“Non è solo Parma, è così anche nelle altre città” (il mal comune che abitua al peggio). Allora facciamo che l’Italia è una città piccola come la mia e negli ultimi anni, dal crac Parmalat in avanti, ha accumulato arresti, scandali, femminicidi, razzismi, spaccio e soprattutto consumo di droga.
Secondo i Carabinieri “un fenomeno impossibile da arginare: troppo consumo locale”. Nel silenzio tombale del mondo della cultura di Parma, nel pudore schizzinoso della parmigianità, nel divismo del “meglio essere qualcuno qui che nessuno altrove”, gli ultimi fatti di cronaca parlano di sesso, violenza e droga. E guai a dire che la media d’età di chi ne fa uso è sempre più bassa e che i nostri figli son colpa nostra!
Ammettere sarebbe un passo avanti, un atto di coraggio verso un certo tipo di cultura, quella civica e sociale, senza la quale ogni libro letto o film visto o concerto udito è vano. Nel 2020 Parma sarà Capitale della Cultura. Che occasione persa sarebbe non includere la cultura dell’educazione. E che inutile attesa sarebbe aspettare il 2020. Anche stavolta, e come sempre, partendo dalle scuole (vuoi mai che agli adulti faccia bene imparare qualcosa, “anche nelle altre città”).
La vignetta in evidenza è disegnata da me.