La posizione dell’Europa deve essere chiara. Non è silenzio, qui si tratta di applicare le stesse regole per tutti”. Il voto sulle sanzioni all’Ungheria “è una difesa dei valori o è un attacco politico nei confronti del Ppe?”.

In prima fila a difendere l’Ungheria c’è la Lega: “Le sanzioni contro Orban e l’Ungheria votate dal Parlamento Europeo sono una pagina bruttissima per la democrazia e l’intera Europa”, ha detto la capogruppo del Carroccio a Bruxelles Mara Bizzotto. “Orban è vittima di uno squallido agguato politico orchestrato dalla sinistra filo immigrati e dalle lobby di potere della Ue. Che una parte consistente del Ppe si sia prestato a questo linciaggio politico contro uno dei suoi leader, è sotto gli occhi di tutti: spero che Orban, dopo questo affronto, molli il PPE ed entri a far parte del nuovo blocco identitario e sovranista che stiamo costruendo in vista delle Europee del 2019″. E ha chiuso: “Il voto di oggi crea un precedente pericolosissimo. Dopo l’Ungheria di Orbán e la Polonia di Kaczynski e Morawiecki, nei prossimi mesi la sinistra e la Ue metteranno nel mirino anche l’Italia, il nostro governo e il nostro leader Matteo Salvini. Non so se gli amici 5 stelle abbiano compreso questo rischio”.

Esultano a sinistra per quello che viene definito un intervento senza precedenti. “È un momento storico per l’Unione”, ha commentato l’eurodeputata di Possibile Elly Schlein. “Sono fiera di questa istituzione che tiene la barra dritta sul rispetto della democrazia, dello Stato di diritto, dell’uguaglianza, del pluralismo e della non discriminazione”. Così anche il democratico Brando Benifei: “E’ una giornata storica che dovrà aprire una nuova fase storica per la politica europea”.

Adesso la proposta approvata dal Parlamento passa in Consiglio, dove il testo uscito dalla plenaria dovrà essere approvato dai quattro quinti dei capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Unione. Se questo avvenisse, il Consiglio ufficializzerebbe l’esistenza di un chiaro rischio di violazione dei principi dell’Unione da parte dell’Ungheria. Per trasformare questa presa di posizione in sanzioni, come ad esempio la sospensione del diritto di voto in Consiglio per l’Ungheria, ci sarà bisogno dell’approvazione all’unanimità dei Paesi membri. Una prospettiva quasi irrealizzabile, visto che la Polonia ha già dichiarato che metterà il veto sul provvedimento.