Sono già stati trasferiti a Trapani 130 dei 184 immigrati tunisini sbarcati ieri a Lampedusa. I primi 7o sono arrivati nella notte a bordo di due motovedette della Capitaneria di porto, mentre gli altri 60 hanno prima fatto scalo a Porto Empedocle, tutti in attesa di essere trasferiti nel centro d’accoglienza di Milo. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha dichiarato ieri che per loro si attiveranno rapidamente le procedure di rimpatrio: “Stiamo lavorando a soluzioni innovative ed efficaci“, aveva detto il vicepremier. “Andranno via subito”, aveva poi aggiunto dal vertice di Vienna sulle migrazioni, durante il quale è stato protagonista di un acceso battibecco con il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn. Oggi, fonti del Viminale confermano: il rimpatrio degli immigrati tunisini inizierà già lunedì con dei voli charter.
La volontà più volte dichiarata dal ministro dell’Interno è quella di aumentare il numero dei rimpatri degli immigrati provenienti dalla Tunisia “perché non c’è guerra, non c’è carestia e non si capisce perché barchini o barconi devono partire dalla Tunisia e arrivare in Italia”, ha ripetuto al Piccolo Festival dell’Essenziale, a Milano. Il capo del Viminale aveva già ricordato come fossero necessari nuovi accordi con i Paesi africani che permettessero all’Italia di aumentare il numero di 80 trasferimenti alla settimana verso la Tunisia, “altrimenti ci vorranno 80 anni per rimpatriarli tutti”: “Ci stiamo lavorando – ha aggiunto – e stiamo lavorando anche per cambiare accordi che altri ci hanno lasciato e che non sono assolutamente soddisfacenti. I voli charter già partono per la Tunisia settimanalmente, l’importante è che ne partano di più e con più gente a bordo”.
Ma il governo di Tunisi non sembra essere dello stesso avviso. Secondo quanto riportato da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, nonostante Salvini abbia dichiarato di aver già avviato stretti colloqui con il suo omologo tunisino, la controparte avrebbe fatto sapere che non intende modificare gli accordi prima di una trattativa formale per il rinnovo e dunque prima di negoziare con l’Italia nuove condizioni.