La cena a casa Calenda non si farà: il padrone di casa la ha annullata. Il motivo? Troppe polemiche: l’appuntamento rischiava di diventare un boomerang. E così, nell’arco di neanche 48 ore, il caminetto da cui sarebbe dovuto ripartire il futuro del Pd (o di una sua parte consistente) è sfumato. Tutto via social, sempre su Twitter. Dove l’ex ministro dello Sviluppo economico ha apparecchiato e sparecchiato la tavola a cui si sarebbe dovuto sedere con Renzi, Gentiloni e Minniti, che avevano accettato il suo invito, seppur tra mille distinguo. Resta fissato, invece, l’appuntamento per la contro-cena organizzata da Nicola Zingaretti: non in una lussuosa casa dell’alta borghesia romana, bensì in una trattoria, con al tavolo gli esponenti della società civile. Una sorta di risposta all’idea di cena (ma anche di partito) presentata da Carlo Calenda, che per spiegare la sua retromarcia si è affidato ai soliti 140 caratteri: “Dopo 24 ore di polemiche interne e amenità varie, a partire dalla disfida delle cene, ho cancellato l’incontro – ha scritto l’ex titolare del Mise – Lo spirito era quello di riprendere un dialogo tra persone che hanno lavorato insieme per il paese e aiutare il Pd. In questo contesto è inutile e dannoso”. Fine, la cena è saltata e, al momento, non sembra esserci spazio nemmeno per un aperitivo riparatore.

Nelle ultime ore, del resto, i segnali sulla bontà dell’iniziativa di Calenda erano contrastanti. Gentiloni, ad esempio, aveva messo le mani avanti: aveva sì accettato l’invito, ma si era subito preoccupare di far sapere a tutti che non era quello il luogo e l’occasione per risolvere i problemi dei democratici. Matteo Renzi, invece, è in Cina e ha fatto sapere che anche la settimana prossima sarà all’estero. Negli ultimi giorni, del resto, ha ripetuto più volte che è concentrato contro il governo e non nelle dispute interne al Pd. Sembra invece destinata a maggiore successo la cena in trattoria organizzata per la prossima settimana da Nicola Zingaretti, da alcuni già battezzata la ‘controcena’. Tra gli invitati ci sono un imprenditore del Sud, un operaio, una studentessa, un professore, un amministratore impegnato nella legalità, un giovane professionista e l’esponente di un’associazione solidale. L’iniziativa rientra nell’idea di Zingaretti di un congresso “diverso, aperto e partecipato”. Ai convitati, il governatore del Lazio chiederà che cosa il Pd deve fare per riprendere “a lottare e a vincere”. Ma quello che salta agli occhi è il tempismo dell’unico candidato alla segreteria Dem nel pubblicizzare l’invito a ventiquattr’ore da quello dell’ex ministro: quasi una sfida tra due visioni, una in apparenza più elitaria e l’altra ‘di popolo’. Un assist alla sua corsa alla segreteria, che Renzi proprio non vuole dargli. Mentre tutti parlano di “cene e tattica”, l’entourage di Martina ha sottolineato come domenica sera il segretario sia stato a cena con gli sfollati di Genova, lunedì a Reggio Emilia al quartiere Santa Croce dove il governo ha tagliato le risorse del bando periferie, poi ai cancelli di Amazon a incontrare lavoratori. Insomma, un terzo modo di fare politica all’interno del Pd: ‘fianco a fianco’, per dirla con Martina, per strada con la gente.

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