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Libia, l’Onu dice “no” a Macron: “Nessun voto prima del 2019”. La Francia non ci sta: “Lavoriamo per il 10 dicembre”

Il Consiglo di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di prolungare la missione nel Paese per un altro anno, senza però approvare la data proposta dall'Eliseo. "Continueremo a lavorare per indire le elezioni entro la fine dell'anno", ha dichiarato poi il portavoce del governo Parigi

Il Consiglo di Sicurezza delle Nazioni Unite dice “no” alle elezioni in Libia prima del 2019. E’ quanto emerge dall’ultima riunione all’Onu, dove si è deciso di prolungare la missione nel Paese per un altro anno, senza approvare la data del 10 dicembre per le elezioni, come indicato nel vertice di Parigi di quattro mesi fa. Il Consiglio ha approvato una bozza di risoluzione presentata dal Regno Unito per andare alle urne “il più presto possibile, a patto che siano garantite le necessarie condizioni di sicurezza, tecniche, legislative e politiche”. Una decisione che ostacola i piani della Francia, alleata del generale Khalifa Haftar, che si è dovuta scontrare con il volere degli Stati Uniti. Ma Parigi non si arrende: “Continueremo a lavorare per indire le elezioni entro la fine dell’anno”, hanno poi dichiarato.

Nonostante la sconfitta al Consiglio di Sicurezza Onu, la Francia cerca quindi di mantenere saldi i rapporti con il governo non riconosciuto di Tobruk e, allo stesso tempo, rimanere un attore di primo piano nello scacchiere libico. Dopo i dubbi espressi dal Primo ministro del governo di accordo nazionale, Fayez al-Sarraj, e dal ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, Parigi ribadisce la propria posizione: “La Francia continuerà con i suoi partner a sostenere gli sforzi delle autorità libiche e delle Nazioni Unite per garantire il proseguimento del processo politico e, in particolare, le condizioni per permettere di andare a elezioni entro la fine dell’anno”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri francese, lasciando intendere che l’Eliseo punta ancora al voto per il 10 dicembre. Un punto, questo, sul quale i negoziati sembrano poter andare avanti ancora per mesi, in vista della conferenza sulla Libia organizzata dal governo italiano in Sicilia, alla presenza anche del generale della Cirenaica.

Il comunicato della diplomazia francese è stato diffuso a metà giornata, poche ore dopo l’audizione di Moavero davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato dove aveva nuovamente esternato i suoi dubbi sulla possibilità di andare alle urne prima del 2019. “Non cerchiamo il bisticcio con la Francia ma non desideriamo nemmeno subire imposizioni”, ha spiegato Moavero, dicendosi “in disaccordo” con la posizione francese. “Esiste l’idea di operare insieme”, ha poi assicurato. “La Francia – continua la nota di Parigi – è convinta che solo una soluzione politica, sotto l’egida delle Nazioni Unite, permetterà di stabilizzare la Libia in modo duraturo. Questo è l’obiettivo della roadmap del Rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, e il senso degli impegni assunti a Parigi il 29 maggio scorso dai principali protagonisti libici. E’ anche la volontà manifestata dai libici iscrittisi massicciamente nelle liste elettorali”.

Intanto, il Parlamento di Tobruk, non riconosciuto dalle Nazioni Unite, ha approvato la legge per tenere l’atteso referendum costituzionale, un passo verso lo svolgimento di elezioni in Libia. Una “modifica della Costituzione sarà esaminata nella prossima sessione del parlamento”, ha dichiarato il portavoce della Camera dei Rappresentanti, Abdullah Bliheg, in un video pubblicato sul sito istituzionale. Il giorno prescelto per la discussione dovrebbe essere lunedì 17 settembre. A votare la legge, riferisce l’Ansa citando fonti anonime, sarebbero stati solo 32 deputati.