Il presidente della Repubblica inaugura l'anno scolastico all'isola d'Elba: "I genitori che aggrediscono gli insegnanti dei propri figli rappresentano un segnale d’allarme che non va sottovalutato". E ricorda la promulgazione delle leggi razziali: "Settant'anni fa l'anno scolastico si apriva con l’espulsione dalla scuola pubblica di tutte le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini ebrei. Una delle pagine più brutte e tristi della nostra storia"
“Alcuni gravi episodi di violenza – genitori che hanno aggredito gli insegnanti dei propri figli – rappresentano un segnale d’allarme che non va sottovalutato”. Il presidente della Repubblica, durante la cerimonia d’inaugurazione dell’anno scolastico, ha voluto dedicare uno dei passaggi più sentiti del proprio discorso al tema del rapporto tra genitori e insegnanti. La crisi di autorità dei docenti – secondo Sergio Mattarella – è il segno “che qualcosa si è inceppato, che qualche tessuto è stato lacerato nella società. Il genitore-bullo non è meno distruttivo dello studente-bullo, il cui rifiuto cresce sempre di più nell’animo degli studenti, a scuola e nel web”.
Di fronte a mille studenti provenienti da 122 scuole di tutta Italia – riuniti nel palazzetto dello sport di Portoferraio, sull’isola d’Elba – Mattarella ha voluto rimarcare i deficit dell’edilizia scolastica. Un problema atavico del nostro Paese, in cui solo il 5% delle scuole, quest’anno, sono state adeguate dal punto di vista sismico. E, a questo proposito, lancia un monito alla politica: “Occorre far presto, perché questo non è tema che possa scivolare tra le varie ed eventuali dell’agenda nazionale. La sicurezza a scuola è un bene indisponibile. A partire, ovviamente, dalla tutela della salute dei bambini e dei ragazzi, che va assicurata anche attraverso la certezza e la stabilità delle regole”. “La sicurezza della scuola – ha detto ancora il capo dello Stato – presuppone la sicurezza dei suoi edifici. E’ un tema di primaria importanza, che impone fermezza e responsabilità a tutte le autorità pubbliche. Le famiglie hanno diritto alla sicurezza e alla tranquillità dei ragazzi”.
Non è mancato il riferimento ai settant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali, che nel settembre del 1938 privarono gli ebrei italiani dei diritti più elementari. “Settant’anni fa, nel settembre del 1938 – ha ricordato Mattarella – la stagione scolastica si apriva con l’espulsione dalla scuola pubblica di tutte le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini ebrei. E con il licenziamento dei professori di origine ebraica. Una legge aveva dato forma a un razzismo di Stato: è una delle pagine più brutte e tristi della nostra storia”. “Liliana Segre – ha aggiunto – come altri, ha ricordato in questi giorni il suo trauma di bambina esclusa dalla scuola che era e sentiva propria, e la feroce discriminazione subita. Questa è una lezione che non dobbiamo mai dimenticare“, ha ammonito.
Un ricordo è poi andato alle vittime del crollo del ponte Morandi, avvenuto a Genova lo scorso 14 agosto: “Ho appena incontrato i compagni di scuola dei ragazzi morti nel crollo del ponte di Genova. I banchi vuoti dei loro amici sono il simbolo più doloroso di quella tragedia inaccettabile“, ha detto il presidente della Repubblica. Che ha voluto dedicare un pensiero anche a Igor Maj, il 14enne morto a Milano, forse vittima di un assurdo gioco di emulazione: “Le connessioni digitali sono grandi finestre aperte sul mondo, e sul nostro tempo. Ma esiste anche un lato oscuro della rete. Non è accettabile che un ragazzo di quattordici anni muoia in conseguenza di un’emulazione in un gioco perverso in chat”, ha detto. Per poi aggiungere: “Dobbiamo chiederci che cosa va fatto per evitare tragedie di questo genere. Le fragilità dei nostri giovani devono poter essere accompagnate e sostenute, poste al riparo da insidie gravi, talvolta mortali, veicolate sulla rete. Le famiglie non possono essere lasciate sole in questa opera. La scuola può far molto per aiutarli”.
E riguardo al problema dei ragazzi che abbandonano gli studi prima di averli portati a termine, Mattarella ha parlato di un’emorragia da fermare: “Nonostante i risultati raggiunti in termini di scolarizzazione, a cominciare dall’accresciuta frequenza alla scuola d’infanzia, abbiamo un numero ancora troppo elevato di ragazzi che desistono dagli studi prima di completare il ciclo delle superiori o addirittura prima di completare quello dell’obbligo: dobbiamo ridurre il più possibile questa emorragia. La dispersione scolastica è un’amputazione civile; e anche una perdita economica per il Paese”.
L’evento, dal titolo “Tutti a scuola”, è stato trasmesso in diretta su Raiuno. Quest’anno la cerimonia è stata condotta da Claudia Gerini e Flavio Insinna, ma per molte edizioni il presentatore era stato Fabrizio Frizzi, scomparso il 26 marzo scorso. “Desidero ricordare Fabrizio Frizzi, che, per molti anni, è stato il conduttore, sensibile ed entusiasta, della festa d’avvio dell’anno scolastico”, ha detto il capo dello Stato.