“Il governo M5S-Lega è molto più compatto di quello che si pensi. Litigano tutti i giorni, causeranno una crisi economica, ma nessuno li schioda“. In compenso “non si libereranno di noi. Manca il governo, non l’opposizione. Urlo con forza che con questi non solo non facciamo un governo, ma facciamo opposizione dura”. Matteo Renzi, ospite a Circo Massimo su Radio Capital, torna ad attaccare l’esecutivo pentastellato e sostiene che non lo impressionano i sondaggi che continuano a dare a M5S e Lega assieme oltre il 60% dei consensi: “Anche la mia esperienza dice che il vento del consenso cambia rapidamente”.

“E’ fisiologico dopo sei mesi di autoanalisi della sconfitta iniziare a fare opposizione”, sostiene Renzi. “Sono contento che ci siano grinta e determinazione. Il 30 settembre sarò ovviamente in piazza, basta con la rassegnazione nel Pd, in piedi, al lavoro e basta polemiche interne”. No al Milleproroghe, dunque (ieri i deputati Pd hanno occupato l’Aula in polemica contro il governo), perché “ricorrere al voto di fiducia è legittimo, ciò che non è legittimo è chiedere il voto di fiducia prima ancora che il presidente della Repubblica firmi il decreto”. In compenso “se ci sono proposte politiche concrete e serie su cui siamo d’accordo dobbiamo votare a favore, dobbiamo essere onesti per valutarle. Sul Daspo per i corrotti, sull’essere duri sulla corruzione sono d’accordo. Ma va studiato” il provvedimento presentato dal governo.

Quanto al congresso del partito, “è una barzelletta che non vogliamo farlo a febbraio”, ha detto l’ex premier. “Ho sempre detto che chiunque vinca il congresso non deve subire il trattamento che ho subito io in questi anni, con milioni di voti presi e per due volte mi hanno fatto la guerra. Hanno spalancato le porte al populismo. Quando si fa il congresso lo decide Martina“. Sul candidato dei renziani ha risposto: “Quando deciderà arriveremo e faremo le nostre proposte. Io candidarmi? Ho già dato, ho fatto due volte il segretario Pd. L’importante è che chi viene eletto non subisca il mio trattamento. La sinistra era più contenta di attaccare un riformista che gli avversari veri”.

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