“Negli ultimi mesi abbiamo visto che le parole hanno fatto danni: i tassi sono saliti per le famiglie e le imprese. Ora stiamo aspettando i fatti. I fatti sono la legge di bilancio e la successiva discussione in Parlamento”. Mentre da Parigi Pierre Moscovici chiede all’Italia “un bilancio credibile”, da Francoforte il presidente della Bce Mario Draghi tira un’altra bordata al governo gialloverde sottolineando i “danni” provocati dalle dichiarazioni bellicose nei confronti della Ue che hanno fatto aumentare i rendimenti dei Btp provocando un allargamento dello spread. Ma sottolinea anche che “sia il premier italiano, sia i ministri delle Finanze e degli Esteri hanno detto tutti che l’Italia rispetterà le regole” europee sui conti pubblici.
Draghi ha poi ricordato a chi nelle scorse settimane ha chiesto all’Eurotower di fornire “garanzie” per limitare il differenziale che “il mandato della Bce è la stabilità dei prezzi nel medio termine e il quantitative easing è uno degli strumenti per raggiungere questo obiettivo. Il nostro mandato non è garantire che il deficit pubblico dei governi sia finanziato in qualsiasi condizione”. Una risposta a Claudio Borghi, economista della Lega e presidente della Commissione bilancio della Camera, che a metà agosto aveva detto che “l’unica maniera (per tutti) per mantenere le cose come sono è rimettere la garanzia, altro che terminare il Quantitative easing. La Bce deve dichiarare che non tollererà spread superiori ai 150 punti fra due paesi dell’ eurozona”.
Per quanto riguarda i conti pubblici “le parole negli ultimi mesi sono cambiate molte volte, ora stiamo aspettando i fatti”, ha spiegato Draghi in conferenza stampa dopo la riunione del direttivo. “I fatti sono la legge di bilancio e la successiva discussione in Parlamento. Dobbiamo vedere i fatti e poi risparmiatori e investitori valuteranno. La costituzione di un cuscinetto fiscale è particolarmente importante nei Paesi in cui il debito è alto e l’adesione al Patto di stabilità e crescita è cruciale”.
Rispondendo alla domanda se le politiche del governo e il rialzo dello spread possano richiedere nel 2019 interventi da parte dell’Eurotower per evitare fenomeni di contagio sul resto dell’Eurozona, Draghi ha però sottolineato che il contagio non si è visto.
Non aiuta l’Italia in vista della manovra il fatto che la congiuntura economica dell’Eurozona sia in rallentamento. La Bce nella riunione di giovedì ha limato le stime di crescita per il biennio in corso: il Pil dovrebbe aumentare del 2% nel 2018, dell’1,8% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. A giugno la Banca centrale prevedeva una crescita del Pil del 2,1% nel 2018, dell’1,9% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020.