L’obbligo di lavorare tutte le domeniche in cambio di una settantina di euro in più in busta paga. Diciannove euro per ogni giorno festivo passato dietro la cassa o tra gli scaffali. Quando va bene, perché spesso il turno dura meno delle canoniche 6 ore e 30. E allora lo stipendio si appesantisce di appena 9 o 10 euro rispetto ai 1.200 netti che sono lo standard per un dipendente a tempo pieno. Per gran parte dei lavoratori del commercio è stato questo l’effetto del combinato disposto tra le liberalizzazioni di Bersani e Monti, che hanno aperto la strada a contratti in cui l’impegno domenicale è la norma, e le scelte delle grandi catene della distribuzione organizzata. Che in queste settimane sono sulle barricate contro l’intenzione, annunciata dal vicepremier Luigi Di Maio, di intervenire entro fine anno per contingentare le aperture domenicali degli esercizi commerciali.
Maggiorazione del 30% contro il 50% dei metalmeccanici – “Paradossalmente, più il lavoro incide sulla vita delle persone più è difficile ottenere un riconoscimento economico significativo. Perché peserebbe molto sui conti delle aziende”, premette Alessio Di Labio della Filcams Cigl. E infatti il terziario è uno dei comparti in cui il lavoro festivo “vale” meno, nonostante l’impatto sulle vite e sull’organizzazione familiare sia molto alto. La maggiorazione oraria prevista dal contratto nazionale è del 30%. Per fare un confronto basta guardare gli altri contratti di categoria. I metalmeccanici che vanno in fabbrica la domenica hanno diritto al 50% in più per ogni ora. I lavoratori dell’editoria al 60% in più. Il contratto nazionale dell’industria della carta e cartone riconosce maggiorazioni dell’80%, quello dei tessili del 38%.
L’obbligo del lavoro domenicale e il boom di part-time e somministrati – Eppure oggi più di metà dei 460mila lavoratori della grande distribuzione organizzata ha “l’obbligo di lavorare per 52 domeniche“, racconta a ilfattoquotidiano.it il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. La svolta è arrivata dopo il decreto Bersani del 1998, che consentiva di tenere aperti i negozi per otto domeniche l’anno più quelle del mese di dicembre. “Il successivo contratto nazionale prevedeva che le aziende potessero chiedere al dipendente di rendersi disponibile per non oltre 25 aperture domenicali. Ma le catene da allora hanno iniziato a negoziare questo punto direttamente con il lavoratore al momento dell’assunzione, imponendo di fatto il lavoro domenicale come prestazione ordinaria. Fermo restando il diritto a riposare un altro giorno della settimana”. La tendenza si è consolidata a valle del decreto “salva Italia” varato dal governo Monti nel 2011. E in parallelo “si è diffusa la prassi di coprire i festivi ricorrendo ai cosiddetti “part-time weekend” con orari di 8-16 ore a settimana e a personale somministrato o di cooperative esterne“, aggiunge Fabrizio Russo, segretario nazionale Filcams Cgil. “Per non parlare dei promoter e merchandiser, a cui non si applica la maggiorazione prevista dal contratto del commercio”.
Se settanta euro posson bastare – Cinquantadue domeniche l’anno, quindi. In cambio di pochissimi soldi in più. I conti sono presto fatti: “Allo stipendio di un lavoratore full time, che senza scatti è sui 1.100-1.200 euro al mese, lavorare quattro domeniche aggiunge appena tre euro l’ora, quindi una settantina di euro mensili”, calcola Di Labio. “Che scendono a meno di 50 per chi ha un part time da 700 euro“. A confermarlo sono anche le cifre ufficiali diffuse nei giorni scorsi – nel pieno del dibattito sulla proposta di Di Maio – da Federdistribuzione, che riunisce i big della grande distribuzione organizzata. Da A&O ai supermercati U! passando per Auchan, Carrefour, Esselunga, Ikea, Iper, LeroyMerlin, Penny, Simply e Zara. La federazione (che continua peraltro ad applicare il Ccnl scaduto nel 2013 perché al momento del rinnovo, due anni fa, ha “divorziato” da Confcommercio) ha rivendicato che il comparto versa ogni anno per i festivi “400 milioni di maggiori salari, equivalenti a 16.000 posti di lavoro full time”, esibendo la cifra come prova della convenienza anche per i dipendenti a lavorare la domenica. Ma 400 milioni spalmati su un totale di 460mila lavoratori fanno 72,4 euro mensili a testa.
La crisi e il dietrofront sui contratti integrativi – Prima della crisi, va detto, molte catene della grande distribuzione avevano sottoscritto accordi aziendali che prevedevano condizioni migliorative rispetto al contratto nazionale. Ma “negli ultimi anni”, ricorda Russo, “Auchan e Pam hanno disdettato gli integrativi e Ikea l’ha rinegoziato. Con il risultato di togliere ai dipendenti tra il 50 e il 100% della maggiorazione che era prevista prima”. C’è anche, però, chi ha firmato nuove intese che aumentano le tutele. Esselunga per esempio dallo scorso maggio garantisce ai full time cinque domeniche libere all’anno (tre per i part time verticali) e riconosce maggiorazioni del 35% a chi lavora un numero di domeniche compreso tra 24 e 36 e del 40% oltre la trentasettesima. Unicoop Firenze, invece, dallo scorso anno tiene aperti la domenica mattina solo una quarantina di negozi su 104 totali e paga ogni ora lavorata il 50% in più.
Lavoro & Precari
Lavoro domenicale, “nella grande distribuzione è un obbligo. E la busta paga aumenta solo di 70 euro al mese”
Il terziario è uno dei comparti in cui il festivo "vale" meno: la maggiorazione oraria è del 30% contro il 50% per i metalmeccanici e il 60% dei lavoratori dell'editoria. E spesso i turni durano poche ore. I sindacalisti: "Chi ha un part time da 700 euro lavorando ogni domenica ne prende se va bene 50 in più. E negli ultimi anni diverse catene hanno disdettato gli integrativi togliendo ai dipendenti fino al 100% dei compensi aggiuntivi"
L’obbligo di lavorare tutte le domeniche in cambio di una settantina di euro in più in busta paga. Diciannove euro per ogni giorno festivo passato dietro la cassa o tra gli scaffali. Quando va bene, perché spesso il turno dura meno delle canoniche 6 ore e 30. E allora lo stipendio si appesantisce di appena 9 o 10 euro rispetto ai 1.200 netti che sono lo standard per un dipendente a tempo pieno. Per gran parte dei lavoratori del commercio è stato questo l’effetto del combinato disposto tra le liberalizzazioni di Bersani e Monti, che hanno aperto la strada a contratti in cui l’impegno domenicale è la norma, e le scelte delle grandi catene della distribuzione organizzata. Che in queste settimane sono sulle barricate contro l’intenzione, annunciata dal vicepremier Luigi Di Maio, di intervenire entro fine anno per contingentare le aperture domenicali degli esercizi commerciali.
Maggiorazione del 30% contro il 50% dei metalmeccanici – “Paradossalmente, più il lavoro incide sulla vita delle persone più è difficile ottenere un riconoscimento economico significativo. Perché peserebbe molto sui conti delle aziende”, premette Alessio Di Labio della Filcams Cigl. E infatti il terziario è uno dei comparti in cui il lavoro festivo “vale” meno, nonostante l’impatto sulle vite e sull’organizzazione familiare sia molto alto. La maggiorazione oraria prevista dal contratto nazionale è del 30%. Per fare un confronto basta guardare gli altri contratti di categoria. I metalmeccanici che vanno in fabbrica la domenica hanno diritto al 50% in più per ogni ora. I lavoratori dell’editoria al 60% in più. Il contratto nazionale dell’industria della carta e cartone riconosce maggiorazioni dell’80%, quello dei tessili del 38%.
L’obbligo del lavoro domenicale e il boom di part-time e somministrati – Eppure oggi più di metà dei 460mila lavoratori della grande distribuzione organizzata ha “l’obbligo di lavorare per 52 domeniche“, racconta a ilfattoquotidiano.it il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. La svolta è arrivata dopo il decreto Bersani del 1998, che consentiva di tenere aperti i negozi per otto domeniche l’anno più quelle del mese di dicembre. “Il successivo contratto nazionale prevedeva che le aziende potessero chiedere al dipendente di rendersi disponibile per non oltre 25 aperture domenicali. Ma le catene da allora hanno iniziato a negoziare questo punto direttamente con il lavoratore al momento dell’assunzione, imponendo di fatto il lavoro domenicale come prestazione ordinaria. Fermo restando il diritto a riposare un altro giorno della settimana”. La tendenza si è consolidata a valle del decreto “salva Italia” varato dal governo Monti nel 2011. E in parallelo “si è diffusa la prassi di coprire i festivi ricorrendo ai cosiddetti “part-time weekend” con orari di 8-16 ore a settimana e a personale somministrato o di cooperative esterne“, aggiunge Fabrizio Russo, segretario nazionale Filcams Cgil. “Per non parlare dei promoter e merchandiser, a cui non si applica la maggiorazione prevista dal contratto del commercio”.
Se settanta euro posson bastare – Cinquantadue domeniche l’anno, quindi. In cambio di pochissimi soldi in più. I conti sono presto fatti: “Allo stipendio di un lavoratore full time, che senza scatti è sui 1.100-1.200 euro al mese, lavorare quattro domeniche aggiunge appena tre euro l’ora, quindi una settantina di euro mensili”, calcola Di Labio. “Che scendono a meno di 50 per chi ha un part time da 700 euro“. A confermarlo sono anche le cifre ufficiali diffuse nei giorni scorsi – nel pieno del dibattito sulla proposta di Di Maio – da Federdistribuzione, che riunisce i big della grande distribuzione organizzata. Da A&O ai supermercati U! passando per Auchan, Carrefour, Esselunga, Ikea, Iper, LeroyMerlin, Penny, Simply e Zara. La federazione (che continua peraltro ad applicare il Ccnl scaduto nel 2013 perché al momento del rinnovo, due anni fa, ha “divorziato” da Confcommercio) ha rivendicato che il comparto versa ogni anno per i festivi “400 milioni di maggiori salari, equivalenti a 16.000 posti di lavoro full time”, esibendo la cifra come prova della convenienza anche per i dipendenti a lavorare la domenica. Ma 400 milioni spalmati su un totale di 460mila lavoratori fanno 72,4 euro mensili a testa.
La crisi e il dietrofront sui contratti integrativi – Prima della crisi, va detto, molte catene della grande distribuzione avevano sottoscritto accordi aziendali che prevedevano condizioni migliorative rispetto al contratto nazionale. Ma “negli ultimi anni”, ricorda Russo, “Auchan e Pam hanno disdettato gli integrativi e Ikea l’ha rinegoziato. Con il risultato di togliere ai dipendenti tra il 50 e il 100% della maggiorazione che era prevista prima”. C’è anche, però, chi ha firmato nuove intese che aumentano le tutele. Esselunga per esempio dallo scorso maggio garantisce ai full time cinque domeniche libere all’anno (tre per i part time verticali) e riconosce maggiorazioni del 35% a chi lavora un numero di domeniche compreso tra 24 e 36 e del 40% oltre la trentasettesima. Unicoop Firenze, invece, dallo scorso anno tiene aperti la domenica mattina solo una quarantina di negozi su 104 totali e paga ogni ora lavorata il 50% in più.
SALVIMAIO
di Andrea Scanzi 12€ AcquistaArticolo Precedente
Chiusura domenicale, Di Maio fa solo rumore. La legge va superata
Articolo Successivo
Chiudere i negozi la domenica è una velleità, ai lavoratori servono maggiori tutele
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Trump: “Colloqui produttivi con Putin, buone chance di finire la guerra”. Da Mosca “cauto ottimismo”. Kiev: “Pronti a tregua di 30 giorni”
Politica
Giustizia, Delmastro boccia la riforma Nordio: “Così i pm divoreranno i giudici”. Poi tenta il dietrofront, ma spunta l’audio. Il ministro lo difende: “Tutto chiarito”
Lavoro & Precari
Urso ha la soluzione per l’auto in crisi: “Incentivi a chi si riconverte nella difesa. La Fiom: “È assurdo”
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Domani, alle ore 11:30, a Roma, nell’Europa Experience-David Sassoli (piazza Venezia, 6), si svolgerà l’incontro con i promotori dell’appello (che ha superato le 5mila adesioni) “Per un’Europa libera e forte”, lanciato dalla vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno. L’appello, si legge nel testo, “nasce dall’urgenza invariata che il Manifesto di Ventotene tracciò durante il secondo conflitto mondiale, per un’Europa federale e per un nuovo europeismo in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli”.
Previsti, tra gli altri, gli interventi di Carlo Calenda, segretario di Azione; Riccardo Magi, segretario di Più Europa; Benedetto Della Vedova, deputato di Più Europa; Ivan Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia viva; Christian Rocca, direttore de 'Linkiesta'; Nathalie Tocci e Nona Mikhelidze, dell’Istituto affari internazionali; Piero Fassino, deputato Pd; Alessandro Sterpa, professore dell’Università degli Studi della Tuscia; Sofia Ventura, professoressa dell’Università di Bologna; Vittorio Emanuele Parsi, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Angelo Chiorazzo, vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata; Stefano Ceccanti, professore dell'Università 'La Sapienza' di Roma; Giorgio Gori, eurodeputato Pd; Roberto Castaldi, politologo; Guy Verhofstadt, già Primo ministro del Belgio.