Il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, ha annunciato di aver concluso un accordo con il governo italiano per il trasferimento dei migranti fermati al confine che, però, avevano presentato la richiesta d’asilo in Italia. La dichiarazione rappresentava un successo per il membro del governo di Berlino, impegnato in una campagna per lo stop all’immigrazione irregolare, fino a quando a smentire le sue parole è arrivata la comunicazione del Viminale: “Non c’è alcuna firma da parte del ministro Salvini e non c’è alcun accordo con Berlino”.
In mattinata, il membro dell’Unione Cristiano-Sociale bavarese (Csu), partito fratello dell’Unione Cristiano-Democratica (Cdu) di Angela Merkel, aveva parlato al Bundestag ribadendo, dopo l’annuncio di lunedì, di aver raggiunto un accordo con l’esecutivo di Roma, sulla falsa riga di quelli già raggiunti con Portogallo, Spagna e Grecia: “L’accordo con l’Italia è concluso. Mancano le firme di due colleghi italiani e la mia”. Le firme sull’accordo, secondo quanto lasciato intendere dal governo tedesco, dovevano arrivare venerdì a Vienna, a margine di una riunione dei ministri dell’Interno dell’Unione Europea.
Ciò che Seehofer non ha considerato è che da parte dell’esecutivo italiano c’è la disponibilità a raggiungere un accordo, ma non retroattivo e “a saldo zero”, nel senso che il numero dei migranti respinti al confine dovrà essere pari a quello dei profughi che l’Italia potrà redistribuire, condividendo così l’onere degli sbarchi sulle coste italiane. Infatti, la smentita del Viminale non si è fatta attendere: “Non c’è alcuna firma da parte del ministro Salvini e non c’è alcun accordo con Berlino a proposito dei numeri dei cosiddetti ‘dublinanti’ o immigrati secondari. Salvini ne parlerà a Vienna: non intende accettare alcuna intesa che possa portare in Italia anche un solo immigrato in più. L’eventuale accordo con la Germania riguarderà il futuro”, hanno fatto sapere fonti del ministeri dell’Interno.
Gli immigrati secondari, ribattezzati anche “dublinanti”, sono coloro che vivono in un Paese europeo, ma sbarcati e identificati in un altro. Quando, per qualsiasi motivo, subiscono dei controlli da parte delle forze dell’ordine e, grazie al database delle impronte digitali, si scopre che hanno presentato richiesta d’asilo in un altro Stato, secondo il Regolamento di Dublino dovrebbero essere riportati indietro, nel Paese d’arrivo. Con il termine Dubliners, quindi, si indicano tutte quelle persone “vittime” dell’accordo di Dublino su cui oggi si basano le politiche migratorie europee. Persone che, magari, hanno iniziato a ricostruirsi una vita, anche se da irregolari, in uno Stato membro e che, da un giorno all’altro, possono essere riportate indietro.