Fra le persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare nell'inchiesta "Anaconda" anche un dipendente del Campidoglio e tre funzionari (uno da poco in pensione) dell’azienda regionale. Tra le tangenti i 15mila euro pagati da una famiglia indiana per ottenere un alloggio al Tufello e i 17mila versati da una donna per soffiare il posto a un’altra famiglia in graduatoria
“Me faccio fa’ la delibera pe’ fa’ tutti i lavori, pieni lavori… stai sereno”. Un’organizzazione in piena regola, con tanto di prezzario, dipendenti pubblici corrotti e intermediari che agganciavano chi aveva bisogno di “favori” per sistemare le pratiche o ottenere un alloggio popolare. In 7 sono finiti questa mattina agli arresti domiciliari, a fronte di 52 indagati totali, nell’ambito dell’operazione “Anaconda”, coordinata dalla Procura di Roma, ennesimo caso di malaffare nel mondo delle assegnazioni degli immobili (residenziali e non) dell’Ater Roma.
Fra le persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare anche un dipendente del Comune di Roma, Giovanni Mastrodascio, e tre funzionari (uno da poco in pensione) dell’azienda regionale, ovvero Emanuele Giuliani (detto Fistola), Cristiano Longhi e Armando Salvucci, oltre ai vari “faccendieri”. Iscritti nel registro degli indagati i “richiedenti”. Mastrodascio e Salvucci, in particolare, ricoprivano rispettivamente il ruolo di impiegato presso l’ufficio tecnico (ispettorato edilizia) del Municipio e responsabile dell’Ufficio Stime Beni non residenziali dell’Ater, mentre Giuliani e Longhi quello di semplici dipendenti di zona.
AUTOMOBILI E SOLDI – Attraverso i “buoni uffici” dei dirigenti pubblici e dei loro mediatori, gli assegnatari (o aspiranti tali) riuscivano ad ottenere favori di diverso tipo. Nelle carte firmate dell’inchiesta condotta dal pm Francesco Dall’Olio e dall’aggiunto Paolo Ielo, viene citato il caso, ad esempio, di una pizzeria di Piazza Sempione, i cui affidatari dei locali sono riusciti – nonostante una morosità di ben 47.000 euro – ad “allargare” l’attività occupando un immobile limitrofo (sempre di proprietà Ater) e abbattendo i muri divisori grazie in cambio di una Scia probabilmente fasullo, in cambio della promessa di ricompensare gli interlocutori di un motore per barca, dell’acquisto di una Smart “a prezzo inferiore a quello di mercato” e alla “esecuzione di lavori edili presso una proprietà di Porto Ercole”.
E poi ci sono le tangenti. Come i 15.000 euro pagati da una famiglia indiana per ottenere un alloggio al Tufello, oppure i 1.500 euro messi a disposizione da una coppia per un alloggio Erp in zona Serpentara. Ma la cifra più alta, 17.000 euro, secondo gli inquirenti, sarebbe stata invece corrisposta da una donna per far “subentrare illecitamente ai regolari assegnatari” – tradotto: soffiare il posto a un’altra famiglia in graduatoria – per un immobile in zona Pietralata. Addirittura, in un caso sarebbero stati versati almeno 1.500 euro per occupare abusivamente un appartamento in zona Tufello. “Vedi un po’ te, o regaluccio o cena o come gli pare. L’importante è che…. Che metta le… le…”… e ancora “vuoi… il tuo viaggio… o soldi”.
TIMBRI FALSI E COPIA-INCOLLA – “Lui vuole i sordi subito, i sordi ‘i deve da’ a lui e j’i deve dà subito”, diceva uno dei faccendieri parlando con alcuni degli indagati. L’inchiesta nasce nel 2015 da una denuncia di un funzionario dell’Ufficio Alloggi Zona 2 dell’Ater, il quale aveva disconosciuto l’autenticità del timbro e del protocollo posto sulle autorizzazioni per il cambio di residenza rilasciato a persone non aventi diritto. Segnalazione subito presa in carico da Ater, come dimostra un comunicato stampa risalente proprio all’aprile 2015. Dalla documentazione affidata agli inquirenti, ma che IlFattoQuotidiano.it ha potuto visionare, emerge la “rozzezza” del materiale utilizzato per favorire i richiedenti, come fogli di carta intestata messa insieme (malamente) con Photoshop, timbri visibilmente farlocchi e firme-scarabocchio o comunque a riprodurre la grafia di dirigenti non competenti in tal luogo (come quella del direttore generale).
FENOMENO MOLTO ESTESO – Il timore è che il fenomeno sia molto più esteso rispetto a quello emerso dall’operazione “Anaconda” – che ha coinvolto in tutto 7 immobili – e che sia andato avanti fino ai giorni nostri. I funzionari dell’Ater Roma, infatti, in questi tre anni hanno prodotto altre denunce ancora non evase dagli inquirenti e che potrebbero vedere il deflagrare del fenomeno nei prossimi mesi. Fonti dell’azienda, tuttavia, assicurano che dalla primavera 2015 sono stati presi provvedimenti sul fronte della sicurezza e della trasparenza, come l’interruzione temporanea delle procedure i trasferimento delle residenze e la necessità di produrre la documentazione tramite pec. Sempre a quanto si apprendere, l’Ater avrebbe anche iniziato una procedura di sospensione a tempo indeterminato dei dipendenti indagati, con possibilità di arrivare a licenziamento.