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Brasile, donne e intellettuali contro Bolsonaro. Ma nelle favelas in tanti lo vedono come una soluzione

Paese che vai politico becero che trovi. In Brasile hanno Bolsonaro, che dopo una coltellata in pancia, ha prontamente ricevuto la solidarietà di un altro grande guerriero nostrano: Salvini. Si perché Bolsonaro è un militare, anche se di riserva, poraccio. Deputato, è considerato populista di estrema destra e forse per tali ragioni Salvini devereputarlo un vero figo. Ma ce ne sono anche altre, le stesse che hanno invece fatto incazzare le signore brasiliane, cosa che in Italia non succede.

Le signore non hanno gradito i toni machisti (è un vero celodurista anche lui), ma anche altre cose in comune con la nostra destra, tipo l’intolleranza diffusa (dice che non lascerà un centimetro di terra agli indigeni, è misogino e omofobico) e la ulteriore liberalizzazione delle armi, tutte cose che faranno fremere di piacere i nostri leghisti. A proposito delle armi in particolare non si sa cosa si possa liberalizzare ulteriormente in Brasile, in questo settore faro illuminante per l’Italia di destra, visto che le armi sono diffuse come negli Stati Uniti.

Purtroppo, che Bolsonaro piaccia o meno, il suo schizzare in testa ai sondaggi sembra più che altro un voto di disperazione da una parte e di ignoranza dall’altra. Con il 14% di disoccupazione giovanile, i profughi venezuelani che premono alle frontiere, la violenza inaudita nelle favelas, l’economia messa male, molti, senza ragionare troppo, non vedono l’ora che arrivi il classico “uomo forte” (che poi sanno tutti come va a finire, sia nella fase A che nella fase B) che metta le cose a posto.

Ludimilla Teixeira, una pubblicitaria di 36 anni di Bahia, uno dei creatori del movimento contro, sostiene di aver avuto l’idea riscontrando moltissime posizioni critiche nei confronti di Bolsonaro su Facebook. Lei e altri hanno così creato un gruppo che aumenta di 10mila iscritti ogni ora. Il fronte è massiccio e si allarga ed è costituito dall’elettorato più colto e informato. Molta gente poco informata, ma onesta, delle favelas invece è convinta che lui potrebbe essere una buona risposta allo sfacelo economico e sociale e alla violenza diffusa.

Peccato che sia stato un sostenitore della dittatura militare che ha devastato e torturato senza ritegno, sterminando, tra l’altro, migliaia di indios, imprigionando e torturando dissidenti intellettuali e artisti in un periodo terribilmente buio della storia brasiliana (molte cose in Europa si sanno poco o non si sanno affatto). Ma va bene, visto che Bolsonaro, considera dichiaratamente la tortura una pratica legittima. Chissà, forse qualcuno potrebbe trovarla utile anche in Italia.

Una polizia violenta, a tratti esaltata, non vede l’ora di avere mano ancora più libera, di fronte a una delinquenza organizzata di trafficanti che, tra l’altro, ha dichiarato guerra apertamente a Bolsonaro, dovesse essere eletto. Se accadesse le cose si metterebbero male in generale, per il malcontento dei dissidenti, per la ferocia dei trafficanti, per gli indios che perderebbero i già pochi diritti garantiti. Ma soprattutto per milioni di donne incazzate sul piede di guerra. Ma ve lo immaginate?