Cronaca

Emilia Romagna, la Regione nega nuove concessioni per ricerca di idrocarburi nella zona del sisma: “Area vulnerabile”

In seguito alle proteste di cittadini ed enti locali la giunta regionale ha chiesto una sospensiva al ministero per consentire un confronto con la cittadinanza. Legambiente: "Rivedere le numerose concessioni per l’estrazione di petrolio e metano già autorizzate”

La Regione Emilia-Romagna dice ‘no’ a nuove concessioni per la ricerca di idrocarburi nella zona del cratere del sisma 2012, tra Modena e Reggio. Secondo la giunta presieduta da Stefano Bonaccini “non si riscontrano allo stato attuale le condizioni per procedere al rilascio di ulteriori atti formali relativi ai permessi di ricerca” che riguardano le attività della società Aleanna Resources Llc nelle aree ‘Fantozza’ e ‘Bugia’, a cavallo tra le due province. Una decisione che fa seguito alla mobilitazione dei comuni: 22 quelli interessati dai permessi di ricerca nelle due aree. Già, perché nel 2015, la giunta Bonaccini decise di ‘sbloccare’ le procedure petrolifere rimaste in stand by dal 2014. Discorso a parte (e bocciatura) per il progetto del deposito di gas della Rivara Gas Storage a San Felice, in provincia di Modena. Nella primavera 2017, la Regione ha poi fermato i due permessi non ancora operativi. In seguito alle proteste di cittadini ed enti locali la giunta ha chiesto una sospensiva al ministero per consentire un confronto con la cittadinanza.

LA MOBILITAZIONE – Nel corso degli incontri, a luglio 2017, è stata confermata una preoccupazione generalizzata dei cittadini, contrari alla realizzazione dei progetti e convinti della loro insostenibilità sociale, così come espresso anche dagli enti locali. A novembre scorso, i sindaci dell’area Fantozza hanno deciso di inviare una lettera all’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi, ricordando come il territorio fosse già da tempo “fortemente gravato” dalle estrazioni di idrocarburi. Dal 1895 al 2016 in Emilia-Romagna sono stati perforati in tutto 1.719 pozzi, su 7.246 in Italia, quasi il 24% del totale nazionale. I sindaci ricordavano anche le autorizzazioni già ottenute per permessi di ricerca e concessioni di coltivazione. “Alla luce di tale preoccupante quadro – scrivevano i sindaci- si ritiene imprescindibile anche l’integrazione degli aspetti socioeconomici nella valutazione della sostenibilità degli interventi potenzialmente impattanti sui nostri territori”. Un altro problema posto, infatti, nel caso di Bugia e Fantozza, è il tempo trascorso tra la procedura partecipata di screening ambientale avvenuta nel 2009 e il rilascio dell’intesa nel 2016 che, hanno sempre sostenuto gli enti locali “non ha consentito di cogliere il cambiamento radicale del sistema territoriale e sociale delle aree interessate, alcune delle quali ancora fortemente traumatizzate dalla tragica esperienza dei distruttivi eventi sismici del 2012”.

LA DELIBERA DI GIUNTA – Nella delibera di giunta approvata nei giorni scorsi la Regione dichiara di “prendere atto delle istanze di contrarietà a livello sociale espresse dai cittadini e dalle amministrazioni locali interessate” dalle due attività e di condividere le preoccupazioni espresse. “I permessi di ricerca Bugia e Fantozza – si legge nella delibera – interessano un’area territoriale che ha subito un evento distruttivo come il terremoto del 2012, evento traumatico che, unito all’analisi delle caratteristiche morfologiche particolari del sottosuolo, rende l’area particolarmente vulnerabile”. Per la Regione “è irrinunciabile la condivisione con gli enti locali sulle decisioni che impattano sul territorio al fine di garantire integrazione delle politiche e coesione sociale”. La giunta Bonaccini chiede ora al ministero dello Sviluppo economico “di valutare e accogliere le istanze di contrarietà espresse” e di bloccare definitivamente i due progetti.

LEGAMBIENTE: ‘RIVEDERE LE AUTORIZZAZIONI ESISTENTI’ – I circoli di Legambiente del territorio modenese hanno espresso apprezzamento per la decisione della giunta regionale. “Ci aspettiamo che il Mise, titolare dell’iter autorizzativo per le concessioni – dichiara Legambiente – tenga conto del parere della Regione e dell’opposizione di Comuni e cittadini e rigetti la richiesta della società Aleanna Resources relativa alle aree ‘Bugia’ e ‘Fantozza’. Secondo l’associazione, però, limitarsi a non autorizzare nuove attività di ricerca non è però sufficiente: “È necessario che la giunta regionale e il Governo si attivino anche per rivedere le numerose concessioni per l’estrazione di petrolio e metano già autorizzate”. In provincia di Modena si tratta di oltre 30 pozzi produttivi situati a Mirandola, Spilamberto, Recovato, Barigazzo, Monte Cantiere e Vetta. Tutte zone che presentano rischi sismici e ambientali analoghi alle due aree interessate dalla delibera di giunta e “quindi, sulla base delle stesse considerazioni dovrebbero anch’esse essere esentate dall’estrazione di idrocarburi” commenta Legambiente. Che sottolinea: “Fermare la ricerca e il prelievo di gas e petrolio è necessario non solo per limitare gli impatti diretti sui territori interessati da tali attività, ma anche per accelerare la transizione a un sistema di approvvigionamento energetico fondato sulle rinnovabili”. Sul tema delle fonti fossili Legambiente sta promuovendo a livello nazionale la campagna #NoOil per bloccare le trivellazioni, con una petizione rivolta al Ministero dello Sviluppo Economico.