C’è uno scarto tra le dichiarazioni pubbliche che gli sfollati leggono o ascoltano quotidianamente e l’esperienza concreta che stanno vivendo. Così, all’assemblea settimanale organizzata dal Comitato degli sfollati di via Porro e Campasso, diversi cittadini si sono sfogati pubblicamente, sentendosi presi in giro dalle dichiarazioni dei giorni scorsi, secondo le quali l’amministrazione avrebbe trovato una soluzione abitativa per tutti a eccezione di 16 nuclei familiari.
“Se togliamo chi si è arrangiato e usufruirà per un anno di un rimborso per l’autonoma sistemazione, ovvero oltre 170 dei 253 nuclei familiari sfollati, i tempi di attesa di chi è in graduatoria sono ancora lunghi – spiegano i residenti dei palazzi sottostanti il moncone di Ponte Morandi rimasto sospeso nel vuoto – del centinaio di case che risultano assegnate, solo in alcuni casi sono abitabili da subito, senza lunghi lavori di ristrutturazione, e molti hanno detto sì senza ancora averle potute vedere, quando poi si sono rivelate essere proposte indecenti”.
Spiega quello che definisce un misunderstanding l’assessore al Bilancio del Comune di Genova, Pietro Piciocchi, sempre presente alle assemblee pubbliche degli sfollati: “Quando diciamo che mancano solo 16 famiglie, intendiamo dire che quello è il numero di chi non ha ancora deciso se usufruire del contributo per l’autonoma sistemazione oppure di opzionare una delle case che il Comune, con il sostegno di molti privati, sta mettendo a disposizione”.
Non si sa ancora, quindi, quando gli sfollati potranno effettivamente entrare nelle case (che verranno assegnate per un anno), e sembra che, nella maggior parte dei casi, i tempi di ristrutturazione andranno a sommarsi a quelli dell’arredamento. Un quadro comunque positivo, se si pensa che è passato solo un mese dalla tragedia che ha spezzato in due la città, ma diverso da quello dipinto nei giorni scorsi dal sindaco Marco Bucci, che sembrava lasciare intendere che, per la maggior parte dei nuclei familiari, fossero state trovate soluzioni abitative, quando invece all’assemblea pubblica è emerso chiaramente il contrario.
“Non ci interessa fare polemiche inutili e controproducenti e non possiamo negare che le istituzioni, per queste prime settimane, ci siano state vicine – spiegano dal Comitato degli sfollati – ma non vogliamo neanche che si usi la nostra situazione abitativa, ancora ben lontana dall’essere risolta, per fare propaganda: chiediamo rispetto”.
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