Steam, negozio e comunità per i videogiochi su PC, apre le porte ai giochi pornografici. Agli sviluppatori è imposta qualche regola. Difficoltà per i genitori che vogliono controllare l'attività dei figli.
Steam, il più popolare negozio online di videogiochi per PC, ha aggiunto al proprio catalogo un gioco esplicitamente pornografico. Si chiama Negligee: Love Stories e sarà effettivamente disponibile da venerdì 14 settembre. La novità è stata annunciata dall’azienda sviluppatrice Dharker Studios.
Negligee: Love Stories è un gioco del tipo Visual Novel; una tipologia di intrattenimento che cerca di dare centralità alla trama, con un blando livello di interattività. Non è proprio come un film e non è proprio come un videogioco – è un tentativo di creare un mix equilibrato. Questo racconta le avventure erotiche di quattro ragazze, e lo stile grafico lo colloca nella categoria hentai – la pornografia realizzata con disegni in stile manga.
È un tipo di videogioco relativamente ordinario, ma la novità è l’approvazione in Steam – la piattaforma online più grande e rilevante per i videogiochi su Personal Computer. Fino a qualche tempo fa l’azienda (controllata da Valve Corp.) infatti bloccava i contenuti erotici – ma non quelli violenti. Recentemente le politiche sono cambiate, e ora esistono dei filtri con cui ognuno potrà decidere quali contenuti sono tollerabili sul suo computer. O su quello dei propri figli.
Non si tratta però di una totale apertura verso la pornografia. Steam chiede agli sviluppatori di descrivere il proprio lavoro e, in casi come questo, i contenuti espliciti devono avere una qualche giustificazione narrativa. Nel caso specifico, Negligee: Love Stories parla in effetti di quattro adolescenti che scoprono le gioie del sesso. Argomenti già visti in cinema e in letteratura in effetti, e sono molti gli autori hanno voluto spezzare i taboo, dal Marchese De Sade, a Nabokov o Lars Von Trier, solo per citare alcuni tra i più famosi.
“Agli sviluppatori di giochi con contenuto violento o sessuale viene ora richiesto di descrivere il contenuto del gioco”, si legge sul blog ufficiale. “Le informazioni ottenute vengono utilizzate per aiutarvi a decidere se il gioco è adatto a voi o meno. La presentazione del contenuto costituisce un contesto importante e, dando agli sviluppatori la possibilità di descrivere e spiegare che cosa c’è dentro il proprio gioco, i clienti avranno maggiori informazioni a disposizione per la ricerca dei prodotti e la loro valutazione prima dell’acquisto”.
Una scelta, quella di Valve, apparentemente in favore della libertà per tutti e contro i moralismi di ogni sorta. E in favore ovviamente dei fatturati in crescita.
Resta il fatto che Steam è un altro fronte aperto per i genitori che vogliono controllare i materiali a cui hanno accesso i figli. Da questo punto di vista, Steam offre in effetti un discreto livello di filtraggio. Tra i “contenuti non adatti ai minori” ci sono circa quattro diverse categorie da scegliere. Dovrebbe essere sufficiente a permettere di bloccare giochi come Negligee: Love Stories ma non un gioco con un po’ di violenza come Tomb Raider. O viceversa, secondo le preferenze di ognuno.
Attenzione però perché i filtri su un solo account non sono molto utili. Se papà blocca certi contenuti e dà ai figli il suo stesso account, loro potranno cambiare i filtri come meglio credono. Affinché il sistema funzioni bisogna usare le “Impostazioni Familiari”, che sono tuttavia un sistema imperfetto.
Gli strumenti offerti da Steam infatti danno al genitore un controllo molto limitato sui giochi e i contenuti a cui i figli possono accedere. E inoltre a questi ultimi resta molta libertà quando si tratta di esplorare il catalogo o fare nuovi acquisti – l’unico limite potrebbe essere quello di trovare il denaro per pagarli.
Forse è più illusione di controllo che vero controllo, ma dopotutto vale per l’intera Internet. Impedire che qualcuno riesca a trovare qualcosa, se vuole farlo, è probabilmente una battaglia persa in partenza. E in ogni caso Valve, o qualsiasi altra azienda, in un modo o nell’altro si starebbe infilando in un ginepraio. A un certo punto entra in gioco la relazione tra genitori e figli, le preferenze educative e i principi di ognuno: spazi intimi e personali su cui difficilmente tolleriamo ingerenze, tanto meno da un’azienda che ci sta vendendo qualcosa.